sabato,Ottobre 12 2024

Sanità malata, dializzati reggini nuovamente sballottolati: «Mancano i posti al Gom, 90enne costretta a viaggiare»

È la storia di una paziente invalida con una figlia pronta a difendere la dignità di una madre gravemente malata costretta ad andare a Scilla per la dialisi

Sanità malata, dializzati reggini nuovamente sballottolati: «Mancano i posti al Gom, 90enne costretta a viaggiare»

È un sistema che ciclicamente mostra le sue falle. Sono i dializzati reggini a dover fare i conti con posti risicati in ospedale e un servizio sul territorio non facilmente raggiungibile.

Il progetto

Per un periodo, grazie a un progetto straordinario volto a smaltire le attese al Grande Ospedale Metropolitano, i dializzati reggini hanno trovato un servizio pronto ad accoglierli. I finanziamenti, però, sono terminati e in men che non si dica il problema si è ripresentato in modo puntuale e, quasi, prevedibile. Si è innescato un meccanismo che genera una serie di disagi nonostante i pazienti riconoscano l’immenso e ottimo lavoro svolto dal reparto di Nefrologia. Cura e rispetto del malato non sono venuti meno ma l’organizzazione rischia di compromettere ogni sforzo.

Pazienti penalizzati

I malcontenti tra i pazienti che sono stati dirottati sulle strutture territoriali non sono mancati. Un grido d’aiuto, in particolare, è arrivato da una figlia disperata nel vedere ma madre 90enne costretta a dover combattere con una mala organizzazione oltre che con la malattia invalidante. 

La storia

Questa è la storia di una paziente dializzata complessa, quasi novantenne, invalida con necessità di assistenza. «Nei primi mesi del 2021 a seguito di peggioramento delle patologie patite da mia madre – racconta la figlia – è ricoverata presso il reparto di Nefrologia del Gom. Dimessa con necessità di effettuare tre volte la settimana sedute dialitiche presso il centro Dialisi di Reggio Calabria». Inizia così l’odissea della Signora la quale ,dopo un periodo, viene informata che dovrà dializzare presso la Casa della Salute di Scilla.

Il trasferimento a Scilla

«Mia madre, già molto sofferente per le patologie da cui è affetta, aggravate dalla nuova situazione ( sia dal punto di vista fisico che psichico) chiede di poter rimanere presso il nosocomio reggino. Anche in considerazione della notevole  difficoltà del viaggio fino a Scilla per una novantenne.  Purtroppo, però, per motivazioni non note,  è stata, suo malgrado, avviata alle cure della Casa della Salute di Scilla con la rassicurazione che, non appena si fosse creato un posto, sarebbe rientrata presso il nosocomio reggino».

Alla fine di novembre 2022 la Signora è ripresa presso il centro dialisi di Reggio Calabria. Ma non è finita: «In data 22.05.2023 le viene comunicato che, non è più possibile tenerla in cura a Reggio Calabria. A causa del mancato rinnovo di un “Progetto” pertanto avrebbe dovuto effettuare le sedute dialitiche salvavita nuovamente presso la Casa della Salute di Scilla. 

Mia madre si è, però, ripresentata presso il Gom, tremante ed in stato di prostrazione, dove è sottoposta alla seduta dialitica al termine della quale è nuovamente invitata a recarsi, questo giovedì, presso la Casa della Salute di Scilla.  Parliamo di una paziente, quasi novantenne, estremamente instabile dal punto di vista cardio-vascolare come certamente riscontrabile dalle cartelle cliniche del centro dialisi che documentano crisi in corso di trattamento dialitico con tempestivo intervento di equipe sanitaria».

È una voce disperata. La voce di una persona gravemente ammalata che vorrebbe vivere il tempo che rimane dignitosamente. Una richiesta che tutti gli ammalati non dovrebbero neanche fare considerando che stiamo parlando di diritti e non concessioni. 

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