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Lo stallo di Falcomatà col Pd rallenta la ripartenza: partiti, movimenti e cittadini in attesa di notizie

Rimpallo di responsabilità per le scelte che porteranno alla formazione dell’esecutivo

Lo stallo di Falcomatà col Pd rallenta la ripartenza: partiti, movimenti e cittadini in attesa di notizie

«La città deve andare avanti. Reggio ha bisogno di essere riportata quantomeno sui binari giusti. E per farlo il suo sindaco deve guardare avanti».


Questo scrivevamo il 26 ottobre scorso. Esattamente un mese fa. Quando in altre parole avvertivamo: la città non ha più tempo. Non ha tempo per nuovi veleni politici, per nuovi scontri e incomprensioni partitiche. Non ha tempo, semplicemente perché si propone ai suoi cittadini come immobile su tanti fronti.


Eppure, il tempo, il primo cittadino se lo è preso. Probabilmente costretto dal precipitare degli eventi che hanno trasformato una “formalità” in una nuova telenovela. Quel segnale “nuovo” che avrebbe voluto dare alla città, ai partiti, ai consiglieri e forse anche a sè stesso rischia adesso di travolgerlo, costringendolo ad una impasse politica che non fa bene a nessuno. Aver scelto di responsabilizzare i partiti, di demandare ad essi il compito di promuovere o bocciare i protagonisti dell’esecutivo, evidentemente non è stata la scelta più azzeccata, se poi ai partiti si oppone l’insindacabile (per ora) giudizio alle scelte messe in campo.

Il nodo della giunta


Il nodo, naturalmente, resta la composizione della giunta. Falcomatà vorrebbe fosse composta da due elementi del Partito democratico, da uno a testa per Democratici e progressisti e Italia Viva, da due provenienti dalle liste civiche e da un esterno.
I partiti no. Le formazioni che lo sostengono, infatti, non ci stanno a rinunciare a qualcosa che, qualunque sia la valutazione dell’operato, hanno retto le sorti di Palazzo San Giorgio in un momento molto delicato per la città.

I dem tra prospettive e aspettative


In primis il suo Partito democratico con il quale in realtà i rapporti sono freddi se non freddissimi. Anche perché i democrat non hanno la minima intenzione di scendere da 4 a 2 assessori nel nuovo esecutivo. D’altra parte, fin qui, si è assistito solo ad interlocuzioni slegate fra di loro più che a incontri. Al sindaco piacerebbe una conferma di Mimmetto Battaglia, e ad un certo punto si è fatta strada anche l’idea di un “soccorso” proveniente dal segretario provinciale Antonio Morabito che ha confidato di voler intraprendere questo percorso.

Percorso che gli consentirebbe anche di defilarsi dalla segreteria dove, obiettivamente, al di là di qualche uscita, è risultato in qualche modo impalpabile. D’altra parte il suo coinvolgimento a livello dirigenziale era arrivato sotto le insegne del “candidato di superamento” che spesso non coincide con quello che sarebbe servito. Evidentemente un ruolo che ha interpretato senza tanto trasporto. Ma le voci si rincorrono giorno per giorno. Con nomi, fatti, presunti incontri, ragionamenti che si sprecano che sembrano frutto di una strategia precisa.


Fatto sta che di queste trame, Falcomatà non ne avrebbe ancora parlato col segretario regionale e senatore Nicola Irto, il quale sarebbe tutt’altro che entusiasta di questa intenzione del primo cittadino di ridurre gli assessori dem, in quanto da tutta questa “fase nuova” proprio il Pd ne uscirebbe il più ridimensionato.
Proprio per questa confusione generale, nelle prossime ore – comunque non oltre lunedì – si terrà una riunione tra i quadri dirigenti, gli assessori e i consiglieri del Pd per un confronto serrato sulle richieste del sindaco. L’obiettivo è quello di dare a Falcomatà una risposta univoca e una posizione netta sulla questione.

Gli altri scenari e gli altri partiti


Ma seppur quello col Pd è il nodo più grosso da sciogliere, di fibrillazioni se ne registrano a più livelli. Tra martedì e mercoledì Falcomatà dovrà affrontare la grana Democratici e progressisti di Nino De Gaetano. La storia è nota a tutti ormai, con la necessità di ridurre a 1 gli attuali 2 assessori in giunta. In tanti sostengono che la spunterà Demetrio Delfino. C’è poi da tenere in conto l’intenzione del primo cittadino di tirare fuori dalla partita Ciccio Gangemi eletto in Innamorarsi di Reggio per far spazio a Paola Carbone.

Le solite malelingue dicono che la lista non si sia espressa ma che sia stato lo stesso Falcomatà ad indicarla. In più, c’è da gestire il gelo instauratosi con Italia viva. I più attenti analisti ritengono che la questione Brunetti sia il vero vulnus dell’intera questione giunta. I renziani, rappresentati da Antonino Nocera vogliono poter esprimere un nome, ovviamente diverso dall’ormai ex sindaco facente funzioni con il quale sembra non ci sia più alcun feeling politico.

Non bastasse, c’è da ricomporre il rapporto politico con i socialisti. Anche in questo caso le voci che si rincorrono vorrebbero Irene Calabrò già inserita nell’almanacco di Palazzo San Giorgio. Se così sarà i socialisti perderebbero rappresentanza nell’esecutivo, a fronte del recupero di un consigliere eletto in quella lista – al secolo Nino Zimbalatti – che però sarà “ricompensato” solo con qualche delega. Anche sugli “esterni” che il sindaco non ha nascosto di voler coinvolgere non sembra ci sia una parola definitiva. Di certo, dicono ambienti vicinissimi al Pd, resta in quota sempre il nome di Anna Nucera: per lei si tratterebbe di un ritorno alla Pubblica istruzione.


A questo punto Giuseppe Falcomatà non può più nascondere le difficoltà di una manovra – il rinnovamento della giunta – che rischia di diventare una chimera, allungando i tempi della ripartenza. Da qualsiasi scelta che farà dipenderanno delle conseguenze e lì dovrà assumersi la responsabilità personali e politiche sui nomi che vorrà per comporre la sua nuova o vecchia giunta che sia.

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