venerdì,Aprile 26 2024

Ponte sullo Stretto, Occhiuto trova Meloni e Schifani come alleati: ora il progetto può partire davvero

Congiuntura politica irripetibile dopo il trionfo elettorale del centrodestra. Ma le incognite sono tantissime

Ponte sullo Stretto, Occhiuto trova Meloni e Schifani come alleati: ora il progetto può partire davvero


Rischiava seriamente di diventare la più grande beffa del secolo, invece, con una congiuntura difficilmente replicabile, il Ponte sullo Stretto potrebbe essere un progetto politicamente ben sorretto.
Probabilmente a quest’ennesimo annuncio i cittadini non crederanno più dopo 50 anni di parole e soldi in spesi in progetti rimasti ad oggi solo sulle carte. Ma la realtà è che per la prima volta da quando si pensa alla mega opera che unisca le due sponde dello Stretto, Sicilia e Calabria hanno un Governo di centrodestra che va a braccetto con quello, in fase di costruzione, nazionale.
Certo, questo non basterà a fermare associazioni ambientaliste e “no ponte” che, in questi 20 anni, si sono opposte in tutti i modi alla realizzazione della struttura di collegamento. Di certo il sogno del ponte ha lasciato già tracce indelebili nel territorio, basti pensare alla gigantesca incompiuta a Villa San Giovanni, la cosiddetta variante di Cannitello, un’intubata propedeutica alla realizzazione del ponte rimasta lì a deturpare la città.

Ma i soldi spesi in anni di progettazioni e liti dove andranno a finire? Quanto del lavoro fatto potrà essere recuperato e, invece, quanto denaro pubblico sarà stato sprecato?
Interrogativi che, oggi, soprattutto dopo le parole del presidente Roberto Occhiuto, tornano in modo prorompente: «Questa volta ci sono condizioni irripetibili: un governo di centrodestra e due presidenti di Forza Italia». Ma basterà questa unione d’intenti a far passare il sogno dalle carte ai cantieri?

I COSTI

Numeri esorbitanti e penali da capogiro. In realtà è dal 1870 che il Ponte sullo Stretto continua a far parlare di sé e ciclicamente torna a essere protagonista delle agende di Governo che, in ogni occasione, si sono trovate a fare i conti con il nodo cruciale che riguarda le cifre del progetto, che dovrebbero aggirarsi sui quattro miliardi di euro. Una cifra parziale che negli anni è lievitata arrivando quasi a raddoppiare.

La soluzione più volte è stata intravista in un project financing in cui le imprese investono nella realizzazione dell’opera e poi recuperano il denaro attraverso i pedaggi, ma così facendo il costo raddoppierebbe, in quanto al costo vivo dell’opera andrebbero aggiunti ulteriori oneri finanziari, per un totale di spesa di 8 miliardi.
Ma solo l’idea del Ponte, in più di cento anni, ha raccolto tante grane. La più costosa, senza dubbio nel 2005 quando l’appalto venne vinto dal consorzio di imprese Eurolink ma sette anni dopo il governo Monti annullò il contratto. A seguito di questa decisione, Eurolink presentò un ricorso, chiedendo danni per 900 milioni di euro. Nessuno sa con esattezza quanto siano costati questi decenni di progettazioni, studi e false partenze. Nel 2009 la Corte dei Conti ha stimato che, soltanto nel periodo 1982-2005, siano stati spesi quasi 130 milioni di euro. Altre stime portano il costo totale a circa 600 milioni di euro.

PERICOLO SISMICO

Ma se negli anni la questione relativa ai costi ha fatto discutere, quella che ha creato maggiori resistenze è stata, invece, quella relativa all’impatto ambientale. Da Bagnara a Villa San Giovanni e, in egual misura su tutto il versante messinese, la terra continua a franare, dando chiari segnali sulla fragilità di questi territori afflitti da un dissesto idrogeologico imperante. Eppure, nonostante frane e terremoti di diversa natura abbiano messo a dura prova le popolazioni delle due sponde dello Stretto, uno degli argomenti più frequenti del dibattito politico continua a essere il Ponte sullo Stretto. Proprio adesso è utile rimettere sotto i riflettori il punto in assoluto più conteso e che ha scomodato legioni di esperti e ispirato dozzine di volumi: l’elevato rischio sismico che caratterizza i comuni interessati e la resistenza o debolezza della gigantesca opera sospesa.

Da più di 20 anni, la fazione dei contrari continua a domandarsi se, visti i precedenti, non sarebbe meglio lasciar perdere. I meno disfattisti e più propositivi, invece, continuano a chiedersi perché, le energie e i soldi pensati per il Ponte non possano essere reinvestiti per mettere in sicurezza un litorale che continua a franare e le tante abitazioni, scuole, ospedali e luoghi pubblici che di norme antisismiche ne conoscono ben poche.
Alla lunga e intrigata favola del Ponte sullo Stretto hanno contribuito il fior fiore degli ingegneri, italiani e stranieri, pronti a progettare un ponte anti-sisma.

Ma ogni geologo e sismologo che si sia approcciato al progetto ha avuto le sue remore, tutti pronti a confermare e smentire allo stesso tempo.
Insomma, dopo 50 anni passati a raccontarci di un ponte che non c’è, quel che sarebbe utile capire è come la Calabria e la Sicilia collegate dall’ipotetica struttura sospesa reagirebbero in caso di sisma. Un dato rimane certo, tanto in Calabria quanto in Sicilia, e se è vero che la storia insegna non dovrebbe essere ignorato: abusivismo edilizio e dissesto idrogeologico la fanno padrona in una zona ad altissimo rischio sismico.
Tutte questioni che i Governi di centrodestra saranno chiamati ad affrontare.

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