sabato,Aprile 27 2024

Reggio, cresce la fiducia delle donne: segnali incoraggianti dal centro antiviolenza Morabito – VIDEO

La responsabile Francesca Mallamaci: «C'è una fiducia crescente nei servizi e nei percorsi di aiuto e riscatto. Occorrono politiche e fondi ad hoc per formazione, lavoro e alloggi»

Reggio, cresce la fiducia delle donne: segnali incoraggianti dal centro antiviolenza Morabito – VIDEO

«Sono sempre di più le donne che si rivolgono al nostro centro e agli sportelli attivi nella Locride, ad Ardore marina dal 2022, e nella Piana di Gioia Tauro a Taurianova. Qui è stato allestito presso il Polo sociale integrato lo scorso anno. Prima era a Polistena. Con le richieste di aiuto crescono la consapevolezza e il coraggio di superare la condizione di paura e subalternità in cui versano. Una condizione che, secondo la nostra esperienza, è trasversale e può riguardare ogni fascia sociale e ogni condizione economica. Registriamo soprattutto casi di violenza domestica e, in ogni storia, sono presenti forme di violenza psicologica».

È quanto racconta Francesca Mallamaci, responsabile del centro antiviolenza Angela Morabito di Reggio Calabria, accreditato e ammesso nel 2021 al finanziamento nell’ambito del bando della Presidenza del Consiglio dei Ministri. Esso è pertanto inserito nella rete accessibile tramite il numero gratuito 1522 attivo 24 ore su 24 tutti i giorni. Contattandolo, le donne vittime potranno chiedere aiuto. Una richiesta che, sempre più spesso, equivale a salvare la loro vita.

Sempre più donne chiedono aiuto

C’è ancora molta violenza sommersa ma ci sono segnali di grande speranza. Si rivolge al centro Angela Morabito, gestito dall‘associazione Piccola Opera Papa Giovanni di Reggio Calabria, un numero sempre crescente di donne maltrattate in famiglia e psicologicamente vessate. Cresce, anche seppure in misura minore, anche il numero delle donne che denunciano. Pure presso il centro Angela Morabito, la denuncia non è condizione di accesso ai servizi gratuiti di ascolto e alle consulenze psicologiche, legali e sociali. Previste anche l’attivazione di percorsi di affiancamento e progetti di empowerment e alle attività educative per minori, accolti con le madri nella casa di rifugio che ha sei posti disponibili.

«Abbiamo chiuso il 2023 con 4 donne, di cui una con una bambina, accolte nella casa rifugio e con una donna e tre figli nel nostro appartamento in semiautonomia. Ovviamente continuiamo ad affiancare con i nostri servizi anche donne che vivono già in autonomia, dopo avere ritrovato la libertà dalla violenza. Sul territorio comunale ne stiamo seguendo una decina», spiega Francesca Mallamaci, responsabile del centro antiviolenza Angela Morabito di Reggio Calabria.

Il bisogno di raccontare

L’accoglienza inizia e prosegue con un’attività di ascolto di cui c’è sempre una grande necessità.

«Registriamo un grande bisogno di raccontare che non conosce e età né conosce tempo. A volte anche donne anziane che hanno a lungo taciuto un vissuto di vessazioni e violenza, spesso anche spinte da altri familiari a sopportare e a non raccontare la loro storia. A un certo punto arriva un momento in cui hanno la necessità di portare fuori e condividere con qualcuno la loro storia. Noi siamo anche custodi di queste esperienze sofferte e gravate dal giudizio e pregiudizio di chi avrebbe dovuto aiutare e favorire l’emersione invece di sminuire, sottovalutare, alimentare vergogna, sopportazione e l’invisibilità. Il percorso culturale è ancora lungo e non sono solo le donne vittime di violenza a dovere acquisire consapevolezza e coraggio» spiega ancora la responsabile del centro Francesca Mallamaci.

Il centro antiviolenza Angela Morabito di Reggio Calabria è stato punto di approdo e ripartenza di tante donne. Di alcune abbiamo anche raccolto la testimonianze di speranza e riscatto.

Il percorso di fuoriuscita dall’incubo della violenza è, dunque, difficile ma possibile. Un incubo che ha tante sfaccettature.

Necessario puntare sulla credibilità del reinserimento lavorativo. L’indipendenza economica conclude con successo il percorso di fuoriuscita dalla violenza e apre concretamente al futuro. Ma su questo fronte, è necessario fare di più. 

Politiche integrate

Occorrono non solo una giustizia credibile e strutture di accoglienza sicure ma anche di politiche adeguate.

«Non si può pensare di fronteggiare tutto il percorso di effettivo reinserimento sociale e lavorativo con i soli fondi previsti per i centri antiviolenza. Servono poste in bilancio ad hoc e un impegno che investa anche le singole strutture della Regione afferenti agli ambiti della Formazione professionale, del Lavoro, dell’Edilizia pubblica residenziale, del Welfare. Noi disponiamo di un appartamento di semi autonomia ma è chiaro che per un’azione incisiva e duratura nel tempo, bisogna rafforzare interventi e misure al fine di favorire l’acquisizione di indipendenza soprattutto economica di donne e madri», spiega ancora Francesca Mallamaci.

Prese in carico efficaci

«C’è poi bisogno di coordinare anche i nostri servizi sul territorio metropolitano dove siamo presenti con i nostri sportelli ad Ardore marina e, dallo scorso anno, a Taurianova. Su questo fronte dobbiamo migliorare per offrire un rete di aiuto più efficiente. Tra i nostri obiettivi specifici di questo 2024 c’è, infatti, quello di sottoscrivere un protocollo per la costituzione di una rete territoriale antiviolenza con le forze dell’ordine, con le procure, con il tribunale di Locri e di Palmi e con gli ambiti territoriali. Esso ci consentirà di migliorare l’integrazione e il coordinamento dei servizi, riducendone l’attuale frammentazione, per assicurare una migliore presa in carico. Su questo aspetto, che ancora manifesta delle fragilità, ci auguriamo con questo strumento di incidere positivamente», conclude Francesca Mallamaci, responsabile del centro antiviolenza Angela Morabito di Reggio Calabria.

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