martedì,Maggio 7 2024

La dolce vita a Scilla, dall’arte al realismo sociale: il ricordo e l’ispirazione del maestro Guttuso – FOTOGALLERY

L’associazione Incontriamoci Sempre ha dedicato un momento di cultura e confronto dedicata all’arte e ai gloriosi anni ‘50

La dolce vita a Scilla, dall’arte al realismo sociale: il ricordo e l’ispirazione del maestro Guttuso – FOTOGALLERY

Una Scilla che incanta, attira e ispira da sempre l’estro di grandi artisti. È una Scilla diversa da quella che conosciamo oggi quella raccontata durante un incontro organizzato da Pino Strati presidente dell’associazione “Incontriamoci sempre” che ha aperto una finestra sulla memoria. La dolce vita a Scilla e la scuola di uno dei più grandi artisti internazionali mai esistiti: Renato Guttuso.

“Scilla Cuore”, un evento culturale con il cardiologo Vincenzo Montemurro, l’artista Adele Canale e il critico Francesco Miroddi, per affrontare un full immersion nella dolce vita scillese degli anni 50’ e 60’ e raccontare le vicende di Renato Guttuso e la sua cerchia di amici Saro Mirabella, Mazzullo, Omiccioli, Giuseppe Marino, Tono Zancaro e Vincenzo Ciardo che fece la storia dell’arte italiana nel mondo.

Tutto si svolse in una casa di Chianalea e nella famosa Casa Rossa, ubicata nei pressi del castello a Marina Grande di Scilla, per richiamare i miti dello Stretto e quei pescatori scilloti con il volto scavato dalla fatica che Guttuso vedeva come discendenti dei compagni di Ulisse. La “Scuola di Scilla” partorì, con una cadenza ciclica annuale scandita dalle vacanze estive di Renato Guttuso, alcune delle più importanti opere di realismo sociale dell’artista.

Ed è stata l’artista Canale a ribadire come sia doveroso ricordare e omaggiare «i grandi artisti italiani che hanno comunque dipinto Scilla. Hanno fatto Scilla grande del mondo e hanno lasciato a noi l’onore di continuare come artisti un percorso che stiamo comunque facendo cercando di riportare Scilla a quei magnifici fasti».

E tornare a quei tempi è uno degli obiettivi perché «Scilla non si può raccontare. Scilla si deve vedere. Scilla vive di atmosfere, passa dai colori del roseo al viola, l’azzurro intenso per poi, quando il sole scompare, in questi meravigliosi rossi che caratterizzano i nostri tramonti. Quindi, cosa più bella non può esserci per un pittore, per un artista ma che comunque anche per chi viene a vedere a visitare Scilla. E poi il calore umano è indescrivibile».

Un angolo di paradiso ricco di miti e leggende che ha ispirato i più grandi artisti. E lo ha spiegato bene Miroddi ricordando come «tra gli anni 50 e 60 Guttuso trascorreva le sue estati a Scilla. MA va ricordato anche un personaggio di cui non si parla quasi mai: Rocco Catalano. Era un pescatore di Scilla, di una famiglia molto povera. Fu praticamente adottato da Guttuso e diventò il suo aiutante ma anche il suo modello. Pare che fosse un bell’uomo, alto e piaceva molto a Renato che allora creò la scuola di Scilla. Era costituita da vari artisti che poi conseguirono nel realismo sociale.

Composero tante opere di realismo sociale insieme all’amico Guttuso. Loro vivevano tutti insieme. Prima in una casetta a Chianalea e poi a Marina Grande nella famosa Casa Rossa. Si affacciavano alla finestra, vedevano i pescatori, i bambini che giocavano, i personaggi e li dipingevano. Qui nacque questa famosa scuola di Scilla che fece la storia dell’arte in tutto il mondo».

Una storia fatta di suggestione, miti e leggende che ha emozionato e ispirato ma che «difficilmente potrà essere replicata. Una cosa come quella che fece Renato Guttuso non credo proprio che si riverificherà. Ci troviamo in un momento economicamente antipatico credo più nella creazione della nascita di nuove transavanguardia».

Una visione pessimista quella del critico che si scontra con la speranza del dottor Montemurro che, invece, spera in una rinascita di Scilla. «Il fine anni 40 e 50 sono stati un momento di grande confronto culturale artistico e letterario. Non solo Guttuso ma anche tanti personaggi del mondo della cultura in generale. Scilla era proprio al centro del Mediterraneo e nel centro dello Stretto di Messina che per la pittura ebbe un valore quasi metafisico. È augurabile che Scilla recuperi lo spirito artistico letterario di quegli anni mentre oggi purtroppo parliamo di altre cose non molto gradite».

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