martedì,Aprile 30 2024

Reggio, la vita e la storia sul palcoscenico del teatro: Pagliacci incanta il pubblico dello Stretto – FOTO

Gremita l’arena Ciccio Franco in occasione della messa in scena del dramma di Ruggero Leoncavallo ispirata a un delitto consumatosi a Montalto Uffugo nel 1865

Reggio, la vita e la storia sul palcoscenico del teatro: Pagliacci incanta il pubblico dello Stretto  – FOTO

Quando lo spettacolo non è solo sul palco ma anche dinnanzi ad esso. È stata l’arena Ciccio Franco di Reggio Calabria delle grandi occasioni quella che ieri sera ha applaudito alla magistrale messa in scena di Pagliacci. Il dramma in due atti, con libretto e musica di Ruggero Leoncavallo, è stata musicata dal vivo dall’orchestra del Teatro Cilea, guidata dal maestro Pasquale Faucitano e dal direttore musicale e artistico dell’evento il maestro Alessandro Tirotta, insieme al coro lirico Francesco Cilea.

Il lungomare Falcomatà della città dello Stretto ha fatto da cornice ad un teatro a cielo aperto sul quale ha preso vita il dramma. L’opera, con la “Cavalleria Rusticana” di Pietro Mascagni, incarna la massima espressione del Verismo musicale.

La storia è ispirata a un fatto di cronaca realmente accaduto proprio in Calabria, a Montalto Uffugo, nel cosentino nella seconda metà dello Ottocento. In questo luogo il compositore Ruggero Leoncavallo visse alcuni anni da bambino.

Quel delitto consumatosi nei corridoi del teatro del suo paese quando aveva soltanto 9 anni gli restò impresso. Più tardi fu ispirazione di questa opera, ritenuta sublime espressione dei canoni del verismo musicale al punto da essere privilegiata dalla Giovane scuola, Mascagni, Puccini, Giordano, e il palmese Cilea. La celebre aria “Recitar! Vesti la giubba” diventò cavallo di battaglia dei più famosi tenori, tra i quali l’indimenticato Enzo Caruso. Dunque un legame con la Calabria che ieri sera è stato vigorosamente rinsaldato.

Un grande evento in una cornice straordinaria

L’evento, a ingresso libero, offerto alla cittadinanza dalla Città Metropolitana di Reggio Calabria, su impulso del consigliere delegato alla Cultura, Filippo Quartuccio, si è pregiato delle intense interpretazioni del tenore Walter Fraccaro, nel ruolo di Canio, che dopo aver calcato i più prestigiosi palcoscenici internazionali per la prima volta è stato a Reggio Calabria, e della leggiadra soprano georgiana Elena Sabas nel ruolo di Nedda.

Con loro anche il tenore Davide Benigno e il baritono originario di Scilla, Raffaele Facciolà, nel ruolo di Silvio amante di Nedda e poi vittima con lei del delitto mosso da gelosia. La maestosa opera si è aperta con il prologo affidato al baritono coreano Cesare Kwon, nel ruolo di Tonio. Questi i protagonisti insieme a una nutrita e talentuosa compagnia di comparse.

L’opera “Pagliacci”, la cui prima rappresentazione si tenne al Teatro dal Verme di Milano nel maggio 1892, è stata trasposta a Reggio Calabria con la regia sapiente di Mario De Carlo, in una produzione nuova, con l’ausilio del graphic designer Maurizio de Marco, del maestro del coro Bruno Tirotta, del maestro collaboratore Andrea Calabrese, dell’assistente alla regia Marco Labate, degli artisti circensi Giocolereggio, dei costumi della Sartoria Bianchi di Milano con l’assistente ai costumi Grazia D’Agostino, del trucco e parrucco di Alfredo Danese e del responsabile della produzione Angela Battaglia.

La trama e la storia

Il teatro nel teatro ma anche il teatro dentro la storia e dentro la vita di Gaetano Scavello e dei fratelli D’Alessandro e del compositore Ruggero Leoncavallo che dall’età di nove anni si portò dentro il ricordo di un delitto consumatosi proprio in teatro. Era infatti la notte del 5 marzo 1865 quando, secondo i documenti dell’epoca, il tutore di Ruggero Leoncavallo, Gaetano Scavello, innamorato di una donna del luogo della quale era invaghito anche Luigi D’Alessandro, venne da questi e con la complicità del fratello Giovanni, accoltellato in teatro.

Il teatro nel teatro

L’ambientazione scelta da Leoncavallo per questo racconto in opera è stata quella proprio del teatro nel teatro laddove la piccola compagnia teatrale itinerante formata da Canio, Nedda, sua moglie, Beppe e Tonio giunge in un paesino del sud Italia per mettere in scena una commedia. Commedia che, per l’inevitabile sconfinamento del teatro nella vita e nel reale e viceversa, diverrà un dramma.

In quel paesino, infatti, c’è Silvio, amante di Nedda. Scoperto il tradimento, il marito Canio/Pagliaccio chiede a lungo di conoscere l’identità dell’altro uomo ma Nedda/Colombina non cede. Mentre la vita scorre, il teatro reclama con il suo pubblico e lo spettacolo deve iniziare.

Beppe sollecita e Canio/Pagliaccio deve andare in scena. Alla fine di un intermezzo sinfonico, deve fingere di impersonare proprio un marito tradito. È lì che la vita prende il sopravvento sulla finzione. Nedda/Colombina coglie quanto accade e nonostante ciò non rivela l’identità dell’amante.

A quel rifiuto Canio/Pagliaccio reagisce con veemenza e la uccide. Silvio dal pubblico si lancia sul palcoscenico andando anche lui incontro alla morte. La celebre frase “La commedia è finita” conclude in realtà il dramma, dimensione che l’opera ha assunto rimanendo rapita dalla vita.

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