lunedì,Maggio 6 2024

Neuropsichiatria infantile? Per Reggio Calabria è un miraggio

Una carenza che anno dopo anno fa sempre più sentire la necessità di un intervento risolutivo perché i bambini affetti da patologie neuropsicologiche non possono essere abbandonati.

Neuropsichiatria infantile?               Per  Reggio Calabria è un miraggio

La Calabria è l’unica Regione di Italia senza unità ospedaliere di neuropsichiatria infantile. Un allarme che anno dopo anno continua ad essere sollevato da realtà diverse ma ugualmente interessate a chiedere e pretendere un sacrosanto diritto. I minori affetti da patologie e disturbi neuropsichiatrici sono costretti a lunghi viaggi per raggiungere le altre regioni con notevoli disagi per loro e costi enormi per le famiglie. I ricoveri sono lunghi e le visite di controllo almeno mensili. Le famiglie che assistono i minori disabili sono al collasso. Per questi motivi medici hanno deciso di dire basta con le discriminazioni. Il grido è chiaro: «Tuteliamo i diritti dei più deboli. Dobbiamo pensare alla sofferenza ed all’ingiustizia di migliaia di bambini diversamente meravigliosi». Medici, angeli ma soprattutto umani che sentendosi soli in questa battaglia hanno deciso di chiedere ai genitori l’aiuto per arrivare ai piani alti. «Ricevetti da una dottoressa in neuropsichiatria infantile che segue i miei figli, una petizione da firmare per rivendicare che in Calabria non esiste una unità ospedaliera di Neuropsichiatria infantile». Lo racconta Silvana Ruggiero nella speranza che  forse, la testimonianza di chi paga in tempo, sacrifici e denaro la mancanza di questo tipo di unità sanitaria per i minori, si prenda più coscienza del problema. Questa carenza incrementa l’esodo fuori regione degli ammalati o bisognosi di cure e controlli che non solo gravano già deflattivo bilancio economico della sanità calabrese ma anche sulle spalle dei genitori, costretti a lunghi viaggi anche per brevi degenze. L’unità ospedaliera di Neuropsichiatria infantile più vicina è quella presso il Policlinico Universitario di Messina, ma dire più vicina non vuol dire con meno disagi – ricorda Silvana che questo calvario lo conosce bene – perché ragazzini che devono ricevere cure o anche un controllo periodico ed abita a Cosenza, Crotone, Longobucco e comunque a chilometri di distanza considerevoli sono sottoposti a stress fisico per la lontananza. «La mia storia è testimonianza oculare che quando un ragazzino è affetto da patologie gravi, tali da dover necessitare del trasporto con ambulanza, il disagio aumenta, perché ci si assume anche il costo dell’ambulanza che privatamente la famiglia deve chiamare e pagare! Cito una frase detta dal Commissario Scura in una intervista “…se ogni cittadino trova nel suo ospedale la risposta ai suoi  problemi non diverrà un emigrante ma resterà a curarsi nella sua regione rafforzandone l’autorevolezza”. Quando si fanno simili affermazioni, vuol dire che di argomenti c’è ne sono pochi da affrontare, lo stesso vale quando lo stesso Dott. Scura afferma che una parte delle colpe per come è ridotta la sanità calabrese è anche dovuta alla rassegnazione dei calabresi». Realtà che fanno riflettere su un sistema sanitario che ancora una volta non da risposte alle esigenze reali. Sono passati anni e le petizioni non sono servite a nulla e nel silenzio assordante i più deboli continuano ad affrontare viaggi estenuanti per avere cure che spesso sono salvavita.

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