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Povertà educativa, nel Reggino il 40% delle famiglie ha redditi bassi e più della metà sono poco istruite

I dati Istat sono stati illustrati in occasione dell’incontro promosso dal Corecom Calabria a palazzo Campanella

Povertà educativa, nel Reggino il 40% delle famiglie ha redditi bassi e più della metà sono poco istruite

In Calabria, regione d’Italia tra le zone d’Europa con il numero più alto di cosiddetti Neet (giovani tra i 15 e i 29 anni che non studiano e non lavorano), nella provincia di Reggio il 40% dei Comuni si classifica come povero. Una percentuale importante ma anche la più bassa della regione. Dunque la provincia reggina è la meno povera della Calabria. Il triste primato è, infatti, della provincia di Cosenza con la percentuale del 50,3%.

Quasi al pari con Vibo Valentia, sfiora il 59%, invece, la percentuale delle famiglie che nella provincia di Reggio Calabria hanno un basso livello di istruzione. Crotone, da questo punto di vista stacca le altre province di oltre dieci punti percentuali con il 70,4%.

I dati Istat sono stati illustrati in occasione della giornata sulla Povertà educativa promossa dal Corecom, Comitato per le Comunicazioni della Calabria, nell’aula Francesco Fortugno di palazzo Campanella a Reggio Calabria.

Povertà e istruzione

Seppure in meno della metà dei comuni reggini le famiglie non vivano in condizioni di indigenza, ciò non è garanzia di accesso a scuole e università. Il quadro è ulteriormente confermato dall’indice di povertà educativa che è più alto a Catanzaro (quasi il 70%) e più basso a Vibo con quasi il 40%. Nel reggino si attesta intorno al 45%.

C’è da chiedersi, dunque, se le scuole e le università siano effettivamente accessibili anche da famiglie che certamente non possono essere definite ricche ma che comunque, secondo il quadro Istat, non vivono in povertà.

L’effettiva accessibilità dipende da molteplici fattori tra i quali la prossimità di scuole e università e l’esistenza di collegamenti tali da renderne il raggiungimento agevole. Fattori che certamente inciderebbero notevolmente nel caso in cui lo spostamento fosse disagevole e comportasse aggravi di costi o, nel caso di università, imponesse la necessità di un trasferimento fuori sede.

Esclusione dalla rete

Certamente accessibile non è la banda larga. Il panorama disastroso e uniforme in tutta la Calabria. In tutte le provincie il numero delle famiglie “non connesse” supera il 70%. Reggio Calabria con il 72,9% segue Vibo, Catanzaro e Crotone con il 74%. L’incidenza aumenta in aree rurali e scarsamente popolate. Dunque non si naviga con tutto ciò che tale condizione comporta. Un’esclusione dalla rete che può diventare esclusione dai servizi. Pensiamo che per accedere alle misure di sostegno e a servizi di assistenza è necessario collegarsi per visionare avvisi, presentare documentazione che comprovi lo stato di bisogno e i requisiti per accedere ai servizi stessi.

Un dato paradigmatico che lascia (più che) supporre l’esistenza di bisogni sommersi che le politiche in atto al momento non intercettano e dunque non soddisfano. Famiglie e bisogni invisibili.

Sistema educativo precario

Il sistema educativo in Calabria è precario anche dal punto di vista “ambientale”. Nel reggino per qualità di edifici e dotazioni, il sistema è classificato come critico rispettivamente nel 41% e nel 54% dei Comuni. Percentuali già importanti ma neppure le più alte. Peggiori sono le condizioni nel vibonese.

Risorse spese male

Eppure in Calabria la spesa per la formazione e l’istruzione, anche se in diminuzione, è superiore alla media nazionale. Supera il 6% a fronte del 3,5%. Dunque le risorse ci sono ma sono spese male e, pertanto, non si traducono in quei servizi necessari per incidere sul sistema del suo complesso. Un sistema in cui tutto è interdipendente.

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