venerdì,Aprile 26 2024

Villa San Giovanni, l’abbandono di Calderone mette in piazza i guai della Lega

La neo consigliera eletta con “Villa in Comune” annuncia il passaggio a Forza Italia in polemica con il Commissario del carroccio Saccomanno. Si compie così la vendetta politica di Cannizzaro

Villa San Giovanni, l’abbandono di Calderone mette in piazza i guai della Lega

Villa San Giovanni si tinge di rosa. Ma anche di giallo. Componente femminile alla riscossa, dopo le elezioni del 12 giugno scorso, visto che Giusy Caminiti sarà la prima sindaco donna della cittadina dello stretto con una prevalenza di donne nella sua giunta, e visto anche l’ultimo scossone nella minoranza di centrodestra che coinvolge Stefania Calderone, che anticipando la solennità del primo civico consesso, cambia casacca passando dalla Lega a Forza Italia.

Fulminata sulla via per Palazzo San Giovanni

«Da eletta ho deciso di iscrivermi a Forza Italia, trovandomi in totale sintonia con la linea politica del Coordinatore provinciale di Reggio Calabria, l’On. Francesco Cannizzaro». Così Stefania Calderone, unica donna che ha staccato il lasciapassare nella lista di centrodestra “Villa in comune” che ha supportato il candidato sindaco Marco Santoro.

Un post su facebook, diffuso ieri sera, ha quindi chiuso quella che a ben vedere sembra sia stata una difficile convivenza tra la Calderone e i vertici provinciali e regionali del carroccio.

«Sono grata a tutti i villesi che mi hanno accordato la loro fiducia. E devo ringraziare esclusivamente la mia famiglia ed i miei amici se, con le mie sole forze, sono riuscita ad essere eletta al Consiglio comunale di Villa. Mi rammarica – si legge sul profilo della neo eletta – che soltanto adesso il Commissario regionale della Lega si sia ricordato di me, cercando di coinvolgermi».

Insomma Stefania Calderone non fa troppi giri di parole e va al cuore della faccenda, evidentemente “denunciando” di non essere stata la candidata “preferita” dai quadri dirigenti della Lega.

«Ma, visto il comportamento assunto dall’avv. Giacomo Saccomanno ed alla luce delle sue recenti dichiarazioni post voto, respingo al mittente questa recente volontà di coinvolgimento e soprattutto il becero tentativo di prendersi meriti che non ha rispetto alla mia elezione. Anzi, tutto questo mi dà lo spunto perfetto per dire che faccio un passo indietro da militante della Lega, dove regna sovrana la confusione, anche a causa dei dirigenti locali».

Insomma, un pugno nello stomaco al commissario regionale Giacomo Saccomanno, e un destro secco anche al responsabile provinciale Franco Recupero, che non sembra ammettere replica.

Lega a pezzi

D’altra parte come si ricorderà dopo il 12 giugno proprio il commissario rosarnese del carroccio era intervenuto nel dibattito sull’analisi del voto entrando in scivolata sugli alleati, ed addossando la colpa della disfatta del centrodestra in provincia di Reggio agli azzurri di Forza Italia capitanati dal deputato Francesco Cannizzaro. Evidentemente sottovalutando il fatto che il politico reggino abbia sempre molte frecce (e la vicenda Calderone lo dimostra) al suo arco politico.

Un modo, anche, per nascondere il fallimento della Lega che alla fine dei conti non avrà alcun consigliere, nel cui petto arde il sacro fuoco di Pontida, seduto nelle assemblee delle tre maggiori città al voto: Palmi (dove non è un mistero che l’unica eletta sia da considerare una “civica” in quota Pino Gelardi), Villa San Giovanni e Bagnara.

Il che dimostra, casomai, che Saccomanno trascura un passaggio fondamentale: le candidature si decidono al tavolo delle interpartitiche. Quindi o la Lega non ha avuto un’ampia scelta – virando di conseguenza su opzioni che oggi si rivelano errate – o non ha avuto la sufficiente autorevolezza per imporre eventuali veti, o anche candidati.

Chi sta con chi?

La vicenda Calderone insomma ha fatto esplodere un mal di pancia, non il primo in verità, nel ventre della Lega reggina. Ma nel contempo fa capire anche come gli animi all’interno di ogni soggetto politico si stiano scaldando in previsione delle politiche del 2023. Perché il tema, che è un tema ormai da tempo, con la diminuzione del numero dei parlamentari sta scatenando una guerra neanche troppo sotterranea per accaparrarsi i 2 collegi alla Camera e l’unico previsto per il Senato.

Ecco perché l’aver anticipato i tempi, da parte di Stefania Calderone, ha più che altro il sapore di una vendetta politica da parte di Cannizzaro che, di fronte all’inusuale nota di Saccomanno, ha fatto consumare il cerino nelle mani del commissario leghista.  

Il retroscena

C’è poi da considerare che tutta l’operazione che ha portato all’elezione di Stefania Calderone, è stata sapientemente messa in piedi anche per isolare l’altra leghista della prima ora in lista, l’uscente Francesca Porpiglia. La Calderone d’altra parte non è un mistero che sia vicina all’ex sindaco facente funzioni Maria Grazia Richichi (prima vera antagonista della Porpiglia) che riuscì all’ultimo secondo a candidarsi nella lista della Lega alle ultime regionali. Con la sconfitta di Santoro la Porpiglia è rimasta fuori, ma si potrà consolare con il probabile seggio conquistato a Varapodio, dove concorreva con una lista contro l’eletto sindaco Orlando Fazzolari. Insomma Stefania Calderone ha raccolto il sostegno trasversale della Richichi e del gruppo di Forza Italia legato a Micari. E Saccomanno non ha fatto altro che anticipare un passaggio politico che a quanto pare si sarebbe comunque materializzato in Consiglio.

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