lunedì,Aprile 29 2024

Greci di Calabria, Castrizio punta su ricerca e Università per ritrovare l’identità perduta

Il neo direttore del Museo: «Fare sì che quando uno entra in un museo, se non sa di cosa si stia parlando, ne deve uscire avendo capito di cosa si stia parlando»

Greci di Calabria, Castrizio punta su ricerca e Università per ritrovare l’identità perduta

Recuperare l’identità perduta. È questa, in sintesi, la mission che si prefigge il nuovo Direttore dei musei di Bova Daniele Castrizio, docente universitario e tra i più bravi e noti divulgatori della storia della Magna Grecia.

«Anche se ho poco tempo – racconta Castrizio al Reggino.it – per motivi di lavoro e per delle ricerche che sto svolgendo, non potevo dire di no: mi sono fatto prete Greco per amore della lingua greca di Calabria, figurati se non avessi accettato una proposta del genere!».

Daniele Castrizio arriva quindi nella Capitale dell’Area Grecanica. Cosa succede adesso? «Succede che vorrei fare il mio mestiere. Cioè, vengo con un incarico e devo portare a termine questo incarico, e l’incarico è questo: fare sì che quando uno entra in un museo, se non sa di cosa si stia parlando, né deve uscire avendo capito di cosa si stia parlando.

Quindi, se entro al museo della lingua greca Gerhard Rohlfs, io non sono tenuto a sapere chi lui sia, o cosa sia la lingua greca quando entro, però credo che avremo svolto un buon lavoro se, quello che esce dal museo dopo la visita, ha ben chiaro questo greco da dove viene, che cos’è, quali sono le sue caratteristiche, e tutte le cose scientifiche ma anche didattiche che ci stanno dietro. Insomma, la mia mission è quella di vedere uscire dal museo persone che grazie a quella visita sanno cos’è la lingua greca di Calabria».

Riscoprirci Greci di Calabria per ritrovare la nostra identità perduta. «Noi veniamo considerati minoranza linguistica quando invece siamo maggioranza culturale perché, fino a Catanzaro, siamo tutti Greci di Calabria. Greci a cui è stata tolta la lingua che si è conservata fino ai giorni nostri solo nell’Area Grecanica. Ma se non capiamo che l’Area Grecanica non è un corpo estraneo rispetto al resto della Calabria centro meridionale noi non abbiamo capito niente. Se crediamo alla narrazione fasulla di questi Greci emigrati dopo la conquista di Costantinopoli abbiamo fatto un’operazione di disinformazione enorme. Abbiamo perso l’identità, non abbiamo capito»

Sembra quasi un parallelismo con quello che i reggini stanno vivendo in queste ultime settimane.
«Io adesso, abitando a Reggio, mi rendo conto che questa città una vera identità non ce l’ha: siamo pronti a diventare ‘Americani di Calabria’! Ma se c’è uno strumento che possa in minima parte cambiare questa narrazione, e farci ritrovare l’anima perduta, io ci metto la faccia».

Tornare quindi alle basi per poter costruire il nostro futuro. «Quello che vogliamo fare con il Museo Rohlfs è un vero e proprio cambio di passo, non perché le cose prima andassero male, ma perché vogliamo che questo museo di Bova si leghi sempre di più alla ricerca e all’università, facendolo diventare il fiore all’occhiello dell’area grecanica, un punto in cui ci si possa riconoscere. Vogliamo rendere il museo il biglietto da visita dell’area grecanica. Gli albanesi di Calabria, a differenza dei Greci di Calabria, hanno resistito perché hanno mantenuto nel cattolicesimo una loro identità anche religiosa, mentre i greci di Calabria non sono riusciti a fare in modo che il loro rito Greco fosse la base che li univa e che li differenziava. Noi dobbiamo raccontare quello che è successo nel corso dei secoli con grande chiarezza, perché questa è la storia».

Insomma, questa non è ‘una’ occasione ma l’occasione con la ‘o’ maiuscola… «Si, è l’occasione. Quella di avere un museo che possa dare il punto di vista dei Greci di Calabria relativamente alla propria lingua, perché sui Greci di Calabria Ne parlano tutti fuorché loro stessi. Ma penso anche alla Giudecca, che è la terza gamba di questo museo, assieme a Rohlfs ed alla lingua, perché ci consente di fare un racconto della storia di Bova e del territorio dai tempi più antichi. Dall’ossidiana trovata sul castello di Bova fino ai tempi più moderni, passando anche dalla possibilità di valorizzare l’apporto Greco, quello Dalla chiesa Latina e quello dagli ebrei. Una storia, quindi che non vuole né essere campanilista né essere letta a senso unico. La storia è la storia, e va raccontata tutta senza cancellare quella che magari ci piace di meno. Va raccontata per intero. La storia è la nostra identità, l’anima che dobbiamo ritrovare».

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