Rosarno, l’appello per salvare la Casa del Popolo Valarioti: «Non disperdiamo la memoria»

Non si cura dell’ora tarda e neppure del suo raffreddore. Il tempo è prezioso e bisogna agire, lo sa bene, per questo non si risparmia e ci racconta quanto sia importante che Rosarno non perda la sua Casa del Popolo, l’unica del territorio metropolitano; quanto sia importante che Rosarno non si veda sottrarre il presidio simbolo di resistenza civile che reca un nome di Peppe Valarioti.

Lui è Angelo Carchidi, portavoce dell’associazione Officina n°8, come il numero civico di via Elvezia a Rosarno dove sorge la Casa del Popolo Valarioti. L’officina invece era quella di Peppe Sergio, biciclettaio le cui mani riparavano sempre con grande generosità tutte le due ruote in circolazione nel paese, anche quelle in uso ai fratelli migranti. Insomma una denominazione degna per l’associazione che si propone come primo atto ufficiale di raccogliere fondi per salvare la Casa del popolo Valarioti di Rosarno. Salvarla dalla vendita che entro la fine dell’anno avrà luogo. Sarà necessario raccogliere 30mila euro entro il 30 novembre per scongiurare la vendita a terzi.

La memoria è partecipazione

Vendita che equivarrebbe alla dispersione del valore che questo luogo rappresenta e alla privazione del territorio di uno spazio di incontro al quale appartenere. Spazio in cui riannodare i fili slegati di una partecipazione civile alla vita politica tutta da ricostituire. Un luogo che sta tornando a essere un riferimento anche per le giovani generazioni. In quello spazio comune e condiviso la figura di Peppe Valarioti non è solo una intitolazione ma una ispirazione condivisa, costante e preziosa.

Angelo è ottimista. Crede che, per quanto audace, l‘impresa sia possibile oggi, come allora. Ancora forte è la “presenza” di Peppe Valarioti. Forte come lo è stata dopo l’assassinio. Il giovane e brillante dirigente del Pci fu ucciso a trent’anni per mano mafiosa l’11 giugno 1980. Allora una sottoscrizione popolare consentì l’acquisto a Rosarno di un rudere, poi ristrutturato da lavoratori iscritti al Pci. Così nacque la Casa del Popolo con il nome di Peppe Valarioti.

La sottoscrizione nel 1980, dopo l’omicidio Valarioti


«La Casa del Popolo Valarioti è nata all’indomani dell’omicidio di Peppe Valarioti. Grazie ad una imponente sottoscrizione popolare con adesioni da tutta Italia, Rosarno ebbe la sua Casa del Popolo. Fu un segnale fortissimo di resistenza. Rosarno non voleva dimenticare e voleva costruire sulle orme di Peppe Valarioti un percorso di cambiamento che ancora non è concluso.

Non interrompere l’esperienza di questo laboratorio, luogo di confronti e fucina di attivismo politico e sociale che ormai essa incarna a Rosarno, è assolutamente vitale. In un passato recente la Casa del Popolo è stata anche sede Arci e adesso si sta ripopolando di giovani accomunati dai valori della Sinistra. Una rivitalizzazione che va preservata e che assicura attività culturali e servizi per la comunità. Ed è proprio questa destinazione che ci proponiamo di difendere e preservare.


Ma c’è un nodo da sciogliere: entro il prossimo 30 novembre, se non saremo noi in grado di acquistarla, come hanno fatto altri collettivi per altre Case del Popolo, essa sarà venduta e la destinazione originaria snaturata», ha spiegato Angelo Carchidi, portavoce dell’associazione Officina n°8.

Il rischio concreto di vendita e terzi


«Purtroppo la fondazione Ds nella quale sono confluiti i beni dell’ex partito Comunista Italiano, poi Ds etc, quindi anche le Case del Popolo, da qualche anno sta dismettendo il patrimonio affidandosi a delle agenzie immobiliari. Nella nostra regione, è La Nuova Calabria ad avere questo compito.

La Casa del Popolo di Rosarno è l’ultimo bene della fondazione Ds rimasto in Calabria. Essendo frutto di una sottoscrizione popolare nazionale all’indomani dell’omicidio Valarioti, credo ne sia stato riconosciuto il valore intrinseco. Ma adesso non c’è più tempo e, anche se non ci aspettavamo questo repentino epilogo della vicenda, entro l’anno l’operazione deve essere conclusa. Per l’acquisto della Casa del Popolo di Rosarno, la Spi Cgil si era fatta avanti con l’intenzione di farne la sua sede. Il sindacato ha poi fatto un passo indietro per lasciare spazio alla nostra offerta. Ma per proporla necessitiamo di fondi», ha spiegato ancora Angelo Carchidi, portavoce dell’associazione Officina n°8.

La raccolta fondi per mantenerla in vita

«Per impedire la vendita a terzi, il gruppo di vecchi compagni e giovani attivisti hanno solo accelerato il percorso già in atto. Tante le attività sempre promosse nella Casa, sia di natura culturale a beneficio del territorio che di natura strutturale con piccoli interventi di miglioria. Così è nata l’associazione Officina n°8. Ci proponiamo di unire le tante persone che storicamente appartengono alla Casa del Popolo Valarioti, giovani attivisti e cittadine e cittadini e sostenere la causa.

Bisogna agire e farlo in fretta. In sole 24 ore abbiamo registrato 50 sottoscrizioni e raccolto 600 euro. Il cammino fino ai 30 mila è ancora lungo. Ma anche la nostra volontà è forte, perciò dobbiamo crederci e provare. Io sono ottimista perché l’eco di Peppe saprà raggiungere associazioni, realtà culturali, movimenti, istituzioni e cittadini certamente pronti a salvare la Casa del Popolo Valarioti di Rosarno e tutto quello che rappresenta. Noi non ci arrendiamo», ha sottolineato ancora Angelo Carchidi, portavoce dell’associazione Officina n°8.

I familiari di Peppe Valarioti: «La Casa del Popolo deve essere salvata»

L’impegno è condiviso anche da Valeria Ciurleo e Carmela Ferro, oggi fervide testimoni e rispettivamente pronipote e fidanzata all’epoca con Peppe Valarioti.


«Il rammarico di noi familiari e di tutti i rosarnesi è profondo. A perderci saremmo tutti. Per questo mi appello a quanti credano nella memoria di Peppe e nell’impegno che ha animato i suoi trent’anni di vita, affinché sostengano questa campagna di raccolta fondi. La vicenda non riguarda solo Rosarno ma la Calabria intera e oltre, visto quanto Peppe Valarioti ha sempre rappresentato.

Si tratta di una preziosa eredità che siamo chiamati a preservare, restando fedeli a quanto realizzato proprio all’indomani dell’assassinio di Peppe. Tra i principali promotori della sottoscrizione, finalizzata ad avere a Rosarno una Casa del Popolo con il suo nome, fu Giuseppe Lavorato, all’epoca militante del Pci, deputato dal 1987 al 1992 e sindaco di Rosarno dal 1994 e il 2003, ma soprattutto amico di Peppe. I luoghi di memoria non devono scomparire. Devono restare attivi con il contributo di tutti», sottolinea Carmela Ferro, all’epoca fidanzata di Peppe Valarioti.


«Per noi familiari è stato davvero un fulmine a ciel sereno. La Casa del Popolo Valarioti è per noi un presidio di memoria oltre che un riferimento per la città di Rosarno. Siamo grati all’associazione Officina n°8 per la sua iniziativa che sosteniamo incondizionatamente. La Casa del Popolo è molto più che un edificio da dismettere per fare cassa. Esso rappresenta la nostra storia.

La sua genesi collettiva, la sottoscrizione, come atto di riscatto all’indomani dell’omicidio dello zio, non può e non deve andare dispersa. Speriamo con tutto il cuore che l’impresa avviata dall’associazione possa contare su un contributo forte di tutti. Non riesco neanche a immaginare la fine della Casa del Popolo e di tutto ciò che ancora rappresenta». Conclude la pronipote di Peppe Valarioti, Vanessa Ciurleo.

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