giovedì,Maggio 2 2024

Amministrative Villa, il trionfo di Caminiti offusca la leadership di Cannizzaro

Due campagne elettorali giocate su terreni diversi, un linguaggio diametralmente opposto, e la personalizzazione della campagna da parte del deputato reggino hanno deciso il voto

Amministrative Villa, il trionfo di Caminiti offusca la leadership di Cannizzaro

Trionfa Giusy Caminiti a Villa San Giovanni. Di questo si tratta. Di un trionfo in piena regola. Di una vittoria limpida e senza attenuanti per gli sfidanti. Il 57,6% delle preferenze che le hanno accordato i villesi la dice lunga su una vittoria che negli ultimi giorni di campagna elettorale si faceva più concreta, ma non di queste dimensioni. Sono infatti ben 17 i punti di scarto inflitti a Marco Santoro, candidato del centrodestra unito, che non è andato oltre il 40%. Una sconfitta pesante, che annichilisce la coalizione presa a sberle da formazioni civiche, sostenute dal centrosinistra, che conquistano le tre più importanti piazze della Città metropolitana al voto: Palmi, Bagnara e appunto Villa San Giovanni.

Coinvolgere

È stato il verbo più usato dal neo sindaco Giusy Caminiti nel corso della sua campagna elettorale, fatta di incontri nei quartieri, tra i rioni storici, nelle viscere della città. Incontri serviti per ascoltare il malcontento diffuso nella cittadinanza, ormai disillusa dalla politica tradizionale, e sempre più attenta ai bisogni primari, e ai servizi che non esistono a queste latitudini. Il voto in sè ha dimostrato che i villesi hanno voluto sostanzialmente chiudere un’epoca, quella della politica tradizionale, ormai in decadenza da qualche anno nella città dello Stretto. Ed allo stesso tempo ha dimostrato l’apprezzamento dei cittadini verso l’approccio concreto di Caminiti ai problemi di Villa, fatto di piccole ma importanti cose.

Anche la promessa di rinunciare agli emolumenti istituzionali nello svolgimento del ruolo di sindaco e assessori, benchè in qualche modo derisa dall’avversario di centrodestra e derubricata a slogan elettorale, ha avuto il senso di instillare fiducia nella persona del nuovo sindaco e di mostrare la disponibilità di Caminiti a cambiare registro rispetto all’amministrazione della cosa pubblica.

Poi, è anche vero che Giusy Caminiti non si è ritrovata da sola lungo il cammino della campagna elettorale. Lei, con il suo carisma e il suo savoir faire ha attirato su di sè le simpatie politiche di un’ampia frangia di forze che si affacciano sul balcone del centrosinistra che prova a costruire “campi larghi” che ancora non camminano sulle proprie gambe. Con Caminiti ha gareggiato fuori lista anche il Pd villese “scissionista”, e quello ufficiale della federazione provinciale. E non si capisce ancora perché i dem mettono lo zampino in tante vittorie, ma non sono capaci di coagulare attorno al proprio simbolo proposte vincenti, scegliendo in ultimo di nasconderlo, quasi per non danneggiare chi è in campo.

Ma oltre al Pd, Giusy Caminiti ha raccolto l’appoggio ufficiale dei calendiani di Azione, di ex amministratori come Cosimo Calabrò e il falcomatiano Muraca, ma anche di partiti centristi, come l’Udc, delusi dal centrodestra locale. Appoggi e simpatie, queste, che sono frutto di un patrimonio di conoscenze e di competenze del neo sindaco, forse sottovalutate dai competitors, che alla fine hanno pagato cara questa presunzione.

Ricostruire

«Ricostruire». È invece il verbo utilizzato da Marco Santoro che con signorilità e una buona dose di autocritica ha accettato la sonora sconfitta venuta fuori dalle urne. Probabilmente avesse puntato più su se stesso e sulla propria personalità, mite, disponibile sempre al confronto, e aperto ai suggerimenti che gli sono venuti dalla cittadinanza, avrebbe avuto miglior sorte. Secondo alcuni d’altra parte, questa sconfitta non è direttamente addebitabile a lui, quanto piuttosto al lacerante scontro che ha vissuto Forza Italia, tra le componenti che fanno capo al deputato Francesco Cannizzaro e quelle della famiglia villese dei fratelli Marco (senatore) e Giovanni (sindaco sospeso) Siclari.

Sono noti i fatti che hanno condotto all’individuazione del candidato sindaco nella persona di Santoro, che ha segnato una sorta di tregua, in una guerra sotterranea che è continuata in campagna elettorale. Ecco, Marco Santoro, ha prestato troppo il fianco alla personalizzazione della campagna elettorale da parte di Cannizzaro. Lo si è capito quando nell’ultimo comizio della campagna, la chiusura è stata monopolizzata dal deputato reggino e non dal candidato. Scelta quantomeno inusuale. Come anche l’esposizione mediatica data al governo regionale con la partecipazione assidua alle iniziative di Santoro della vicepresidente Giusy Princi. Chissà cosa ne pensa il presidente Occhiuto che ha invece scelto di tenersi alla larga dalle amministrative e che, ora, si ritrova a commentare una sorta di involuzione nei risultati, passati dal plebiscito di ottobre 2021, alla debacle di oggi. Senza dimenticare la Lega che si lecca le ferite per il flop del referendum.

I toni, poi, spesso aggressivi, e in certi casi avvertiti come arroganti da una parte della popolazione villese, orientati più contro qualcuno e non “per” qualcosa, hanno fatto il resto.

In una campagna giocata più sui ritmi di una grande città – con spettacolari rappresentazioni e progetti faraonici – che sui reali e spiccioli problemi di una cittadina che paga ancora lo scotto proprio di quei progetti faraonici, che si sono rivelati delle fregature, lasciando ferite indelebili sul territorio.

C’è poi da considerare anche l’aspetto politico di questa sconfitta, che arriva proprio quando Fratelli d’Italia tiene saldo in mano lo scettro del primo partito della coalizione di centrodestra. I soliti ben informati non parlano solo di amarezza, ma anche di fastidio per come sono andate le cose. D’altra parte Fratelli d’Italia era l’unico partito che alla vigilia della presentazione dei candidati aveva una lista pronta di 16 nomi e anche un aspirante sindaco. La scelta di lasciare a Forza Italia – che da queste parti rimane fortissima – il mazzo di carte, ora viene considerata come l’ultima chance lasciata agli azzurri.

Fonti interne al partito della Meloni parlano anche di una circolare interna diramata ai dirigenti di partito perché cambi l’approccio con gli alleati: pari dignità ai tavoli che contano e soprattutto ragionare da primo partito della coalizione.

Insomma la sconfitta di Villa – ma anche quelle di Palmi e Bagnara – per forza di cose dovranno avviare una profonda riflessione nel centrodestra.

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