domenica,Aprile 28 2024

Reggio, l’associazione Coscioni: «Sul fine vita fare informazione serve a tutelare chi vuole fare delle scelte»

Un seminario organizzato dalla cellula reggina per fare chiarezza su normativa vigenti e possibilità

Reggio, l’associazione Coscioni: «Sul fine vita fare informazione serve a tutelare chi vuole fare delle scelte»

Un seminario sul tema delicato del “fine vita” per fare chiarezza su normativa vigenti e possibilità.

Verso il XX Congresso dell’Associazione Luca Coscioni per la libertà di ricerca scientifica APS, in programma a Milano dal 20 al 22 ottobre 2023, l’associazione in collaborazione con la Cellula Coscioni Reggio Calabria stamane ha affrontato l’argomento “Fine vita e diritti. A che punto siamo?” al Cine teatro metropolitano. Ad animare il seminario c’erano Emanuele La Rosa, professore associato di Diritto Penale presso l’Università degli Studi di Messina, con un intervento dal titolo “Problemi giuridici del fine vita: notazioni per un diritto penale antipaternalistico”; Delfino Demetrio, assessore al Welfare presso il Comune di Reggio Calabria, con un intervento dal titolo “Scelte di fine vita: Disposizioni Anticipate di Trattamento. Cosa c’è da sapere?”, Ines Barbera, medico Responsabile presso Hospice Fondazione Via delle Stelle di Reggio Calabria, con un intervento dal titolo “Le Cure Palliative: un modello di cura alla fine della vita”; Maria Teresa Prestanicola e Francesco Benedetto, Coordinatrice e Segretario della Cellula Coscioni Reggio Calabria; concluderà i lavori Matteo Mainardi, membro Giunta Associazione Luca Coscioni e Coordinatore campagna Eutanasia Legale.

Come chiarisce Matteo Mainardi: «In Italia abbiamo tanti diritti sul fine vita e questo per molti può sembrare strano perché si pensa che in realtà siamo l’ultimo fanalino di coda d’Europa: ma non è così. Purtroppo in pochi lo sanno, non solo tra la popolazione ma anche tra i sanitari cioè tra coloro che dovrebbero poi applicare queste leggi».

E gli esempi sono tanti: «Dal 2010 abbiamo una legge sulle cure palliative che prevede una rete di cure palliative in tutto il territorio nazionale eppure ancora oggi, a 13 anni da quella legge, la sua applicazione è a macchia di leopardo in giro per l’Italia. E noi ora siamo in una regione dove non si brilla per una grandissima rete di cure palliative. Dal 2018 abbiamo una legge sul testamento biologico che ci dice che abbiamo la possibilità di rifiutare terapie anche se sono salvavita, di sospendere trattamenti sanitari anche se invasivi. Si fa molto semplicemente con un documento da depositare in Comune dove lasciamo dette le nostre volontà. Sempre dal 2018 abbiamo ottenuto la possibilità di accedere al suicidio medicalmente assistito anche in Italia e ancora oggi si parla sempre solo della possibilità Svizzera».

Ignoranza che si combatte solo con l’informazione costante e capillare. «È importante fare informazione per dare innanzitutto tutele alle persone che vogliono fare questo tipo di scelte e quindi indicandogli i percorsi che già nel nostro paese ci sono e non mettendoli in mano di informazioni trovate online di persone che si trovano in altri paesi e non sempre garantiscono al meglio e la tutela e la garanzia dei diritti di quella persona che fa quel tipo di richiesta».

La cellula reggina

«Ci siamo costituiti da pochissimo – aggiunge Maria Teresa Prestanicola – lo scorso marzo. Siamo un gruppo di attivisti conosciute durante la campagna referendaria del 2021 che particolarmente colpiti e uniti, tant’è che, da quel momento, abbiamo deciso di sostenere tutte le iniziative dell’associazione Luca Coscioni e di portare le iniziative nel territorio di Reggio e provincia. Anche se, se dove dovesse essere necessario, interveniamo su tutto il territorio nazionale. Nell’ultimo anno e mezzo abbiamo condotto diverse battaglie e diverse campagne soprattutto informative. Oltre al fine vita ci occupiamo anche di altri di altri temi come per esempio le barriere architettoniche al quale siamo molto legati. C’è disinformazione. Basti pensare alle dat, quando facciamo i tavoli informativi molti confondono questi dat con le cure palliative quindi noi riteniamo che la nostra prima attività è quella di informare il cittadino in modo che possa avere contezza dei propri diritti perché solo conoscendo questi diritti potrà esercitarli».

Il lato giuridico

È decisivo anche comprendere l’approccio giuridico al tema. «Da un lato – afferma La Rosa – c’è grande incertezza perché i vari interventi che si sono succeduti, soprattutto devo dire interventi di carattere giurisprudenziale, perché questo è un terreno nel quale quelle poche evoluzioni che ci sono state, sono state occasionate dalla giurisprudenza il che di per sé non è un male. Tuttavia non è un bene che la difesa dei diritti venga affermata attraverso atti di coraggio di singoli individui.

La situazione è ancora cristallizzata in un arroccamento, da parte dell’ordinamento, verso la difesa della così detta “indisponibilità della vita” perché la possibilità per chi si trova in condizioni terminali o comunque affetto da gravi patologie di decidere sostanzialmente di rinunciare ad una vita che ritiene e non più degna di essere vissuta, sono molto limitate.

Si deve trattare di soggetti affetti da malattie incurabili, che sono pienamente capaci di intendere e di volere, e che siano sottoposti a trattamenti di sostegno vitale quindi siamo sottoposti a cure. Di fatto l’unica cosa che l’ordinamento consente è l’interruzione di queste cure che può avvenire attraverso una semplice astensione, o come previsto in casi limitati dalla Corte costituzionale, attraverso l’aiuto di un medico anche e possa in qualche modo accompagnare il malato verso la fine, una fine serena della sua vita. Gli spazi sono ancora troppo ristretti. Credo che invece sia maturo il tempo per permettere di smettere di parlare di indisponibilità della vita. La vita è inviolabile. L’ordinamento deve difenderci dalle aggressioni della vita che possono venire da terzi mentre invece le scelte individuali, che sono scelte immediate, vengono fatte in un contesto sì di sofferenza, ma di grande riflessione nella maggior parte dei casi. Per questo credo che sia maturo il tempo perché ordinamento rispetti la scelta individuale».

L’approccio al fine vita

«Il coinvolgimento nel congresso della cellula Coscioni – afferma Ines Barbera – anche se poco partecipato, è di fondamentale importanza perchè c’è pochissima conoscenza sull’approccio al fine vita e le sue possibili alternative. Spesso l’eutanasia e le cure palliative vengono messe in contrapposizione e invece sono complementari, una alternativa dell’altra in base ai bisogni specifici e unici della persona».

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