venerdì,Aprile 26 2024

Sanità, i bandi dell’Asp di Reggio sempre deserti: ecco perché arrivano i medici cubani

Una situazione che rende ancora più drammatica e inadeguata l’offerta sanitaria che, in assenza di posizioni qualificate e specializzate, non può garantire standard sufficienti

Sanità, i bandi dell’Asp di Reggio sempre deserti: ecco perché arrivano i medici cubani

Esiste un macro-problema nel sistema sanità in Calabria ed è quello legato al personale. Lo stesso che, di fatto, ha portato all’estrema misura dell’assunzione quasi 500 medici cubani che tanto sta facendo discutere a livello internazionale. La Calabria così rischia di divenire un modello da imitare o fallimentare, questo lo si capirà con il tempo, intanto restano interrogativi importanti sul perché e come si è arrivati a quest’ultima spiaggia.

Bandi Asp Reggio Calabria

Basta prendere, ad esempio, i dati relativi ai bandi e alle assunzioni nella provincia di Reggio Calabria per poi replicarli a livello regionale, per rendersi conto che, più di qualcosa non torna. In particolare, negli scorsi anni, come confermato dall’allora commissario dell’Asp Gianluigi Scaffidi, sono stati banditi diversi concorsi per altrettante posizioni scoperte nel territorio reggino ma, nonostante si trattasse di contratti a tempo indeterminato, la risposta è stata negativa.

Basti pensare che il bando per assumere 4 pediatri è stato espletato per ben due volte e solo uno è stato assunto. Stessa sorte per 7 anestesisti, il primo bando su diciotto domande non si è presentato nessuno, la seconda su una decina uno solo ha accettato di prendere servizio. Non cambia la situazione se si parla della cardiologia, su 28 richieste di utilizzo graduatoria del Pugliese per 4 posti a Polistena nessuno ha accettato. Peggiora la situazione al Pronto Soccorso dove
su una decina di domande nessuno aveva i requisiti mentre in ortopedia per 3 posti (estendibili a 8) si è riusciti ad acquisire solo 2 medici.

Insomma, la questione relativa al personale non appare così scontata perché se da un lato sono le posizioni precarie a rendere meno appetibile il territorio calabrese, dall’altro anche concorsi a tempo indeterminato vanno ripetutamente deserti. Una situazione che rende ancora più drammatica e inadeguata l’offerta sanitaria che, in assenza di posizioni qualificate e specializzate non può garantire standard sufficienti.

Modifiche legislative necessarie

E a dare una lettura critica di quanto sta accadendo in Calabria è Domenico Minniti in qualità di presidente regionale e coordinatore della Commissione nazionale CCNL AAROI EMAC (Associazione Anestesisti Rianimatori Ospedalieri Italiani – Emergenza ed Area Critica). «Il Decreto Calabria consente l’assunzione a tempo determinato dei Medici Specializzandi del quarto e quinto anno. Il comma 547 della legge 145/2018 s.m.i. si spinge fino ad autorizzare l’assunzione degli Specializzandi iscritti al terzo anno. Se ci fermassimo qui, allora, tutto sarebbe sistemato. Peccato che la possibilità di assumere con procedura concorsuale i giovani Colleghi conferita ope legis alle Aziende non modifichi la norma che vincola la loro autonomia professionale: il D. Lgs. 368/1999 all’art. 38 comma 3, all’ultimo periodo recita infatti testualmente “In nessun caso l’attività del medico in formazione specialistica è sostitutiva del personale di ruolo”.

A ciò si aggiunga poi anche che i Medici Specializzandi, da soli, tranne che per le visite ambulatoriali successive alla prima, non ci possono proprio stare. Per inciso, ai nostri Specializzandi (Anestesia e Rianimazione n.d.r.) non è consentito neanche quello. Fine dei giochi».
Minniti nel suo commento nel quotidiano sanità ribadisce che dopo l’emergenza covid «siamo allo stremo. Questo stato di cose, in assenza di alternative percorribili e pur di garantire ai nostri corregionali l’erogazione dei Livelli Essenziali di Assistenza induce, ahinoi, quantomeno a provare questa strada. Oppure, dato lo stato di necessità, dovrebbe indurre ad apportare una rapida modifica all’art. 38 relativamente all’autonomia professionale degli Specializzandi.

Poi si dovrebbe pensare ad un incremento, rispetto alle indicazioni ministeriali, del numero delle borse di specializzazione nelle discipline più critiche, attraverso un ampliamento della rete formativa universitaria ed un incremento di quello degli iscritti ai corsi per i Medici di Medicina Generale. Il tutto a valere su fondi regionali. E soprattutto, oltre all’importanza degli aspetti retributivi, ed in particolare il riferimento è a quello dei Medici dei Dipartimenti di Emergenza Urgenza, area nella quale è più evidente la crisi di sistema, occorrerebbe puntare anche al benessere organizzativo dei professionisti. È questa, infatti, la seconda nota dolente, dopo quella economica, che contribuisce ad allontanare i Medici dalla sanità pubblica».

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