domenica,Maggio 12 2024

Semidei, i Bronzi di Riace stregano il festival di Venezia. Mollo: «Una lettera d’amore alla Calabria» – FOTO

Presentato mercoledì in Laguna, il docufilm diretto da Alessandra Cataleta e dal regista reggino che al Reggino.it svela: «Presto a Reggio, con un grande regalo»

Semidei, i Bronzi di Riace stregano il festival di Venezia. Mollo: «Una lettera d’amore alla Calabria» – FOTO

Ha stregato la laguna l’anteprima di mercoledì sera del docufilm “Semidei” sui Bronzi di Riace del regista reggino Fabio Mollo e di Alessandra Cataleta. Un parterre internazionale per i due guerrieri che hanno rappresentato la Calabria al festival di Venezia e, con essa «un messaggio nuovo e positivo della nostra terra» hanno dichiarato congiuntamente la vicepresidente della giunta regionale Giusi Princi e il commissario di Calabria Film Commission Anton Giulio Grande, più che orgogliosi di questo risultato.

Il documentario, prodotto da Carlo Degli Esposti e Nicola Serra per Palomar Mediawan e cofinanziato dalla Regione e da Calabria Film Commission, è stato presentato ufficialmente in anteprima mondiale, alla 20sima edizione delle Giornate degli Autori nella sezione “Notti Veneziane”. Un docufilm scritto da Armando Maria Trotta, Giuseppe Smorto, Massimo Razzi e dallo stesso Fabio Mollo, che ripercorre mezzo secolo di storia raccontando la vicenda dei due misteriosi guerrieri ritrovati nelle acque antistanti Riace nel 1972, dopo circa 2mila anni trascorsi in mare, attraverso interviste, documenti inediti, testimonianze dirette, accompagnando lo spettatore in un viaggio dal passato al futuro. Ne abbiamo parlato con il regista reggino Fabio Mollo.


Fabio Mollo, una vetrina di lancio internazionale come la Laguna, grande orgoglio ma anche grande responsabilità?

«Sono un ragazzo del Gebbione e, quindi, per noi Reggini e per noi Calabresi in generale, i Bronzi fanno parte del nostro dna e nel momento in cui mi è stato chiesto di fare un film sul loro anniversario ho sentito una grande gioia e un grande orgoglio ma anche un grande senso di responsabilità perché era una cosa importante non solo come regista ma anche proprio umanamente, per il contenuto, per quello che stavamo raccontando, per questo evento così importante e anche per quello che i Bronzi rappresentano nel mondo dell’arte. Insomma le sfide erano tante e sapere che il film è stato selezionato al festival di Venezia è una dimostrazione che abbiamo fatto delle scelte interessanti. Da lì una grande gioia e anche un pò l’orgoglio di dire “che bello” che il festival di Venezia abbia accolto questo film così particolare».


Il docufilm celebra la ricorrenza della scoperta dei Bronzi ma di fatto va oltre diventando un monito contro le guerre…

«Quello che non volevamo fare era fare un film sul passato e basta, volevamo invece fare un film che attraverso il passato raccontasse il presente e quindi anche il futuro. In un certo senso l’idea era quella di conoscere i Bronzi noi per primi come registi e poi farli conoscere al pubblico, conoscerli per la loro importanza e per il peso specifico che possono avere oggi nella nostra società. Da lì è nata l’idea di capire che tipo di valore possono avere oggi e trovare delle storie che ce lo potessero raccontare.

Il passaggio è molto semplice, i Bronzi sono Eteocle e Polinice, due fratelli che nella mitologia greca si scontrano, si fanno la guerra e muoiono entrambi. Una storia che è stata raccontata come monito contro le guerre fratricide. In questo momento, l’età in cui viviamo è piena di guerre fratricide, quindi i Bronzi sono attuali come non mai».


È anche un manifesto di integrazione, i Bronzi come i moderni profughi venuti dal mare accolti dalla Calabria …

«È quella la cosa che mi emoziona della Calabria, ad esempio nei fatti di Cutro la cosa che mi ha emozionato è stato vedere uomini e donne che si sono buttati in acqua per provare a salvare i naufraghi. Uno dei personaggi del film è una rifugiata ucraina che vive a Roccella Ionica. Credo che siamo una bellissima terra di accoglienza. Sappiamo accogliere, proprio perché siamo stati accolti quando siamo stati noi ad emigrare. Credo che questa cosa faccia parte proprio del nostro modo di essere, del nostro modo di vedere la vita. Ricordo che il produttore quando ha visto il documentario ha detto “Fabio questa è una bellissima lettera d’amore che tu scrivi alla Calabria”».


È stato già annunciato che sarà presentato presto a Reggio. Quando?

«Non sappiamo ancora la data ma sarà molto presto. Qui a Venezia, l’anteprima è stata molto seguita, ha avuto un riscontro molto caloroso e appassionato e per noi è un grandissimo orgoglio, però è anche vero che non vediamo l’ora di portarlo a Reggio Calabria e in tutta la Calabria. È quello a cui stiamo lavorando con la produzione e la Calabria Film Commission. Non solo ad una grande presentazione a Reggio ma anche proprio a una distribuzione in Calabria con un bellissimo regalo di cui non ti posso anticipare molto…».


Lo storico Daniele Castrizio ha scritto che «anche con la marcatura stretta dei burocrati si può riuscire a segnare un goal e cambiare la narrativa sulla Calabria e sui Bronzi».

«Io credo che il film sia riuscito a portare pienamente la sua narrazione dei Bronzi su un altro livello, del resto è uno dei protagonisti. Quello che mi auguro è che le polemiche, perché so che ci saranno, non schiaccino la storia dei Bronzi, come la polemica su chi li ha trovati, cosa mancava, etc. Credo sia giusto indagare, ma questa cosa ha fagocitato completamente la storia stessa dei Bronzi. Pensa che anche chi ha visto il documentario conosceva tutte le polemiche ma non conosceva tante cose sulla loro storia. Per cui spero che da qui in avanti, ci sarà spazio per conoscere meglio i Bronzi, cioè che si dia il
giusto spazio alle polemiche ma altrettanto a tutto il resto delle informazioni.

Come dice Castrizio, spero che la narrazione sui Bronzi cambi, che non sia soltanto fatta degli scontri che ci sono quotidianamente sulla materia ma che ci sia invece un’unione per raccontarli meglio a noi stessi e al resto del mondo».

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