venerdì,Aprile 26 2024

Il non futuro dell’Alta velocità, il sapere accademico e la necessità di fare squadra per il territorio

Costa troppo, non abbatte i tempi di percorrenza ed ha un impatto ambientale devastante. Per guardare oltre bisogna tornare all’antico? La politica rifletta

Il non futuro dell’Alta velocità, il sapere accademico e la necessità di fare squadra per il territorio

Informativo, ma anche formativo. Ecco, se si può definire una caratteristica dell’incontro organizzato da ben 16 associazioni attive sul territorio, queste sono le parole giuste. Perché per poter parlare di argomenti importanti come l’Alta velocità ferroviaria, bisogna conoscere, sapere ed essere predisposti al confronto.
La tavola rotonda allestita a Palazzo Alvaro sulle prospettive di un intervento decisivo per abbattere i tempi di percorrenza sulla linea ferrata, non è stato il solito noioso convegno tecnico basato solo su numeri, statistiche e appunto prospettive. Per dirla con il professore Francesco Russo, tutti, hanno portato a casa qualcosa. E in questo caso, quel qualcosa è un interrogativo, o meglio più interrogativi che si riassumono nella domanda: «Qual è la giustificazione per questa grande opera infrastrutturale?»
Non parliamo del Ponte sullo Stretto – il cui spettro aleggia nella sala – ma dell’Alta velocità ferroviaria.
Attraverso uno studio confezionato dal dipartimento d’eccellenza Dies dell’Università Mediterranea, si sono capite tre cose fondamentali: Il progetto dell’Alta velocità in Calabria non risponde ai criteri della sostenibilità economica, ambientale e sociale. Per motivi molto semplici, che a conoscerli, rasentano la banalità.

Russo, che si è occupato anche in qualità di assessore regionale tra il 2015 e il 2020 della Pianificazione dei trasporti calabresi e di Gioia Tauro, ha commentato incisivamente i risultati di questo studio senza fronzoli o tecnicismi di sorta. L’Alta velocità, con il tracciato esistente – per ora solo sulla carta per fortuna, visto che i progetti non ci sono – costerebbe di più, non abbatterebbe i tempi di percorrenza per come ci si aspetta, ed avrebbe un impatto ambientale anche devastante se si considera che attraverserebbe ben quattro parchi nazionali (Pollino, Sila, Serre e Aspromonte). Ma non solo, perché il mancato raggiungimento degli obiettivi in termini di economicità di servizio ed abbattimento dei tempi di percorrenza, continuerebbe a favorire l’uso dell’aereo, con un inquinamento che sarebbe 40 volte superiore all’utilizzo della linea ferrata.
Insomma l’Alta velocità, per come pensata fino ad oggi, rischia di peggiorare la situazione attuale. E c’è da credere al docente universitario che proprio durante il suo mandato a Palazzo Campanella aveva segnato una svolta sul piano ferroviario: solo e soltanto in quel periodo e con la linea convenzionale su cui viaggiano i treni in Calabria il treno che portava da Reggio alla Capitale arrivava in 4 ore 45 minuti. Un’ora in meno rispetto ad oggi. E il paradosso è che lo paghiamo anche di più, non solo rispetto a prima, ma anche rispetto ad altre località a parità di distanza.

Condizioni che avvantaggiano gli uni a danno di altri. La solita storia del divario tra Nord e Sud.
Va da sé che gli interrogativi e l’analisi offerta dal prof, abbia convinto in qualche modo anche la senatrice Tilde Minasi che sostiene con forza l’interventismo infrastrutturale del Ministro Matteo Salvini. Tanto che la stessa parlamentare reggina ha assunto pubblicamente l’impegno di far incontrare il professore Russo con il titolare della delega alle Infrastrutture, proprio per illustrare la nuova, «vecchia», soluzione.
L’idea insomma di tornare all’antico per migliorare il futuro non è quindi così peregrina. In più c’è da considerare che la linea ferrata in questi ultimi anni è migliorata nella sua percorribilità.
Giusto anche per certi versi l’interventismo infrastrutturale avanzato da Ninni Tramontana e da Daniele Diano, che hanno sostanzialmente evidenziato la sofferenza di tante imprese che non sono soltanto enogastronomiche o legate al settore del turismo.

Il sindaco metropolitano Carmelo Versace ha invitato all’unità della deputazione calabrese sul tema. Un po’ come fanno in altre regioni, o addirittura in alcune province calabresi. Perché le scelte devono venire dal territorio e le opere devono essere funzionali ad esso ed alle esigenze della popolazione.
Insomma se c’è una responsabilità, quella deve assumersela la politica, che deve rianimare un dibattito fin troppo asfittico a livello regionale – il richiamo del senatore Nicola Irto alla Vertenza Calabria non è un caso – e poi far valere le ragioni calabresi nei tavoli che contano. È un duro lavoro, ma qualcuno dovrà pur farlo…

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