lunedì,Aprile 29 2024

Reggio, requisiti troppo rigidi. E il bando per gli aiuti alle imprese è un flop

Su un totale di 585 domande, a fronte delle 181 imprese ammesse, quelle “con riserva” ammontano a ben 349 e quelle non ammesse appena 55

Reggio, requisiti troppo rigidi. E il bando per gli aiuti alle imprese è un flop

di Claudio Labate – Sono soltanto 181 le imprese ammesse al bando comunale “Indennità una tantum a sostegno delle attività danneggiate dalle restrizioni disposte per contrastare la diffusione del contagio da Covid-19”. Un risultato non certo brillante, se non proprio un flop, per la misura che Palazzo San Giorgio aveva pensato per venire incontro ai tanti imprenditori e commercianti della città dello Stretto che hanno subito le conseguenze economiche derivanti dall’esplodere e dal protrarsi della pandemia da Covid 19.

Il progetto (POC_RC_I.3.1.k) messo in piedi dall’amministrazione comunale, dopo il lavoro svolto dal tavolo di concertazione con la Task Force per l’Economia, intende sostenere le micro e piccole imprese operanti sul territorio comunale, attraverso un sostegno alla liquidità – una indennità una tantum per ciascuna impresa ammessa pari a mille euro – erogato a titolo di mitigazione degli effetti prodotti dall’emergenza sanitaria da COVID19 sulle rispettive attività economiche.

D’altra parte in una realtà economica già complicata come la nostra è difficile pensare che soltanto 181 imprese abbiano subito gli effetti negativi causati direttamente o indirettamente dalle restrizioni imposte dall’emergenza sanitaria. Ed infatti i numeri sono molto più ampi e sono testimoniati dal Verbale di conclusione della attività istruttoria redatto lo scorso 10 agosto e dalla Determina Dirigenziale di approvazione provvisoria (DD 2560 del 11/08/2021).

Su un totale di 585 domande, a fronte delle 181 imprese ammesse, quelle “con riserva” ammontano a ben 349 e quelle non ammesse appena 55.
Ciò significa che molti imprenditori di piccole o medie dimensioni si sono scontrati con le stringenti disposizioni dell’Avviso. Non tutto però è perduto. Perché con riferimento alle domande ammesse con riserva, il responsabile unico del procedimento ha evidenziato che sarà attivata, ai sensi e per gli effetti dell’art. 6, della Legge 241/1990 e ss.mm.ii., la procedura del “soccorso istruttorio” e comunicata, tramite la pec indicata nell’istanza di partecipazione all’avviso pubblico.

Dotazione milionaria

La misura si inquadra nell’ambito delle modifiche intervenute a seguito dell’emergenza sanitaria COVID-19 nel quadro regolamentare europeo e nazionale, che consente ora di poter erogare anche indennizzi “una tantum” a sostegno del mondo imprenditoriale. Il Comune ha provveduto a modificare il Piano Operativo del POC Metro con l’introduzione, tra l’altro, di una misura volta ad incoraggiare la ripresa delle attività danneggiate dal lockdown, destinando una dotazione finanziaria di quasi 3,2 milioni euro.
Numero che testimoni a anche l’attesa di un numero di domande di molto superiore, atteso che l’indennizzo è pari a mille euro per ciascuna impresa partecipante. E d’altra parte le risorse finanziarie – come da avviso – avrebbero potuto essere integrate mediante eventuali dotazioni aggiuntive, al fine di aumentare l’efficacia dell’intervento finanziario che, tra l’altro, era rivolto anche alle imprese di più recente costituzione rispetto alla disciplina dei ristori governativi che non le contemplava.

Requisiti ordinari in una situazione eccezionale

Dunque, qualcosa non ha funzionato. E questo qualcosa, così come per i Bandi Riapri Calabria della Regione, è da ricercare nella richiesta dei requisiti. La domanda, dedicata a specifici codici Ateco ammissibili al finanziamento, prevedeva di avere subito un danno economico derivante dalle restrizioni dovute alla crisi sanitaria in corso e, in particolare di aver subito, relativamente al periodo di Marzo-Dicembre 2020, un calo del fatturato medio mensile pari o superiore al 30% del fatturato medio mensile dell’esercizio 2019.

Fin qui nulla da eccepire, la regola è una regola generale e segue le indicazioni dei ristori governativi. Poi però si arriva al comma 7 dell’articolo 2:” essere in regola con il versamento dei contributi previdenziali ed assistenziali”. Non è difficile pensare che proprio questa sia la causa che nella maggior parte dei casi ha decretato la non ammissibilità all’Avviso, o addirittura scoraggiato gli imprenditori a presentare domanda. D’altra parte da gennaio 2020 non siamo in presenza di una situazione “normale”, ma di una emergenza sanitaria mondiale che ben si configura come una situazione eccezionale.

Il Comune si è conformato al dettato europeo, ben sapendo che questo avrebbe rappresentato per molti un ostacolo insormontabile. Perché un conto è avere le risorse proprie per fronteggiare la pandemia, un altro è non riuscire, a causa della pandemia, a coprire tutti i costi di un’attività che per giunta, per lungo tempo, e ad intermittenza in alcuni casi, è costretta ad abbassare la saracinesca.

In altre parole i requisiti stringenti hanno un senso in una situazione ordinaria, dove è giusto che chi riceve un incentivo debba avere le carte in regola; ma in una situazione eccezionale, in cui saltano tutte le regole, non si può pretendere la luna da una categoria che avrà bisogno di anni per rimettersi in piedi, atteso che lo spauracchio di nuove chiusure non è del tutto allontanato.

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