lunedì,Maggio 13 2024

Caso della donna vittima di violenze: Samantha e la figlia intrappolate nei nodi della burocrazia

Dopo le minacce verbali si dimette anche la seconda assistente sociale e dil caso passa al servizio sociale di Mileto. Per gli incontri tra madre e figlia bisognerà attendere ancora

Caso della donna vittima di violenze: Samantha e la figlia intrappolate nei nodi della burocrazia

Pensavamo di potervi raccontare finalmente un lieto fine. La storia è quella di Samantha, una mamma vittima di violenze, che disperatamente cerca di rivedere la sua bambina di appena due anni. Ma non è così. Non è bastato il cambio dell’assistente sociale all’Asp di Vibo. Anche la nuova assistente sociale subentrata nel caso alla precedente si è dimessa perché dice di aver subito aggressioni verbali da parte del padre della bambina. La burocrazia quindi si ferma di nuovo e bisogna ricominciare da capo. Passerà dunque ancora del tempo affinchè Samantha potrà rintracciare la bambina. Ma tutti questi giorni che inutilmente passano hanno un grandissimo peso su Samantha che era già provata da soprusi e sopraffazioni di chi ha cercato di annientarla come donna e come essere umano.

Ricordiamo la storia la storia: dopo tre anni di violenze fisiche e psicologiche e di ogni genere di privazione, la protagonista di questa incredibile vicenda denuncia il carnefice. Il tribunale di Bologna, luogo in cui soggiornava precedentemente la coppia, decide che la loro bambina che oggi ha due anni venga affidata ai nonni paterni, proprio per allontanarla dal genitore violento e dal clima terribile che si respirava in casa e, con l’accordo di tutti, affida la piccola ai genitori dell’ex compagno violento, che però vive nella stessa casa a Mileto. La beffa è che alla donna, al sicuro a Reggio Calabria, e che per il decreto del tribunale di Bologna, ha gli stessi diritti dell’ex compagno, viene impedito di vedere la bambina ormai da più di tre mesi  e mezzo.

La scusa è l’emergenza covid. L’impossibilità favorita, a detta della signora, da un’assistente sociale dell’Asp di Vibo che ha dei rapporti con i nonni della bambina. Fatto sta che, ad oggi, ad emergenza covid abbondantemente terminata Samantha non solo non ha visto la bimba ma è riuscita a parlarle in videochiamata solo due volte, costretta a chiamare al telefono del suo aguzzino e con la bimba troppo piccola che mal si presta a questo tipo di comunicazione.

Dopo il clamore mediatico suscitato dalla nostra denuncia mediatica la prima assistente sociale si dimette, ne subentra una seconda che, aggredita verbalmente, si dimette subito dopo aver avuto un colloquio col padre della bimba dal quasi sente dire che costui ha dei “permessi speciali” (di cui non vi è traccia da nessuna parte) per poter vedere la piccola. Per capire cosa succede Samantha va a Mileto in compagnia del suo legale del foro di Reggio Calabria, l’avvocato Massimo Bambara.

Come racconta quest’ultimo, con le dimissioni della seconda assistente sociale dal caso «la pratica è passata nelle mani del responsabile del Servizio Sociale di Mileto – con cui la donna ed il suo legale hanno avuto un lungo colloquio – In qualità di avvocato ho tenuto a precisare come la bambina sia attualmente collocata presso i nonni, dove vive anche il padre della bambina che ha ad oggi un procedimento penale aperto per maltrattamenti nei confronti della ex compagna presso la Procura di Reggio Emilia. Ho depositato quindi copia della integrazione di denuncia presentata da Samantha il 23 maggio, in cui al reato di maltrattamenti abbiamo segnalato e documentato anche gravi condotte». Morale della favola: bisogna ricominciare da capo; ci vorrà ancora tempo affinchè siano calendarizzati gli incontri tra madre e figlia, in mezzo alla mancanza, al dolore di questo distacco c’è un parola che crea sempre ritardi: burocrazia.

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