domenica,Aprile 28 2024

Caos al Comune di Reggio, l’opposizione fa tredici e presenta la mozione: ecco i motivi della sfiducia

La minoranza al completo ha protocollato ieri il documento che accusa Falcomatà per le «non più tollerabili inadempienze nella gestione politica». I tempi dettati dall’art.52 del Tuel

Caos al Comune di Reggio, l’opposizione fa tredici e presenta la mozione: ecco i motivi della sfiducia

«Ce lo chiedono i reggini, ce lo impone il ruolo che rivestiamo». Alla fine le tredici firme per presentare la mozione di sfiducia, il centrodestra le ha trovate. Tutte all’interno dei banchi delle opposizioni. Manca solo la firma di Saverio Pazzano che evidentemente, per come ha fatto capire già da tempo, neanche la voterà. Ci sono i cinque consiglieri della Lega, Nino Minicuci, Giuseppe De Biasi, Armando Neri, Mario Cardia e Antonino Caridi, i tre consiglieri di Forza Italia, Federico Milia, Antonino Maiolino e Roberto Vizzari, ci sono anche Saverio Anghelone per “Noi Moderati”, e il civico Guido Rulli in quota “Minicuci sindaco”, ma ci sono anche Angela Marcianò e Massimo Ripepi.

Tutti insieme hanno apposto «orgogliosamente» la propria firma «sulla parola fine a questa lunga gara al massacro che ha coinvolto la città», in risposta alle «gravi, non più tollerabili, inadempienze nella gestione politica, nonché per la totale e grave mancanza di programmazione, persino delle più elementari azioni amministrative, tale da gettare l’intera città e la comunità reggina in un drammatico stato di degrado».

I motivi della sfiducia

La mozione si muove entro i confini dell’articolo 52 del Tuel che scandisce metodi e tempi di presentazione del documento. Il punto di partenza dei sedici totali che compongono l’anima della mozione è il fatto che il sindaco «non ha raggiunto gli obiettivi programmatici del suo programma elettorale» rallentando in tal modo il rilancio socio economico della città «addossando spesso le responsabilità ad altri». L’opposizione contesta al primo cittadino di aver aumentato il livello di conflittualità con il Consiglio comunale e con i cittadini abbandonando le periferie e indirizzando «le politiche del personale in modo poco chiaro e trasparente, senza un reale rinnovamento della classe dirigente o percorsi legittimi di rotazione». Viene evidenziata poi anche la «perenne crisi igienico-sanitaria» senza attuare politiche risolutive ai fini del miglioramento del servizio di raccolta dei rifiuti solidi urbani, compresa la differenziata. Poi l’opposizione si fa interprete dei sentimenti di sfiducia palesati spesso nel corso delle sedute del civico consesso: «ha mortificato l’impegno dei partiti volto a proporre soluzioni finalizzati a perseguire gli interessi dei cittadini e lo sviluppo e la crescita della città» manifestando nella massima assise cittadina «una costante mancanza di dialogo e confronto con il Consiglio comunale e i cittadini, tali da sacrificare i più essenziali principi di democrazia, svuotando il ruolo dei consiglieri anche rispetto alle loro prerogative di controllo e vigilanza dell’attività amministrativa». L’affondo è naturalmente sulla «disastrosa» programmazione delle attività natalizie «con sperpero di denaro pubblico e nessun risultato», ma critico è il giudizio anche sulla gestione delle politiche sociali «ferme al palo», e sul mancato sviluppo culturale della città. Falcomatà è bocciato anche in materia di lavori pubblici per le «decine di opere strategiche in fase di stallo. Ma l’indice della sfiducia delle opposizioni sale anche per le «ingenti e ripetute perdite di fondi regionali, nazionali ed europei destinati alla città a causa di incompetenza amministrativa e di mancanza di programmazione». In più si evidenzia come il sindaco non abbia garantito l’erogazione dei servizi pubblici essenziali ai reggini, così come a lui è addebitato lo stallo delle commissioni consiliari «fondamentale presidio di agibilità democratica e politica», perpetrando una «gestione individualistica, personalistica ed antidemocratica» della cosa pubblica.

Cosa succederà in aula

La mozione di sfiducia è stata presentata e protocollata ieri pomeriggio e potrà essere discussa in aula non prima di dieci e non oltre trenta giorni dalla sua presentazione. Sottoscritta per come dispone l’articolo 52 dai due quinti dei consiglieri comunali sarà votata per appello nominale ed approvata solo se si raggiungerà la maggioranza assoluta dei componenti dell’assise cittadina. Se approvata, ovviamente, si procederà allo scioglimento del Consiglio.

L’idea dell’opposizione è quindi di mettere con le spalle al muro il Partito democratico e i consiglieri di maggioranza che hanno espresso il loro disappunto per l’atteggiamento del sindaco Giuseppe Falcomatà negli ultimi due mesi in cui è andata in scena un braccio di ferro, a tratti grottesco, per la formazione della giunta del “nuovo inizio” immaginato da Falcomatà.

Nonostante la tempestività della sua presentazione (domenica l’annuncio separato di Forza Italia e Lega e l’intervento normativo di Fratelli d’Italia) rispetto al varo della giunta avvenuto nel giorno dell’epifania, la mozione di sfiducia rischia di essere tardiva, visti gli sviluppi delle ultime ore sulla ripresa delle comunicazioni tra il sindaco e la maggioranza. Prima i segnali distensivi delle forze politiche filtrati dall’interpartitica di lunedì e poi la mano tesa di Falcomatà, fanno intravedere la volontà di non mettere la parola fine a questa esperienza politica. Il «vediamoci al più presto» del sindaco e il «non lasciamo nulla di intentato» dei partiti, sembrano atti eloquenti di un’apertura reciproca che potrebbe concretizzarsi già nella giornata di oggi. Bisognerà capire, rispetto alle tre caselle vuote del nuovo esecutivo – fatta salva la posizione dei Dp di rimanere fuori dalla giunta – se passerà la linea del sindaco di due assessori confermati e un nome tecnico, nuovo, per dare il segno del rinnovamento, o se il Pd insisterà per le tre conferme. Se invece i partiti chiedessero a Falcomatà di ritornare completamente sui suoi passi, la situazione rischierebbe di complicarsi ulteriormente. E allora si, che rientrerebbe in gioco la mozione di sfiducia.

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