giovedì,Maggio 2 2024

Positivi al Covid: tampone all’Asp o in istituto privato? Ecco le regole per uscire da isolamento e quarantena

Il dirigente Asp Sandro Giuffrida: «Chi è positivo anche se asintomatico non può assolutamente uscire da casa». Le domande e le risposte più frequenti su quarantena, isolamento e sorveglianza attiva e cosa deve fare un positivo per riottenere il green pass

Positivi al Covid: tampone all’Asp o in istituto privato? Ecco le regole per uscire da isolamento e quarantena

Con oltre 6mila contagi il sistema di tracciamento e monitoraggio dei positivi è rallentato drasticamente. Così capita, sempre più spesso, che le attese dei risultati dei tamponi da parte dell’Asp si allungano. Possono passare anche 5 giorni per sapere se è arrivata la negativizzazione o meno.

I tamponi da processare sono tanti e le strutture sono in affanno ma dal dirigente del dipartimento di prevenzione e salute dell’Asp Sandro Giuffrida arriva l’imperativo: «Chi è positivo anche se asintomatico non può assolutamente uscire da casa. Proprio per questo non è possibile effettuare tamponi nelle strutture private anche se convenzionate. È possibile che il personale delle Usca, visto il sovraccarico del sistema, una volta valutata la situazione possa chiedere di recarsi in sicurezza in una struttura dedicata. Se, invece, una struttura convenzionata ha un servizio di tamponi a domicilio allora sarà possibile ottenere il risultato valido anche in caso di negatività». Le domande che si rincorrono in questi giorni di cambiamenti dove i positivi aumentano e la confusione regna sovrana.

Per la fine della quarantena un tampone rapido di ultima generazione andrebbe comunque bene ma i laboratori privati dovrebbero comunque effettuarlo a domicilio.

Quarantena non più equiparabile alla malattia

Cambia anche la quarantena e la permanenza domiciliare fiduciaria (che interessa le persone che hanno fatto ingresso in Italia da zone a rischio) non sono più equiparabili alla malattia. Il periodo di malattia è coperto dall’Inps e il governo non ha rifinanziato la misura.

Come risulta dal sito dell’istituto, «il decreto-legge 21 ottobre 2021, n. 146 ha modificato la disciplina delle tutele previste, durante l’emergenza Covid-19, per i lavoratori in quarantena e per i cosiddetti lavoratori “fragili”. La nuova norma stabilisce che l’equiparazione a malattia del periodo trascorso in quarantena con sorveglianza attiva o in permanenza domiciliare fiduciaria con sorveglianza attiva dai lavoratori del settore privato è riconosciuta fino al 31 dicembre 2021, a fronte di apposito stanziamento».

Che cos’è la quarantena

È una misura che si attua ad una persona sana — un «contatto stretto», quindi, di una persona positiva al coronavirus. L’obiettivo della quarantena è quello di monitorare i sintomi e identificare subito nuovi casi.

Cos’è l’isolamento

È una misura che si attua a una persone affetta da Covid, che viene separata da quelle sane per impedire la diffusione dell’infezione «durante il periodo di trasmissibilità».

Che cos’è la «sorveglianza attiva»

È una misura durante la quale un operatore di sanità pubblica contatta ogni giorno la persona in sorveglianza per avere notizie sulle sue condizioni di salute.

Cosa deve fare un contatto stretto

Non deve più fare la quarantena chi ha completato il ciclo vaccinale primario o la dose di richiamo o è guarito da 120 giorni. Fino al decimo giorno successivo all’ultimo contatto stretto, queste persone hanno l’obbligo di indossare i dispositivi di protezione delle vie respiratorie di tipo Ffp2 e di effettuare — solo qualora siano sintomatici — un test antigenico rapido o molecolare al quinto giorno successivo all’ultima esposizione al caso.

Per i vaccinati da più di quattro mesi, invece, la quarantena scende da 7 a 5 giorni, con obbligo di tampone negativo al termine di periodo di isolamento. Invece chi non è vaccinato (e i lavoratori No Vax sono circa 2,5 milioni) o non è guarito dal Covid hanno l’obbligo di rimanere in quarantena per dieci giorni.

Cosa deve fare un positivo?

Chi è positivo al coronavirus ed è sintomatico, deve stare in isolamento per un minimo di 10 giorni dalla comparsa dei sintomi, al termine dei quali è necessario effettuare un test antigenico o molecolare dopo almeno tre giorni senza sintomi (non considerando le alterazioni dell’olfatto e del gusto). In caso di esito negativo, si può tornare alla vita di tutti i giorni.

Per chi è positivo ma è sempre stato asintomatico, i casi sono due:

Per chi non ha ricevuto la terza dose o completato il ciclo vaccinale primario (due dosi) da 120 giorni o meno valgono gli stessi 10 giorni di isolamento previsti per i sintomatici (sempre con test antigenico o molecolare negativo «in uscita»), ma a partire dalla data in cui ci si è sottoposti al tampone con esito positivo.

Per chi ha ricevuto la terza dose o completato il ciclo vaccinale primario (due dosi) da 120 giorni o meno la durata dell’isolamento è stata portata da 10 a 7 giorni dal tampone positivo (anche in questo caso con obbligo di effettuare un test antigenico o molecolare negativo finale).

In tutti i casi se il tampone finale continua a risultare positivo si può comunque uscire dall’isolamento dopo 21 giorni, ma solo a patto che nell’ultima settimana non si siano verificati sintomi.

Come riottenere il green pass una volta negativi?

Attualmente il medico di base, una volta emesso il certificato di guarigione, provvede manualmente allo sblocco sulla piattaforma nazionale.

A breve basterà l’esito negativo di un test molecolare o antigenico. Si tratta, nello specifico, del principio del «doppio automatismo»: visto che il tampone positivo sospende green pass, il tampone negativo lo deve riattivare.

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