lunedì,Maggio 6 2024

VECCHI DENTRO | Le “nuove leve” e quella delinquenza vissuta come normalità: la criminalità si rigenera dall’interno

Fiumi di conversazioni svelano uno spaccato preoccupante dove dominano armi, droga e danneggiamenti. Un contesto permeato da cultura mafia. Un’alternativa possibile esiste?

VECCHI DENTRO | Le “nuove leve” e quella delinquenza vissuta come normalità: la criminalità si rigenera dall’interno

Tra un “cumpari” e un “parenti” ripetuti in modo quasi spasmodico, si snodano fiumi di conversazioni. Sono poco più che adolescenti. Cresciuti a pane, armi e droga. Un contesto che ha, senza dubbio, favorito quell’attività fuori controllo che ha portato, secondo l’accusa, a risse organizzate minuziosamente, accaparramento e uso di armi di ogni tipo, spaccio e uso di droga, danneggiamenti. È uno spaccato preoccupante quello che emerge dall’operazione “Nuove Leve”.

Ragazzi giovanissimi, poco più che ventenni, che, in sfregio a ogni regola, avrebbero improntato un’attività criminale sul territorio reggino quasi del tutto disinteressati alle conseguenze delle loro azioni.

Anche dentro la caserma sono tante le conversazioni per comprendere i passi successivi da compiere. Chi chiamare, quando incontrarsi, chi accontentare e quale richiesta soddisfare. Dalla piana di Gioia Tauro avrebbero seminato terrore. E le chat di whatsApp ricche di foto, selfie e messaggi vocali, contribuirebbero a costruire un quadro al di sopra delle regole e del rispetto della legalità. Di questo ne sono convinti i giudici. Selfie con tanto di pistola impugnata o poggiata sul cuscino. Con leggerezza si susseguono conversazioni che non sembrano appartenere a dei giovani.

Le intercettazioni

«Il linguaggio utilizzato – scrivono gli inquirenti – riprende i termini dai due impiegati nelle diverse contrattazioni di armi (“caramelle”, “carica batterie”) ma diventa anche del tutto esplicito nel corso della conversazione quando manifesta con entusiasmo la sua riconoscenza (“Em… cugino Michele sei il numero uno in classifica eh se avete bisogno di qualcosa sono presente. Pistola e kalashnikov inc. cugino Michele sei il numero uno, ti voglio bene nel mio cuore ti amo e li adoro come la inc. del pomodoro, li raccomando inc. domani tutto pronto. Ti amo cugino Michele… “.)».

La riflessione si spinge oltre i confini giudiziari. È uno spaccato culturale che spiega meglio di qualsiasi trattato come la criminalità si rigeneri dall’interno. Come intere generazioni vivano la delinquenza come assoluta “normalità”. Vite al limite, dove le munizioni sono caramelle. Dove vita e morte si sfiorano e le regole non esistono.

La riflessione

Un mondo che fa parte di quello che il procuratore Giuseppe Lombardo ha definito un «eterno presente». Proprio così, quello che ci consegna l’operazione “Nuove Leve” è un presente che dopo anni di lotta al crimine non dovrebbe essere realtà ma ricordo. E, invece, raccontiamo una storia già vissuta. Sono cambiati i mezzi, il linguaggio, ma i metodi no. Tra le righe si legge quel metodo che, ancora oggi, aleggia tra i giovani con un fascino che dovrebbe, invece, disgustare. Un metodo che si avvicina pericolosamente a quello mafioso in grado di permeare soprattutto gli ambienti più a rischio.

Questo dovrebbe spingere a una riflessione comune: se ancora tanti giovani, non solo in Calabria, sono attratti da questo mondo oscuro, cosa stiamo sbagliando? La lotta alla criminalità parte da qui. Dall’azzerare quella linfa vitale di cui le mafie prima o poi si nutrono per sopravvivere: i giovani. Gli stessi a cui andrebbe data un’opportunità, una scelta. Una vita diversa, possibile.

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