domenica,Aprile 28 2024

Consultori familiari inesistenti, Curia: «Longo li ripristini in tempi rapidi»

Dopo la querelle in città sui manifesti contro l'aborto, è emersa ancora più prepotentemente la necessita di strutture e figure dedicate e la "Comunità competente" si è fatta portavoce

Consultori familiari inesistenti, Curia: «Longo li ripristini in tempi rapidi»

Sono medici e professioni sanitari di tutta la Calabria che ancora una volta provano a porgere una mano al commissario alla Sanità Guido Longo che, almeno fino ad oggi, non sembra aver accolto la disponibilità. Questa volta la richiesta della Comunità Competente riguarda un aspetto fondamentale per la sanità calabrese e la richiesta è chiara  un’assunzione di responsabilità per ripristinare in tempi rapidi il ruolo e la funzione dei Consultori Familiari. E il dottor Rubens Curia ha portato avanti questa istanza nata dall’incontro di numerose Associazioni e operatori consultoriali sul tema del “valore culturale dei Consultori familiari” organizzato da “Donne e Diritti” e “Comunità Competente” per riflettere sul ruolo del Consultorio Familiare in Calabria alla luce dei futuri “Atti Aziendali” che i Commissari delle Aziende Sanitarie dovranno elaborare entro 50 giorni.

Il ruolo fondamentale dei consultori

«Da tale incontro è emerso con forza che anni di “Piano di rientro”, con il blocco del turnover, hanno “desertificato “i Servizi Territoriali” svuotando di personale i Consultori, favorendo una errata cultura “ospedalocentrica” che ha messo in crisi il ruolo fondamentale delle “Strutture sociosanitarie territoriali intermedie” e intasando gli ospedali con prestazioni prettamente territoriali. È opportuno ricordare che: Il Consultorio familiare previsto da leggi nazionali (405/75; 34/96; 194/78), regionali (26/77), progetti obiettivo (POMI), deve svolgere le sue attività in locali ben definiti, con una dotazione di personale precisa e strumentazione ad hoc (Decreto del Presidente della Giunta Regionale 28/12). Questa peculiarità deve essere rivendicata con forza nella nostra Regione rammentando che, questi atti normativi, nascono in seguito alle lotte dei movimenti femminili che hanno preso vigore a partire dagli anni ’60. Ricordiamo, inoltre, che l’Accordo Stato-Regioni del 16/12/2010 stabilisce la presenza di un Consultorio h 12 laddove è stato soppresso un Punto nascita, come, purtroppo, si è verificato in molti territori della nostra Regione.

Aiuti fondamentali

Il Consultorio, attraverso un modernissimo modello di servizio sociosanitario, è dotato di una equipe multidisciplinare in cui le varie figure professionali (Assistente sociale /Ginecologo/Infermiere professionale/Ostetrica/Pediatra e Psicologo) interagiscono tra loro con una visione olistica della persona, garantendo funzioni sociosanitarie che, offrendo gratuitamente assistenza al singolo, alla coppia, alla famiglia, ai gruppi sociali, forniscono risposte efficaci alla tutela della salute della donna e alla sua soggettività, al percorso nascita, alle relazioni familiari, alla promozione della salute e prevenzione della malattia, al fenomeno, purtroppo, crescente della violenza sulle donne e le successive sequele, alle problematiche adolescenziali, alle esigenze legate ai rapporti con i Tribunali minorili e molto altro. L’equipe del Consultorio, a nostro parere, deve avvalersi, in qualità di consulenti, di altre figure professionali quali il mediatore linguistico-culturale, il legale, il neuropsichiatra infantile, l’andrologo, il genetista».

Calabria di serie B

Nonostante il ruolo centrale dei consultori però, la Calabria è ancora vittima di tagli e non di investimenti. «lo stato in cui versano i Consultori in questa sciagurata Regione è desolante: da alcuni anni in qua, i Consultori sono stati in gran parte smantellati e, laddove sono ancora esistenti, si è andato progressivamente snaturando il loro ruolo centrale come servizi di prevenzione e accoglienza delle istanze territoriali, la loro natura socio-sanitaria, laica, libera e gratuita; le figure professionali presenti risultano inferiori agli standard previsti; i pochi psicologi rimasti in servizio sono totalmente assorbiti delle numerose prestazioni richieste dagli Uffici Giudiziari, con ciò dovendo, di fatto, sacrificare le attività prettamente consultoriali, lo stesso dicasi per le assistenti sociali e le ostetriche.

I ginecologi sono nella quasi totalità “obbiettori di coscienza” e ciò determina un disservizio che impedisce la piena applicazione della legge 194/78 e quindi nega il diritto delle donne all’autodeterminazione e le costringe ad una mobilità forzata per accedere alle prestazioni sull’I.V.G.. E’ fondamentale contrastare la medicalizzazione del Consultorio valorizzando il lavoro in equipe con la cura delle relazioni familiari in momenti cruciali del loro ciclo vitale (nascita, adozioni, affidi, fertilità assistita, educazione dei figli, divorzio) ricordando che il Consultorio Familiare è l’unico Servizio in cui è permesso l’accesso ai minorenni anche in assenza del consenso degli esercenti la “responsabilità genitoriale”. Se a questo depauperamento del Servizio si aggiunge la crescente complessità dei rischi e dei bisogni, l’aumento delle disuguaglianze, la galoppante povertà economica ed educativa, l’emersione di nuove soggettività e, soprattutto, l’incalzante predominio delle strutture private, il quadro che ne emerge è desolante. Tutto questo, per noi è inaccettabile. Mai come in questa fase storica mondiale si è compreso il ruolo centrale della salute pubblica, la necessità dell’offerta attiva territoriale, l’imprescindibilità dell’appropriatezza dei servizi sanitari di prossimità e i consultori non possono essere, come stanno diventando, nelle migliori delle ipotesi “ambulatori ginecologici”».

Le richieste

Mala richiesta della comunità competente va oltre per dare un segnale che sia una scossa per la riorganizzazione di un sistema sanitario ancora fortemente compromesso. «Pertanto, intendiamo richiamare le istituzioni che si apprestano ad elaborare gli “ Atti Aziendali”, ad un’assunzione di responsabilità perché si impegnino a ripristinare in tempi rapidi il ruolo e la funzione dei Consultori Familiari che, lo stesso ministro Speranza, il 5 febbraio 2020 in occasione dell’Assemblea Nazionale sui Consultori, ha definito “pilastri del welfare sociosanitario” e il Presidente del Consiglio Draghi nelle dichiarazioni programmatiche del 17 febbraio scorso in Senato ha rammentato. Chiediamo che i Consultori siano adeguanti ai nuovi bisogni che i mutamenti sociali hanno prodotto in questi anni, alle nuove soggettività, alle conoscenze basate sulle evidenze scientifiche e all’epidemiologia, nonché alle molteplici funzioni richiamate dai LEA, dal Progetto Obiettivo Materno Infantile (POMI) che indica, con estrema chiarezza e proposte operative la necessità di: Integrare i Servizi di 1°livello (promozione della salute), 2° livello (cure specialistiche e diagnostica ambulatoriale) e di 3° livello ( cure intensive e diagnostica complessa). Operare secondo il modello dell’empowerment e con le modalità della offerta attiva».

top