VECCHI DENTRO | Violenza ed escalation criminale tra i giovani, Marziale: «Sono frutto del pessimo esempio»

La cronaca passa veloce. Questa volta, però, abbiamo voluto soffermarci sull’inchiesta che ha riguardato diversi giovani della provincia reggina coinvolti in diversi reati. Ci siamo chiesti in cosa si sia sbagliato. E per dare risposte e non lasciare che anche questo fatto di cronaca si esaurisse rimanendo lettera morta, abbiamo chiesto ad esperti del settore di darci una mano. Un parere qualificato per decifrare una società in evoluzione che sta lasciando spazio, troppo spesso, a una deriva criminale.

L”esperto

Antonio Marziale, sociologo, fondatore e presidente dell’Osservatorio sui Diritti dei Minori, è al suo secondo mandato di Garante per l’Infanzia e l’Adolescenza della Regione Calabria e docente a contratto di sociologia generale presso l’Università per stranieri “Dante Alighieri” di Reggio Calabria. A lui abbiamo chiesto di aiutarci a riflettere su quanto sta accadendo ai nostri giovani.

L’intervista

Professore, lei da Garante e da esperto si è occupato spesso di disagio giovanile. Abbiamo raccontato tramite l’ennesima inchiesta, uno spaccato fatto di violenza mista a inconsapevolezza. Cosa abbiamo sbagliato con questa generazione che si dimostra così schiva all’umanità e incline alla violenza gratuita?

Non accusiamoci a priori. È cambiato il mondo intorno a noi, siamo passati non solo da generazioni ad altre, ma da un’era all’altra con una rapidità oserei dire violenta. Tutto ormai viaggia all’insegna della velocità, quando l’uomo continua e continuerà ad avere bisogno di tempi di latenza per somatizzare le evoluzioni. E la velocità è nemica della qualità quando in gioco non c’è una gara ciclistica o podistica, bensì l’educazione dei più giovani.

Oggi alle scuole si chiede di fare tutto, eppure non esiste una classe docente preparata a tutto, anzi le ultime infornate lasciano molto a desiderare come criterio selettivo. Mettiamoci che le famiglie sono in fase di costante metamorfosi, per lo più governate dall’esercizio della “delega”, o per meglio dire della deresponsabilizzazione prima possibile, ed ecco il quadro tornare. In quanto all’inclinazione alla violenza e alla disumanizzazione si fa presto a rispondere: non avendo più educatori all’altezza i giovanissimi si affidano ai mass media emulandone le caratteristiche peculiari. Hanno a che fare con avatar e pensano si debba trovare risoluzione ai problemi con la violenza.

I reati

Risse, bullismo, danneggiamenti, armi e droga. Una escalation che non riguarda solo gli ultimi fatti di cronaca ma che ormai da anni raccontiamo senza comprendere cosa stia davvero accadendo. Da Garante quali crede possano essere siano le azioni da mettere in atto per frenare questa deriva?

A parlare solo di prevenzione si rischia quasi di apparire demagogici. Serve, certamente, ma se non accompagnata dal rispetto delle regole e dalla corretta applicazione delle sanzioni previste è come parlare di aria fritta. E poi serve autorevolezza, quella che ti guadagni sul campo con l’esemplarità del tuo essere. Come fanno i ragazzi a imparare se troppe madri e troppi padri costituiscono un pessimo esempio? Come fanno, guardando oltre l’orizzonte della famiglia, ad essere fiduciosi nella giustizia, o spaventati dalle sanzioni, se chi si macchia di reati gravissimi riesce a farla franca? C’è intorno a loro un mondo anomico che rasenta l’anarchia.

Esistono delle responsabilità? Questi giovani che troppo presto entrano negli istituti penitenziari minorili, hanno davvero una speranza di reinserimento pieno? Hanno la reale speranza di poter cambiare vita?

Chi entra ne esce segnato a vita. Certo le nostre carceri minorili non sono perfette, ma comunque oggi godono di equipe ad alta specializzazione, di volontariato molto attivo e l’offerta riformativa si distingue in positivo. Ma, poi, quando escono che fanno? Dove vanno? Che ambienti torneranno a frequentare? Diciamo che la reale speranza di poter cambiare vita si scontra oggi con una società che quasi invoglia a delinquere senza che nemmeno possano rendersene conto. Certo, proprio perché parliamo di speranza, non abbiamo certezze matematiche.

Essere giovani oggi

Ad oggi, tanto a livello politico quanto sociale, cosa manca e cosa dovrebbe essere messo in atto per cambiare strada e dare a questi ragazzi una possibilità di riscatto? Come si estirpa il seme della violenza per trovare un terreno fertile per coltivare l’umanità persa?

Mi permetto di non parlare di umanità persa, bensì deviata. Cosa fare? Investire nella famiglia, consentendo ai genitori di lavorare. Promuovere un childcare, cioè una politica si cura all’infanzia degna di questo nome per alleggerire il carico delle madri lavoratrici, come avviene con successo in area scandinava, perché è sin dalla culla che si forgia un carattere. Selezionare con assoluta accuratezza la personalità di chiunque andrà ad insegnare a questi ragazzi, assumendosi la responsabilità di formare intere generazioni. Ecco, partire da qui, da queste cose, perché la sua domanda prelude a risposte che nessuno avrebbe il tempo di leggere, tanto esponenziali sono.

Condividi
Impostazioni privacy
Privacy e termini di Google