lunedì,Maggio 13 2024

Autonomia differenziata, Occhiuto: «Niente pregiudizi ma serve uniformità»

Il monito del governatore: «La Costituzione si attui nel suo complesso e non a pezzi»

Autonomia differenziata, Occhiuto: «Niente pregiudizi ma serve uniformità»

Autonomia differenziata delle Regioni? «Sì, a patto che la Costituzione si attui nel suo complesso e non “a pezzi“». Lo ha detto in un’intervista al Corriere della Sera il presidente della Calabria, Roberto Occhiuto che non chiude alla bozza di Calderoli: «Non ho chiusure pregiudiziali. L’ho detto in riunione: accettiamo la sfida». Occhiuto ricorda che «non è solo l’articolo 116 a non essere applicato. Anche il 117, il 119. Se lo fossero tutti, in termini di fiscalità il Sud potrebbe persino guadagnarci».

Ad esempio «sull’energia. La mia Regione ne produce molta: il 42% da fonti rinnovabili, poi c’è l’idroelettrico e altro. In totale più di quello che consumano i calabresi. Ma la bolletta ha, in percentuale, le stesse tasse del Veneto. Perché la mia Regione non può mantenere i maggiori introiti fiscali derivanti da una maggiore produzione di energia alternativa?». Oppure «il Porto di Gioia Tauro. È il primo porto d’Italia ma non produce ricchezze in Calabria. Sarebbe giusto mantenere una parte degli oneri doganali».

Occhiuto è d’accordo con il governatore della Puglia Emiliano quando afferma che applicando i Lep è il Sud ad essere avvantaggiato: «La Costituzione prevede l’uniformità su tutto il territorio nazionale. Ma non è così. Si finanzia ciascuna regione secondo la spesa storica: chi aveva meno, e ha potuto spendere di meno, avrà meno. Chi aveva di più sempre di più. Se si aumentano a entrambi le risorse del 10% non si pareggiano le diseguaglianze, si accentuano».

Il governatore della Calabria propone di stabilire i Lep «sui fabbisogni standard, facciamo la perequazione e dopo può partire l’autonomia differenziata. Ma su criteri giusti. È un lavoro complesso che in 20 anni non è mai stato fatto. Ma se si vuole attuare il titolo V bisogna farlo per intero». Fra i temi c’è anche l’istruzione: «Affidarne il governo e l’organizzazione alle Regioni può significare costruire più sistemi scolastici e aumentare le divaricazioni sociali – conclude – a partire dalla formazione e dai saperi, tra regioni più ricche e più povere».

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