Il ritorno di Ciccone, polemico con i commissari. L’ascensore conteso
Tornato "candidabile" dopo lo scioglimento per mafia, l'ex sindaco di Scilla torna a pretendere la paternità dell'opera ma dall'Ente e dai cittadini arriva la smentita
È da un mese esatto, da quando ha appreso di essere “candidabile”, che l’ex sindaco di Scilla Pasquale Ciccone è tornato sul web più scatenato di prima.
La sua furia è tutta rivolta contro i commissari, gli stessi ai quali ha lasciato il suo posto nel marzo del 2018 quando il Comune è stato sciolto per mafia. A nulla sono valsi i suoi ricorsi al Tar, la decisione è stata confermata. Ma il 22 ottobre, esattamente un mese fa, la svolta. Ciccone, nonostante la conferma che il comune abbia subito delle infiltrazioni mafiose sotto la sua governance, è candidabile.
Una notizia che è bastata a Ciccone per tornare in pista più carico che mai. E, se è ancora presto per parlare di elezioni a Scilla, è anche vero che Ciccone appare pronto a riconquistare il suo posto. E la campagna elettorale sembra già iniziata sui social.
La carica di Ciccone contro i commissari
Ciccone esordisce con un «roba da matti» per introdurre quella che è la travagliata storia di un’immensa opera pubblica che ha rischiato più volte di diventare un’incompiuta. Parliamo dell’ascensore di Scilla che dovrebbe collegare la marina alla piazza San Rocco. Rivendica la paternità dell’opera, Ciccone, ma nei commenti la smentita è arrivata immediata.
Ciccone vuole informare la città di «un fatto che ha dell’inverosimile e del burlesco», ovvero la relazione con cui viene chiesta la proroga della gestione commissariale del Comune di Scilla che «indica tra le cose positive realizzate dalla terna commissariale in questi 18 mesi anche la realizzazione di un sistema meccanizzato di collegamento tra la parte alta del paese e la zona marina».
La storia secondo Ciccone
Ciccone non ci sta e vuole fare chiarezza, ma il tentativo è maldestro e, sia i cittadini che i commissari, da noi interpellati, lo smentiscono.
«I lavori iniziano nell’anno 2007/2008; nel 2011 si bloccano e si perdono i relativi finanziamenti. Nella campagna elettorale del 2015 – afferma Ciccone – promettiamo agli Scillesi che avremmo fatto l’impossibile per far ripartire i lavori e finirla. E difatti l’iter per il rifinanziamento dell’opera viene riavviato e finito e i lavori ripartono. Noi rimaniamo in carica fino a marzo 2018 e lasciamo l’opera oramai finita. Bisognava solo montare la macchina dell’ascensore e fare le rifiniture della struttura.
Ricordiamo che fin da allora pensavamo ad un piano economico e tecnico per rendere le struttura funzionante e fornire il servizio agli utenti già per l’estate del 2018. È giusto che si sappia che chi ha gestito il comune in questi 18 mesi quasi nulla ha fatto in questa direzione. Se non arrivare a novembre 2019 a fare un avviso ad evidenza pubblica per cercare un direttore tecnico della struttura e da quello che sappiamo nessuno ha risposto».
Una cronistoria che non collima totalmente con la realtà, ma per Ciccone l’uscita social è finalizzata all’appropriazione della paternità dell’opera: «L’ascensore di Scilla è stato realizzato dalla nostra amministrazione e occorre avere l’onestà intellettuale di riconoscerlo. I commissari prefettizi, da servitori dello Stato, non possono sostenere di avere loro realizzato il sistema meccanizzato di collegamento tra la parte alta del paese e la zona marina».
Si dice disponibile a qualsiasi confronto l’ex sindaco innescando nei commenti la volontà di ripristinare la verità dei fatti.
La posizione dei commissari
I commissari chiariscono immediatamente la situazione: «Sono in corso di definizione le procedure di evidenza pubblica per l’affidamento in gestione – ci ha confermato il dottor Samuele De Lucia – e tutti i collaudi sono stati fatti e superati con esito positivo in questi ultimi mesi».
Se ne deduce che l’immobilismo di cui parla Ciccone in realtà è stato un operare in silenzio da parte dei commissari che, a quanto pare, hanno avviato e concluso la fase dei collaudi necessari per la messa in funzione dell’opera.
La smentita del Comitato
Ma se i commissari non scendono sul piano politico, a ricordare quale firma porta quest’opera è Giovanni Luca Bellantoni, presidente del Comitato “Piazza San Rocco” che, a Ciccone ha risposto con un affondo secco: «Ti sei “dimenticato” di dire sotto quale Amministrazione si era bloccata e perché. E che l’opera è ripartita grazie al rifinanziamento ottenuto dal carissimo Pasquale Caratozzolo».
Provocazione chiara, per chi conosce la vicenda, che resta in famiglia, considerando che il riferimento è all’amministrazione di Gaetano Ciccone, fratello dell’ex sindaco.
Bellantoni rievoca, dunque, una storia differente da quella raccontata da Ciccone. Infatti, già nel marzo 2019 il comitato ringraziava i commissari «che assieme ai tecnici comunali, si sono prodigati per superare tutte le difficoltà insorte che ogni volta hanno messo a rischio il completamento dell’ opera».
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