lunedì,Aprile 29 2024

Diga sul Metramo, l’associazione “Progetto città della Piana” scrive a Salvini

Al ministro si chiede un intervento urgente affinché si possa mettere in funzione l’importante infrastruttura realizzata 30 anni fa

Diga sul Metramo, l’associazione “Progetto città della Piana” scrive a Salvini

La diga sul Metramo all’attenzione del vicepresidente del Consiglio dei ministri, nonché ministro delle Infrastrutture e dei trasporti Matteo Salvini. Con una lunga e articolata lettera, inviata per conoscenza anche al prefetto di Reggio Calabria Massimo Mariani, al vescovo della diocesi di Oppido-Palmi Francesco Milito, al governatore della Regione Roberto Occhiuto, al sindaco della Città metropolitana Carmelo Versace, ai sindacati regionali di Cgil, Cisl e Uil, ai sindaci della Piana di Gioia Tauro, al presidente dell’Autorità portuale di Gioia Tauro Andrea Agostinelli e al presidente del Consorzio di bonifica di Rosarno Domenico Cannatà, l’associazione “Progetto città della Piana”, guidata dal presidente Armando Foci, ha evidenziato al ministro Salvini l’importanza di mettere in funzione la diga sul Metramo, realizzata 30 anni fa e collaudata da oltre 10 anni.

La missiva

Presentandosi come un’associazione che «opera da anni per lo sviluppo del territorio della Piana di Gioia Tauro e della Calabria», nella missiva si sottolinea che «già da anni questo territorio soffre una perenne crisi idrica e questo coordinamento il 27 giugno del 2021 ha effettuato, con successo, una prima mobilitazione di tutta la Piana per rivendicare l’attivazione della diga sul Metramo, nel comune di Galatro. Da allora abbiamo inoltre, rivolto numerosi inviti a intervenire all’Amministrazione regionale, al Consorzio di bonifica di Rosarno (ente gestore della diga), alla Città metropolitana e ai sindaci di tutto il territorio, ma purtroppo, senza alcun apparente esito».

Detto questo, l’associazione spiega che «a tutt’oggi non si riesce a comprendere come mai un’opera di così alta valenza strategica, risolutiva per lo sviluppo agroindustriale, il turismo e per sconfiggere l’atavica sete di cui soffrono quasi tutti i centri della Calabria, non venga completata e utilizzata, e anzi si assiste a un’inerzia ingiustificabile, come se tale opera sia totalmente caduta in un colpevole dimenticatoio. Non le nascondiamo – si legge nella lettera – che la nostra coscienza si indigna di fronte a questo inconcepibile stato di cose che ci penalizza sotto ogni punto di vista. Sia per le opportunità che sono già andate perse in 30 anni per il mancato utilizzo di questa eccezionale infrastruttura, sia per l’insostenibile e umiliante condizione di abbandono e arretratezza in cui viene tenuta la nostra agricoltura (per carenza di acqua gli agricoltori sono costretti a pompare – a caro prezzo – acqua nei loro campi sempre più in profondità, e ormai pescano solo acqua salmastra che sta bruciando agrumeti, impianti da frutta, ortaggi, fiori)».

L’associazione sostiene quindi che «tutto ciò sta contribuendo ad accelerare anche l’abbandono delle nostre zone interne, l’affossamento di quel timido turismo ecologico-culturale che lentamente si stava profilando, la sofferenza di quelle poche attività produttive esistenti, l’impossibilità di insediarne di nuove e la chiusura di attività commerciali e dei servizi più importanti. Il risultato è che questo stato di cose costringe i nostri giovani a emigrare in massa per mancanza di opportunità di lavoro e sta trasformando la Calabria in un enorme ospizio per anziani, senza che la classe politica e le Istituzioni muovano apparentemente un dito per invertire questa drammatica condizione di avvitamento nel sottosviluppo. Vogliamo capire – afferma – quali siano le cause e gli ostacoli che impediscono la messa in esercizio di questa infrastruttura, conoscere i soggetti – politici e burocratici – cui è stata assegnata la responsabilità della sua realizzazione, sapere se è stato fatto tutto il possibile per superare questa paralisi, se sono disponibili e se si possono ottenere i finanziamenti del Pnrr per completare le opere necessarie e i tempi, speriamo rapidi, che si prevedono per vederne la loro realizzazione».

“Progetto città della Piana” chiede quindi che venga rapidamente trovata «ogni idonea soluzione per utilizzare la diga sul Metramo, completare la galleria di adduzione (per la quale esistono inutilizzati da quasi 20 anni 26,5 milioni di euro, forse ancora disponibili), progettare, finanziare e realizzare la rete di distribuzione delle acque per irrigare almeno 20.000 ettari di terreni agricoli, fornire acqua potabile ai 33 centri abitati della Piana, garantire la fornitura di acqua alle attività produttive e per realizzare infine, sia il progettato impianto antincendio sulle colline delle Serre e dell’Aspromonte (per eliminare il costoso, triste e ricorrente fenomeno degli incendi estivi che distruggono sistematicamente i nostri boschi), sia le due da tempo previste centrali idroelettriche a valle della diga, per la produzione di energia rinnovabile, vera risorsa ecosostenibile per rilanciare le attività produttive».

La missiva si conclude con un appello al ministro Salvini, affinché istituisca «dai suoi uffici un apposito fascicolo sull’argomento diga sul Metramo e che in tempi ristretti, si faccia l’impossibile per sbloccare questa assurda situazione e porre finalmente le condizioni, partendo da acqua e energia, per avviare il tanto agognato sviluppo socio-economico del territorio della Piana di Gioia Tauro e dell’intera Calabria». Dicendosi ottimista, l’associazione auspica quindi di ricevere un invito al Ministero per esporre nei dettagli la situazione e consegnare a Salvini il dossier redatto, oppure un sopralluogo dello stesso ministro sul sito della diga.

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