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Peppe Valarioti, la pronipote Vanessa: «Sono cresciuta tra i suoi libri e ho scoperto uno zio coraggioso e dai mille talenti»

Nel 43° anniversario dell’omicidio del giovane e intransigente dirigente del partito comunista di Rosarno, la casa dove ha vissuto si apre a chi voglia visitarla

Peppe Valarioti, la pronipote Vanessa: «Sono cresciuta tra i suoi libri e ho scoperto uno zio coraggioso e dai mille talenti»

«Essere cresciuta anche con la mia bisnonna Caterina e avere trascorso molto tempo nella casa e nella stanza dove lo zio Peppino aveva vissuto, mi ha dato tanto di lui. Mi ha aiutato a conoscerlo e ad apprezzarne le molteplici qualità e gli infiniti talenti. Una persona che ancora commuove quanti lo hanno conosciuto, e che non lo hanno dimenticato, deve essere stata speciale. So che lui lo è stato. Mi sento onorata di avere trascorso la mia infanzia tra i suoi libri».

Vanessa Ciurleo è la pronipote di Peppe Valarioti, nipote della sua sorella maggiore Francesca. Peppe aveva infatti tre sorelle: le più grandi Francesca e Angela e la più piccola Teresa. La madre di Vanessa si chiama Caterina come la sua nonna e la madre di Peppe Valarioti. Con lei, viveva quando all’età di trent’anni, la stessa che oggi ha Vanessa, fu ucciso da una mano rimasta ignota e impunita, a Nicotera l’11 giugno del 1980.

La sua casa e la sua stanza pronte ad accogliere

Il dolore di quello strappo ha accompagnato il resto della vita di mamma Caterina. Lo ricorda anche Vanessa che con la nonna ha trascorso molto tempo, che sulla stessa scrivania di Peppe studiava, come sempre faceva lui. Quella casa al numero 27 di via Carlo Alberto a Rosarno è rimasta lì, anche dopo la morte di nonna Caterina avvenuta nel 2012. La stanza è ancora lì, esattamente come Peppe Valarioti l’ha lasciata 43 anni fa.

Un libro per Peppe

«In occasione dell’odierno anniversario della sua morte abbiamo deciso di aprire la sua casa per renderla visitabile dalle ore 10:30 alle ore 18. Con l’iniziativa “Un libro per Peppe”, nel segno del suo amore per la cultura e la lettura invitiamo a donare un libro che poi sarà messo a disposizione della biblioteca comunale di Rosarno, dove alle 18:30 di oggi è in programma una riflessione pubblica sul rapporto legalità-cultura», spiega Vanessa Ciurleo.

Interverranno Antonio Salvati, Giancarlo Costabile, Rocco Lentini e Michele Albanese. L’incontro, moderato da Domenico Mammola, è promosso dalla Casa del Popolo, dal Collettivo Peppe Valarioti, da Anpi e Libera.

Fratello affidabile e zio affettuoso

«La memoria non deve spegnersi e la Calabria ha verso zio Peppino un debito enorme. Noi diamo il nostro contributo anche con iniziative come quella di oggi. La sua integrità e il suo coraggio sono ancora oggi di grande attualità. Tutti i suoi interessi, i suoi ideali saldi e il suo senso di libertà lo hanno reso un fervido militante comunista, un coraggioso dirigente politico, un grande professore di lettere appassionato di archeologia.

Ma zio Peppino è stato anche un figlio devoto, un fratello affidabile e uno zio affettuoso. Mia madre, che quando è stato ucciso aveva solo dieci anni, se lo ricorda bene. Mi racconta del tempo che zio Peppino trascorreva con loro, con i nipoti, di quando li portava al mare. Era una persona molto pacata ma al contempo molto determinata. Decisa ma anche affettuosa. Libero lui e chi stava a lui intorno. Mai prevaricatore. Lui comunista in una famiglia che fino ad allora aveva votato Democrazia Cristiana e alla quale mai aveva chiesto il voto. La sua morte ha lasciato un vuoto incolmabile che la mia bisnonna Caterina percepiva in modo molto profondo e costante. Io lo ricordo ancora», racconta Vanessa.

Impegno e coerenza

«Vedermi studiare lì dove Peppe faceva lo stesso la rendeva contenta, nonostante non avesse mai superato il lutto. Io trascorrevo molto tempo nella stanza di zio Peppino. Sfogliando i suoi libri, leggendo le sue annotazioni ho imparato a conoscerlo anche da questo punto di vista. Una frase mi è rimasta impressa: “La vita è una guerra totale. Pochi tentano di mettere la pace ma sono sopraffatti dalla mischia”. Una visione lucida che tuttavia non lo ha mai distolto dal suo impegno politico e dalla fedeltà ai suoi valori morali. Una persona davvero poliedrica e piena di risorse che tanto avrebbe ancora fatto per la nostra terra. Vorrei avere il suo coraggio», dice Vanessa.  

Quella notte ancora buia

Era la notte dell’11 giugno quando si consumava il primo delitto politico mafioso calabrese (solo dodici giorni dopo sarebbe stato assassinato il segretario capo della Procura della Repubblica di Paola Giovanni Losardo a Cetraro). Sono trascorsi quarantatré anni e il delitto di Peppe Valarioti resta ancora senza verità.

Trent’anni e mille talenti

Classe 1950, diplomato al liceo classico Nicola Pizi di Palmi, laureato in Lettere Classiche all’università di Messina, Giuseppe Valarioti era professore di Lettere al liceo scientifico Raffaele Piria di Rosarno. Appassionato di studi archeologici dell’antica Medma, orgoglio della madre Caterina Cimato, rimasta a Rosarno dove è morta ultranovantenne nel 2012 senza conoscere la verità sulla morte di suo figlio, Peppe Valarioti è rimasto da quella notte un uomo eternamente trentenne e libero.
 
Uno spirito indomito, un intelletto vivace e una fede comunista. Dopo i comizi e gli incontri con le persone per rivendicare il lavoro e i diritti, per denunciare le ingiustizie sociali generate dalle angherie della ndrangheta e da un sistema di compiacenze e connivenze, quelle elezioni avevano acceso una speranza in una città in cui c’era poco e quindi c’era molto da fare. Ma quella notte tra il 10 e l’11 giugno 1980 a Nicotera, dove si festeggiava questo storico risultato del partito Comunista, non è mai finita. È ancora buio intorno alla morte di Giuseppe Valarioti, il giovane dirigente calabrese del Partito Comunista Italiano di Rosarno, segretario di sezione e consigliere comunale, ucciso a colpi di lupara quarantatré anni fa. Un buio che un processo, finito alla deriva dopo 11 anni, non è riuscito ad illuminare.

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