Salute mentale, sempre più uso di farmici e contenzione meccanica e meno riabilitazione

La situazione del settore della salute mentale in Calabria è allarmante e la fotografia venuta fuori dall’incontro organizzato da Immacolata Cassalia consigliera nazionale Unasam delegata della regione Calabria, è quanto mai esplicita. «Gli indicatori che si riferiscono alle risorse economiche della Regione Calabria sulla “Sanità” e in particolare sul settore Salute Mentale mostrano rilevanti mancanze, il costo procapite -28.8%, la spesa sullo SFR -21,3%, la prestazione per l’utente è inferiore -26.3%, nel nostro settore il ricorso allo TSO +31,3%, il contatto dei servizi territoriali entro 14gg dalla dimissione ospedaliere -61,8%. Smisurato è il ricorso agli antipsicotici +7,3% rispetto alle altre regioni d’Italia. Da report sullo TSO nelle varie ASP della Calabria nell’anno 2019 sono stati realizzati 353 TSO con 76 contenzione meccanica di cui un decesso. L’aggruppamento dei CSM ( Centri Salute Mentale) hanno desertificato i servizi di presa in carico delle persone che esprimono una fragilità mentale, in particolare in varie aree dei centri montani. Le persone con necessità, così, rimangono intrappolati nell’isolamento delle proprie debolezze influenzando la loro vita e quella dei familiari».

Le parole della Cassalia e i report presentati lasciano poco spazio all’immaginazione e la conseguenza è certa: «La mancanza di cura lacera le condizioni complessive della persona lasciandola nell’immobilismo e nella stagnazione del proprio bisogno, la scarsa attenzione all’ascolto, le mancate o inadeguate risposte da chi sostiene una psichiatria custodistica, non rispettosa dei diritti, provocano immobilità e annullamento della persona con fragilità mentale. Soprattutto manca un dialogo fra gli attori della sanità calabrese, questo pregiudica la tempestività e continuità delle cure lasciando spazio solo a una residenzialità che esprime illegalità e logiche manicomiali, poiché sostiene gli utenti con la farmacologia che è priva d’integrazione sociale e del pieno riconoscimento di quelli che sono i principi della legge 180 riforma psichiatrica e dell’883 del sistema sanitario che affermano la qualità della vita da prima istituzionalizzata che riabilitano, che seguono i servizi territoriali e di vicinanza per trovare a migliorare situazione della propria qualità della vita».

L’intervento dell’assessore al welfare Demetro Delfino ha suggellato un primo impegno della politica per iniziare un percorso che miri a includere e ripensare la salute mentale nel territorio. L’impegno parte dall’apertura di uno sportello dedicato alle persone che vivono una fragilità mentale.

Dal dibattito con gli esperti, lo psichiatra Pietro Neri, il dottor Antonio Santisi e il dottor Rubens Curia, è emersa la necessità di fare rete. Per la Cassalia, infatti, «bisogna creare percorsi di tutele di diritti della persona offrendo reali sostegni anche psicologico supportato anche dalla domiciliarità, sviluppando progetti di riabilitazione, progetti personalizzati, residenzialità socio-educativa, l’assistenza al diritto di cittadinanza, diritto al lavoro e all’abitare, autonomia compromessa e limitata dal vuoto di programmazione, di contenimento farmacologico e di chiusura alla partecipazione della vita sociale, bisogna rielaborare una manifestazione di sinergia, un’organizzazione dei servizi di salute e di salute mentale della cittadinanza come prevenzione miglioramento  della qualità della vita delle persone da attribuire alla Regione Calabria latitante da molti anni su queste necessità e anche allo Stato poiché queste disuguaglianze non sono mai cessati».

I tagli sulla salute e in particolare sulla salute mentale hanno portato maggior criticità dei servizi, non s’è mai adeguato il quadro del personale, non s’è dato a quelle figure: psichiatri, psicologi, psicoterapeutici, tecnici della riabilitazione, infermieri, assistenti sociali, di lavorare nella ripresa, nella prevenzione, abbandonando tutto il settore in termine di servizi, procurando malessere ai familiari e agli utenti che così non hanno punti di riferimento e alternative. «Serve che la collettività esca dall’indifferenza e dall’incuria pensando che quello che accade all’altro non lo riguarda, la violazione di un diritto per l’altro, la limitazione della libertà dell’altro toglie a ognuno di noi un pezzo di libertà, di dignità, di soggettività di diritto, è una violenza, una violenza che distrugge le idee forti di cui è fondata la nostra costituzione. Bisogna contrastare comportamenti violenti promuovere pratiche di miglioramento della qualità della vita potenziando una rete dei servizi di salute mentale inclusivi, integrati e ramificati sul territorio. Potenziare i Dipartimenti della Salute Mentale con assunzione diversificate nei ruoli, attuare una riformazione universitaria continua ispirata alla legge 180 e orientata a percorsi ripresa e di emancipazione, a sostegno per l’intera vita alla salute mentale di comunità. Bisogna attuare l’adeguamento delle strutture in particolare con riqualificazione riprogettazione e potenziamento dei Centri di Salute Mentale h12/24 dotato di un’equipe multidisciplinare, mobile capace di fornire risposte integrate ai luoghi di vita delle persone, anche nelle situazione di crisi e di acuzie.

I servizi di Diagnosi e Cura liberi da contenzione e strettamente integrati ai servizi territoriali. Ove è necessario occorre un adeguamento dimensionamento dei bacini di utenza dei servizi. Attuare l’adozione con riferimenti di progetti di cura personalizzati, sostenuti dal Budget di salute, emacipativi e partecipati come inserimento lavorativo, abitativo, scolastico e sociale in collaborazione con la cooperazione sociale e con un’integrazione fra ASP, DSM e servizi del Comune. Programmare azione per il superamento delle strutture di residenzialità protetta, sostituire i luoghi dell’esclusione con luoghi della vita, organizzando forme abitative supportato per una vita autonoma della persona con fragilità mentale, evitando di sostenere ogni azione che prevede l’istituzionalizzazione della persona. Attuare azioni  per il superamento delle pratiche repressive quale contenzione meccanica con formazione e conoscenza e l’utilizzo improprio dei TSO. Concretizzare per sostenere la piena attuazione della legge 81/214 sul superamento degli OPG, privilegiando misure non identificative territoriali  e adeguando i DSM per una efficacia presa in carica dei prosciolti per infermità mentale sia per le persone detenute con soppravvento disturbo psichiatrico.Da poco tempo s’è conclusa la seconda Conferenza Nazionale sulla Salute Mentale non programmata dal 2008 spinta da associazioni di utenti e familiari che per tre anni  l’hanno programmata sostituendo il governo». Il dato emerso è preoccupante. Bisogna ripensare e ricollegare le risorse di comunità.

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