BORGHI E LUOGHI DEL CUORE | Il Castello di Santo Niceto a Motta San Giovanni: dove gli speroni aspromontani tramontano sul mare

Circondata da pittoresche valli e stesa verso suggestivi vedute che spaziano sullo Stretto di Messina sino all’Etna e sugli speroni aspromontani che tramontano dolcemente verso la marina troviamo la piccola cittadina di Motta San Giovanni. Col termine “motta” un tempo si indicava un centro fortificato eretto sulla cima di una rupe. Inaccessibile e allo stesso tempo panoramico. L’origine di Motta San Giovanni è però incerta, anche se il centro abitato si è sviluppato intorno al 1500 probabilmente dopo la distruzione della fortezza di S. Niceto.

Come gli altri paesi grecanici è stato distrutto dal terremoto del 1908, ma venne poi ricostruito in un punto poco più a valle.

Già il tratto stradale che porta a Motta è un continuo alternarsi di spettacolari panorami sia sul mare che sulle montagne che circondano il paese.

Al visitatore il paese si presenta ordinato, silenzioso e solare. Un paese che offre beni culturali di rilievo, tradizioni gastronomiche e una montagna generosa. In più la frazione marina di Lazzaro col celebre Capo d’Armi.

La storia

La prima menzione di “Motta San Giovanni” risale ad un documento del 1412: in precedenza doveva trattarsi di un villaggio, dipendente da Santo Niceto, che prendeva il nome dal monastero di San Giovanni Teologo, che venne fortificato probabilmente sotto gli Angioini.

Nel 1466, dopo la caduta di Santo Niceto l’anno precedente, ad opera degli Aragonesi, ottenne un’autonomia amministrativa e venne riconosciuta la sua “universitas”. Successivamente divenne a sua volta una baronia, in possesso prima dei Ruffo e poi, dal 1574, dei Villadicane, che ne rafforzarono le fortificazioni. Dal 1604 fu acquisita dai Ruffo di Bagnara e nel 1682 divenne principato.

Nel 1811 divenne comune autonomo e vi fu aggregato il villaggio di Pellaro, fino al 1834, quando anche questi divenne comune autonomo e Valanidi entrò a far parte delle dipendenze di Motta. Fino agli anni cinquanta l’economia è stata essenzialmente agricola. Gli anni successivi hanno visto il paese subire una forte emigrazione verso il nord Italia e paesi europei come la Francia, la Svizzera e la Germania, dove il lavoro era garantito, con il conseguente abbandono delle campagne.

Nel periodo prebellico, tra il 1912 e il 1913, venne realizzata, per opera di un suo cittadino Carmelo Catalano, una centrale idroelettrica, sfruttando le acque che lambiscono il territorio comunale. Dopo la realizzazione di un elettrodotto tra la centrale (in rione San Giorgio) ed il paese, Motta poté usufruire della luce elettrica, in un periodo in cui i territori limitrofi venivano illuminati ad olio e petrolio. Nel 1915 venne installato il primo mulino per cereali a trazione elettrica. Le macine importate dalla Francia con la caratteristica: non producevano terriccio

Fra le vie del centro

Il centro storico di Motta ha un singolare aspetto di cono inclinato con la punta nella quota più elevata. Arrivando a Motta, si noterà subito la Chiesa di S. Michele, che si erge tra le abitazioni e alle sue spalle il monumento ai caduti, dove trova posto anche un cannone della seconda guerra mondiale.

Proseguendo verso la via Garibaldi si arriva a Piazza Borgo, il cuore di Motta dove un affaccio panoramico si apre verso il mare. Sull’antica piazza si affaccia, tra gli altri, il Palazzo Malara.

Da Piazza Borgo, una breve salita porta alla Chiesa di S. Giovanni Evangelista dove una ripida scalinata risale il quartiere Praci. Scorci pittoreschi e panoramici si susseguono lungo il percorso, dove le abitazioni sono costruite direttamente sulla roccia. Sito su di un’altra collinetta, sporge il suggestivo quartiere Suso, rappresentato da incantevoli panorami sullo Stretto di Messina e sull’Etna.

Ritornando al centro del paese, si arriva a Piazza Alecce. Qui ha sede il Municipio e non passa di certo inosservata la fontana monumentale“Alecce” così chiamata dal nome dell’illustre ricercatore mottese nel campo della farmacia. Tra i palazzi gentilizi si distingue particolarmente Palazzo Spinelli, risalente alla seconda metà del sec. XIX. Risalendo verso la parte alta di Motta si arriva ai quartieri S. Basilio, Leandro e Sant’Antonio fino ad arrivare al Castagneto di Pitea, la frazione più elevata di Motta dove si raggiungono i 1000 m slm.

Il Castello di Santo Niceto

In cima ad un ripido colle a forma di tronco di cono, a dominio dello Stretto di Messina, possiamo ammirare i ruderi del Castello di Santo Niceto.

Visitarlo stimola i richiami del passato, quando all’interno della cinta muraria fremeva l’attività di uno dei meglio attrezzati fortilizi dell’intera Calabria. Ma nello stesso tempo una visita a S. Niceto offre la scoperta di bellezze naturali straordinarie, con panorami che spaziano sulle ultime propaggini aspro montane fino a Capo D’Armi.

Risalente al periodo bizantino, la fortezza di S. Niceto rappresenta un raro esempio di architettura alto medievale in Calabria. Il castello presenta una pianta irregolare, che ricorda la forma di una nave con la prua rivolta alla montagna e la poppa al mare.

Oggi restano ben visibili le mura di cinta, in parte franate, ma in certi tratti quasi intatte, la porta d’ingresso con le due torri quadrate e resti di altre torri ed alcuni ruderi all’interno delle cinta, come quelli di un’imponente cisterna per la raccolta dell’acqua.

Gastronomia

Essendo una città di mare e di montagna, offre un’ampia varietà di piatti. Dalla pasta fresca “maccarruni i casa” alla carne di maiale e di capra. Il formaggio pecorino, nonché la cucina a base di pesce, diffusa soprattutto nel litorale. Molto conosciuto è il vino, in particolare il rosso chiamato “Nereddu”.

Curiosità letterarie

Motta San Giovanni fu la prima tappa del viaggio in Calabria di Edward Lear. Il celebre viaggiatore inglese in transito verso la riviera jonica nel 1847, così descriveva il paese: « … la metà bassa di Motta San Giovanni è composta di case separate, formando dei gruppi molto pittoreschi, che si integrano stupendamente con le severe e decise forme delle colline attorno …». E ancora: «I dintorni di Motta sono bellissimi, e vi sono delle sezioni di paesaggi pussineschi …».

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