Operazione Gallicò, Bombardieri: «L’imperativo era “si fa così e basta”»
Il procuratore in conferenza stampa, ha spiegato le dinamiche della realtà criminale emersa dall'inchiesta. Il procuratore aggiunto Ignazitto invece, ha posto l'accento sugli omicidi di Chindemi e Catalano
«L’operazione fotografa una realtà criminale in un quartiere importante di Reggio Calabria – ha esordito in conferenza stampa il procuratore Giovanni Bombardieri – quartiere che è stato già oggetto di attenzione investigativa. Già nell’operazione Epicentro, a proposito di Gino Molinetti, erano emersi tentativi di espansione e di controllo da parte degli arcoti nel contesto criminale di Gallico. Oggi grazie a questi due procedimenti che parallelamente sono giunti a conclusione, che riguardano uno proprio la dinamica criminale di controllo del territorio di Gallico e l’altra l’omicidio di Catalano Francesco, detto Ciccio Bumbularo, si è potuto fotografare la realtà criminale ‘ndranghetista dell’aria di Reggio Calabria in particolare di Gallico. In quest’indagine ci sono tutta una serie di elementi, che sono propri di queste realtà criminali: il mutuo soccorso dei detenuti, varie e molteplici sono le conversazioni che riguardano il “dovere” dei capi della Cosca, di sostentamento dei detenuti, delle spese non solo legali ma anche di sostentamento vero e proprio dei detenuti e della loro famiglia. Quasi una pretesa da parte degli arrestati di ottenere questo sostenamento.
Abbiamo poi una serie di conversazioni che riguardano il rinvenimento di numerose armi e abbiamo il controllo del territorio. Sono in particolare emerse alcune conversazioni che fanno riferimento alla necessità del “permesso” per poter costruire in una determinata aria territoriale, alla imposizione da parte della cosca, di vendere il pane in una determinata area. Una vicenda che sembra bagatellare, ma in realtà è molto importante, perché molto significativa del controllo del territorio. Si impedisce l’apertura di una di una linea di vendita di pane in un determinato territorio, perché c’è già uno tutelato dalla Cosca, che procede a quella vendita, al quale peraltro viene imposto di rifornirsi di farina da un altro soggetto. Qui l’intervento di Gino Molinetti, a dire come stanno le cose e come si devono fare è imperativo, nel senso “si fa così e basta”. Anche in questa in questa vicenda che riscontra le dinamiche criminali in un determinato periodo di tempo in quell’area territoriale a nord di Reggio Calabria e vede e la presenza – che peraltro emergere in altri procedimenti – di Molinetti quale riferimento di Corso nella “direzione” tra lui e Crupi, del controllo criminale su Gallico.
Sono elementi importanti che fanno pensare ad altre realtà territoriali sempre oggetto di controllo ‘ndranghetista. C’è una conversazione particolare in cui si fa riferimento a imprenditori che non si sono rivolti a richiedere cosa pagare e si fa riferimento al classico dire “tu vai a casa di una persona senza bussare”, questi vanno a casa delle persone senza bussare, che è un motivo ricorrente. C’è sullo sfondo l’omicidio di Bumbularo, che viene ricondotto alle dinamiche criminali e al tentativo di Catalano di poter assurgere a livelli di controllo della stessa cosca. Numerosi sono i riferimenti alla gestione del potere da parte di Corso, al quale in alcune occasioni si contesta e si rimprovera di non sostenere adeguatamente il mantenimento dei detenuti, a cui si fa arrivare attraverso altri soggetti questo rimprovero di non provvedere alla cosiddetta “bacinella”, che qui emerge plasticamente tra le cosche di Gallico e la cosca arcota. Una figura importante, che emerge spesso, perchè riguarda un periodo in cui era ancora in libertà, è quella di Gino Molinetti che viene richiamato più volte quale riferimento di quelli che in quel momento controllavano criminalmente Gallico.
C’è il riferimento poi, a tutta una serie di attività estorsive, a episodi di incendi e di danneggiamenti che vengono descritti anche in maniera analitica. C’è una conversazione in cui uno degli arrestati analiticamente descrive come aveva proceduto a incendiare: “Ho preso 10 litri di benzina, li ho portati e ho dato fuoco”. Plasticamente descrivono le attività di danneggiamento e di intimidazione che venivano posti in essere dalla cosca. Convergono anche in questa indagine una serie di dichiarazioni dei collaboratori e una vastissima attività tecnica che ha riguardato numerosi dei soggetti oggi raggiunti da misura cautelare. Una misura è stata eseguita in Inghilterra, con il coordinamento con il magistrato di collegamento del Regno Unito in Italia che ringraziamo per la collaborazione che ci ha fornito. È un’operazione che ci dà i frutti di un lavoro lungo e meticoloso, portato avanti sia dai Carabinieri e sia dalle forze di polizia, che hanno coordinato i loro uomini in un’indagine veramente da manuale».
Ignazitto: «Per diversi anni Gallico non ha avuto una leadership certa»
Il procuratore aggiunto Walter Ignazitto ha aggiunto che «Gallico è una realtà in cui per diversi anni non si è avuta una leadership certa, a differenza di quello che accade in altre realtà territoriali di Reggio Calabria. Vuoi per la scelta di qualcuno che prima era al comando della cosca e poi ha deciso di collaborare con la giustizia, vuoi per alcune situazioni che poi hanno portato degli arresti e alla carcerazione dei capi e per due efferati omicidi, verificatisi nel giorno di San Valentino, nel 2018 e nel 2019, a distanza di un anno – non sappiamo quanto e se questa cadenza temporale sia solo casuale – 14/15 febbraio 2018 e 14/15 febbraio 2019, si registrano due omicidi eccellenti, quello di Pasquale Chindemi nel 2018 e nel 2019 quello di Francesco Catalano. Per come il riconosciuto anche dal giudice per le indagini preliminari, al netto di quelle che dovranno essere poi le valutazioni degli altri gradi di giudizio, noi riteniamo che entrambi gli omicidi siano stati perpetrati nell’ottica della assunzione del comando di Gallico. Entrambi questi soggetti avevano l’aspirazione – ce lo dice il Gip – di conquistare il comando di Gallico.
Il secondo di questi soggetti, cioè Catalano si sarebbe poi messo in contrapposizione al personaggio che è stato individuato come il nuovo reggente del gruppo di Gallico, e cioè Mario Corso. Il procuratore faceva riferimento ai rapporti con Gino Molinetti, rapporti che Mario Corso, un soggetto già noto alle cronache, l’anno scorso è stato tratto in arresto, con un fermo emesso dal mio ufficio, condannato con sentenza di primo grado – vedremo che cosa poi decideranno i giudici nei gradi successivi – per il sequestro di persona e la brutale amputazione di un dito, nei confronti di un soggetto, tale Cianella, un anziano che era accusato di aver sottratto somme di denaro provenienti da traffici di droga. Il rapporto tra Corso e Gino Molinetti emerge in modo molto evidente – a dimostrazione di questo dialogo costante che c’è tra Gallico e Archi – e tra l’altro queste erano circostanze che proprio recentemente avevamo acquisito investigativamente anche nel procedimento “Garden”, nell’ambito di alcune intercettazioni disposte in quella sede della Guardia di Finanza, in cui si è registrato un incontro tra Cosimo Borghetto e lo stesso Molinetti, che aveva a oggetto, ancora una volta, il controllo di Gallico».