Reggio, Vanna e il suo orgoglio di madre: «Anche il cognome materno alle mie figlie per trasmettere la mia storia familiare» – VIDEO
Con il marito Gianluca ha deciso di cogliere l'opportunità di un iter agevolato dalle recenti sentenze della Corte Costituzionale. Una formalità anagrafica che in realtà custodisce un valore profondamente affettivo
«Io e mio marito, già da fidanzati, immaginavamo di essere genitori. Abbiamo sempre pensato che sarebbe stato bello poter mettere il doppio cognome alla nostra futura prole. Per me era un desiderio nutrito dal mio orgoglio di madre e di figlia. Un tributo di amore verso la mia famiglia, verso mio padre, l’imprenditore Pasquale Montesano, che ho perso davvero troppo presto. Volevo che anche la mia famiglia di origine fosse presente nell’identità anagrafica delle mie figlie. Per questo volevo che il loro cognome comprendesse non solo quello del papà ma anche quello della mamma. Le mie figlie sono Ursini Montesano, non solo Ursini».
Vanna aveva questo desiderio di madre e anche di figlia. Molto più che un solo fatto anagrafico. Per lei e per il marito Gianluca, il cognome materno unito a quello paterno non solo palesa anche da un punto di vista formale ciò che da sempre è tale da un punto di vista affettivo, ma salda la storia di due famiglie nella nuova storia delle figlie.
Nel cognome la storia che si tramanda
«Una formalità anagrafica che in realtà custodisce un valore profondamente affettivo. Un cambiamento naturale visto il legame importante che già hanno con la mia famiglia di origine. Nella motivazione della richiesta di aggiunta del cognome ho infatti semplicemente scritto “al fine di non disperdere il cognome materno e il legame affettivo rilevantissimo con la famiglia materna”. Da sempre io e mio marito abbiamo parlato dei nonni anche perché oggi hanno solo due fantastiche nonne. I nonni sono entrambi mancati. Quello materno molto presto».
Un desiderio antico e profondo, dunque, che adesso Vanna ha potuto realizzare. Nel nostro Paese, ancora pregno di forti retaggi patriarcali, ci salva, infatti, la Costituzione con tutti i suoi quasi 77 anni. Soltanto da qualche anno l’automatismo del cognome paterno ha ceduto il passo alla libera scelta di entrambi i genitori. Vanna e Gianluca hanno così avviato e concluso la procedura formale per modificare il cognome, aggiungendo al cognome paterno anche quello materno. All’anagrafe del comune di Reggio Calabria, la variazione è stata regolarmente registrata. Adesso, le loro figlie hanno il doppio cognome.
Un desiderio condiviso e nuove possibilità
«Mi sono fatta questo regalo. Complici le recenti sentenze della Corte Costituzionale e uno snellimento notevole delle procedure, lo scorso anno – racconta Vanna – abbiamo avviato l’iter presentando la domanda al Comune. Un iter che, nel giro di alcuni mesi e con un pò di marche da bollo che in Italia mancano mai, ha portato alla modifica anagrafica del cognome delle mie figlie. Adesso hanno entrambi i nostri cognomi, come già con mio marito immaginavo prima che loro nascessero, pensando a quella che sarebbe stata la nostra famiglia futura.
E sono, anzi siamo contenti. Mio marito è stato un grande alleato in questo percorso. Per sua indole e anche per le esperienze condotte all’estero – quanto noi abbiamo conseguito adesso facendo un’istanza, avviene naturalmente e senza eccessi di burocrazia – ha sempre condiviso pienamente questo desiderio. Non ha mai sentito intaccata la sua paternità, anzi. Non abbiamo mai nemmeno contemplato, pur potendo, la possibilità di sostituire il cognome, e dunque di togliere, ma sempre e solo quella di aggiungere. L’Italia resta un paese patriarcale se nel 2024 ancora discutiamo e attendiamo una legge che equipari anche i cognomi. Tuttavia si iniziano a delineare nuovi scenari, nuove possibilità, finalmente.
Quello che noi abbiamo chiesto-racconta ancora Vanna – dovrebbe essere, infatti, la normalità. Oggi lo sta diventando. Al momento della nascita, oggi, si può scegliere quale cognome mettere o se non si vogliano lasciare entrambi i cognomi».
La normalità rivoluzionaria
«Non c’è stato nemmeno da pensare. È stata una cosa che abbiamo sempre voluto e condiviso. Per me – racconta il marito Gianluca – non è mai stata una cosa esotica perché con la buona generazione Erasmus, fin da giovane ho avuto amici spagnoli che avevano tutti il doppio cognome. Ho anche vissuto anche un anno in catalogna. Nulla di nuovo. Fin da quando si favoleggiava di avere i figli con Vanna, infatti, è stato sempre scontato tra di noi che sarebbe stato così. Anche per le bambine è sempre stato così».
Una scelta che traccia un nuovo percorso di libertà e parità nella nostra comunità e che, con grande naturalezza, racconta una bella storia familiare.
«Forse appena saranno un pò più grandi e dovranno firmare, non saranno più così entusiaste di questa scelta, ma adesso sono contente. Da sempre, anche scherzando e fantasticando, le abbiamo sempre chiamate con i loro nomi seguiti dai cognomi Ursini Montesano. Adesso – racconta Vanna – è semplicemente stato anche formalizzato. L’altro giorno a scuola la più grande ha disegnato un monogramma. Le è piaciuto tanto disegnarlo con tutte le iniziali del suo nome del suo doppio cognome, comprensivo di quello materno. Per me è una cosa bella e importante e credo che per loro sia altrettanto bello e naturale».
«A casa anche prima di questo passaggio formale, già si lasciavano i messaggi sulla lavagnetta firmando con i loro acronimi, comprensivi del cognome di mia moglie Vanna. Per loro è naturale perché per loro è cosi che va il mondo. Personalmente ritengo che sia giusto. È una formalità che poi da grandi le nostre figlie potranno decidere come gestire quando avranno un partner. Potranno decidere quale dei due cognomi far decadere. Intanto credo che adesso sia importante che i cognomi ci siano entrambi. La famiglia è composta da due metà. Invece una delle due metà resta lasciata fuori e non credo che sia giusto ed egualitario». Così conclude il marito Gianluca.
La lungimirante e “ultrasettantacinquenne” Costituzione
Vanna e Gianluca hanno dunque beneficiato della svolta determinata dalla decisione della Corte Costituzionale (n.131) del 27 aprile 2022. Questa ha dichiarato l’illegittimità costituzionale dell’art. 262, primo comma, del codice civile «nella parte in cui prevede, con riguardo all‘ipotesi del riconoscimento effettuato contemporaneamente da entrambi i genitori, che il figlio assume il cognome del padre, anziché prevedere che il figlio assume i cognomi dei genitori, nell’ordine dai medesimi concordato, fatto salvo l’accordo, al momento dei riconoscimento, per attribuire il cognome di uno di loro soltanto».
L’incostituzionalità è stata infatti estesa anche alle norme sull’attribuzione del cognome al figlio nato nel matrimonio e al figlio adottato. Un percorso già aperto dalla stesso Corte costituzionale. Nel 2016 aveva consentito (sentenza n. 286) l’attribuzione alla nascita del cognome dei due genitori, quando i coniugi fossero entrambi d’accordo.
Nella motivazione della pronuncia del 2022, il Giudice delle leggi va oltre spiegando che il cognome “collega l’individuo alla formazione sociale che lo accoglie tramite lo status filiationis. Si radica nella sua identità familiare. Perciò deve “rispecchiare e rispettare l’eguaglianza e la pari dignità dei genitori”, sancita nel principio costituzionale dell’uguaglianza morale e giuridica dei coniugi (articolo 29), di fatto violato dalle disposizioni degli articoli 231 e 262 del codice civile, dunque l’automatismo del patronimico della figlia e del figlio.
La circolare del Viminale
«Pertanto – si legge nelle circolare n.63 che il ministero dell’Interno ha diramato nel 2022 a tutte le prefetture disponendo che fossero informati i Sindaci – a seguito della dichiarazione di illegittimità costituzionale, la Corte ha stabilito che il cognome del figlio “deve comporsi con i cognomi dei genitori”, nell’ordine dagli stessi deciso. È fatta salva la possibilità che, di comune accordo, i genitori attribuiscano soltanto il cognome di uno dei due.
Di conseguenza, l’accordo è imprescindibile per poter attribuire al figlio il cognome di uno soltanto dei genitori. In mancanza di tale accordo, devono attribuirsi i cognomi di entrambi i genitori, nell’ordine dagli stessi deciso. Qualora, inoltre, non vi sia accordo sull’ordine di attribuzione dei cognomi, la Corte Costituzionale – nella stessa sentenza – ha precisato che si rende necessario l’intervento del giudice, che l’ordinamento giuridico già prevede per risolvere il disaccordo su scelte riguardanti i figli (…).
Tutte le norme dichiarate costituzionalmente illegittime “riguardano il momento attributivo del cognome al figlio”. Pertanto, la richiamata sentenza si applicherà “alle ipotesi in cui l’attribuzione del cognome non sia ancora avvenuta, comprese quelle in cui sia pendente un procedimento giurisdizionale finalizzato a tale scopo. Eventuali richieste di modifica del cognome, salvo specifici interventi del legislatore seguiranno la disciplina a tal fine prevista dalle disposizioni vigenti.
Dunque, in attuazione della predetta sentenza costituzionale, oggi l’ufficiale dello Stato civile dovrà accogliere la richiesta dei genitori che intendano attribuire al figlio il cognome di entrambi, fatto salvo l’accordo per attribuire soltanto il cognome di uno di loro soltanto».
L’estensione del principio in attesa della legge
Dal 2022 è possibile scegliere quale cognome attribuire. Ciò vale per i nuovi nati. Tale circolare però non si applica a situazioni giuridiche già consolidate con la normativa adesso dichiarata incostituzionale. È il caso delle figlie di Vanna e Gianluca che alla nascita avevano “automaticamente” assunto il cognome del padre.
In questi casi si ricorrere alla procedura già prevista per la variazione di nome e cognome ma per l’inserimento del cognome materno o anche la sostituzione di quello paterno con quello materno. Resta oggi necessaria una istanza per tutelare un principio di uguaglianza che per le prossime nate e per i prossimi nati sarà invece finalmente consolidato. Si attende una legge che lo preveda con chiarezza.
Nella nostra Repubblica parlamentare in cui la Sovranità appartiene al Popolo, per conferire portata generale al nuovo principio e per chiarire la applicazione, occorre infatti una legge. L’automatismo del cognome dei due genitori (come avviene in Spagna o in Portogallo) al momento della nascita deve essere codificato. Vanno normati tutti gli aspetti connessi, come per esempio quello relativo ad altri fratelli e altre sorelle.
Il cammino di parità di una società passa anche da queste urgenze sociali che invocano innovazioni legislative. Così crescono la libertà e la democrazia e si contribuisce ad arginare pregiudizi e disuguaglianze.
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