sabato,Maggio 4 2024

Ospedale di Oppido, il Comitato sprona Giannetta: «Perché non porta la questione in Consiglio regionale?»

Attraverso un post pubblicato sulla propria pagina Facebook i cittadini chiedono al consigliere regionale di fare qualcosa affinché la fascia preaspromontana non rimanga senza assistenza sanitaria

Ospedale di Oppido, il Comitato sprona Giannetta: «Perché non porta la questione in Consiglio regionale?»

Doccia fredda per il “Comitato spontaneo 19 febbraio a difesa dell’ospedale Maria Pia di Savoia di Oppido Mamertina”. Dall’atto aziendale dell’Asp di Reggio Calabria si è appreso che nessun intervento è previsto per il nosocomio di Oppido. Una notizia che ha lascito di stucco il Comitato, che quasi due mesi fa ha messo in piedi un sit-in di protesta permanente, con lo scopo di scongiurare la chiusura dell’ospedale cittadino e ottenere che venga potenziato e riconosciuto presidio sanitario di zona disagiata.

Con un lungo post pubblicato sulla propria pagina Facebook, dal quale trapela tutta l’amarezza che la notizia ha suscitato, il Comitato questa volta si rivolge al consigliere regionale Domenico Giannetta, che di professione fa il medico e soprattutto è di Oppido Mamertina, affinché faccia qualcosa per sovvertire le sorti del presidio ospedaliero e garantire la giusta assistenza sanitaria ai cittadini della fascia preaspromontana della Piana di Gioia Tauro. «Nelle ore in cui apprendiamo che nell’atto aziendale dell’Asp reggina, trasmesso a tutti i sindaci dei Comuni interessati, non vi è alcuno spazio per Oppido Mamertina – si legge nel post – attraverso i canali social risuona l’appello del consigliere regionale oppidese Domenico Giannetta al quale, rivolgiamo il nostro plauso per la sensibilità dimostrata nel “non lasciare i calabresi senza medico di famiglia”, ma al quale chiediamo se ritiene che sia ormai superata e risolta la questione della mancanza di assistenza sanitaria nel territorio pre-aspromontano e aspromontano o se ritiene la questione di secondaria importanza».

Rivolgendosi direttamente a lui, il Comitato scrive: «Caro consigliere Domenico Giannetta ci chiediamo e le chiediamo se “gli onorevoli colleghi consiglieri” siano a conoscenza di ciò che sta accadendo nel suo paese ai piedi dell’Aspromonte o se ritiene che non sia necessario porre all’attenzione della massima assise regionale la questione oppidese che, se non altro, la riguarda per competenza territoriale. Nella seconda ipotesi, considerando che diversi suoi colleghi, appartenenti alla sua corrente politica, evitano di occuparsi della questione per non invaderle il territorio, qualora lo dicesse, loro si sentirebbero liberi di occuparsene. Non ritiene necessario approfittare della sensibilità dei suoi colleghi per raccontare che dal 19 febbraio un gruppo di suoi compaesani, per evitare di lasciare un’intera area geografica disagiata senza alcuna assistenza sanitaria, si sono costituiti in un Comitato spontaneo e presidiano la struttura in attesa di risposte? Non crede che sia importante non lasciare un’intera area senza assistenza sanitaria?».

Detto questo il Comitato fa “mea culpa” per non aver formalizzato una richiesta in tal senso, «ma lei sicuramente è a conoscenza che dopo la sua visita, unitamente alla commissaria dell’Asp Di Furia, il nodo al fazzoletto non si può ancora sciogliere. La Radiologia è ancora chiusa, perché l’unico dipendente in servizio, su tre ivi indirizzati con ordini di servizio, è in malattia; Oppido e tutti i paesi dell’entroterra aspromontano sono privi di un presidio di gestione dell’emergenza urgenza; che l’ambulanza medicalizzata è diventata pura utopia; che il mini lab non è stato ancora neanche ordinato. Gentile consigliere Giannetta – conclude il Comitato – mentre lei discute, come più volte ci ha detto, nelle stanze dei bottoni, noi cerchiamo in perfetta solitudine di rivendicare un diritto costituzionalmente garantito e siamo sempre più soli ad attendere risposte dal presidente Roberto Occhiuto, con il quale lei ha già interloquito senza renderci partecipi delle decisioni che interessano noi poveri mortali».

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