giovedì,Aprile 25 2024

Violenza sulle donne, a Reggio la storia di Vittoria: «Mia figlia mi ha salvata» – VIDEO

Il racconto di una donna per anni vittima di maltrattamenti. La sua vita è ricominciata grazie al centro Angela Morabito

Violenza sulle donne, a Reggio la storia di Vittoria: «Mia figlia mi ha salvata» – VIDEO

«Quando l’ho vista con il volto pieno di sangue, dopo che suo padre l’aveva presa pugni in faccia, ho rivissuto tutti i maltrattamenti che in tanti anni avevo subito io. In quel momento ho preso consapevolezza di dovere fare qualcosa, di dovere reagire per uscire da quel tunnel. Non volevo che anche lei vivesse quell’incubo. Così ho detto basta».

In un attimo sua figlia ha fatto da specchio ad anni di violenza, annientamento e sudditanza psicologica, ad una vita di terrore nella quale inconsapevolmente aveva trascinato anche i suoi figli.

Così una donna, che con un nome di fantasia chiameremo Vittoria e che generosamente ci fa dono della sua storia, afferma: «Mia figlia mi ha aperto gli occhi, dandomi la lucidità per capire. È stato allora che finalmente ho scelto i miei figli e me».

Poi ripercorre anni di maltrattamenti fino a quel punto di non ritorno, descrivendo il dramma diffuso di tante, troppe donne, il cui aggressore è nella loro stessa casa, tra quelle mura domestiche che diventano una prigione.

«Pensavo che tutto restasse in una stanza»

«Il nostro era solo in apparenza un matrimonio come tutti gli altri. Mio marito a volte mi picchiava, mi massacrava di botte, gettandomi addosso qualunque cosa si trovasse intorno. Ciò accadeva soprattutto quando beveva e succedeva nella nostra camera. Pensavo che tutto restasse racchiuso lì. Solo molto tempo dopo mi sono resa conto che i miei figli ascoltavano, sentivano e sapevano. Solo dopo ho realizzato il terrore in cui con me vivevano. Io ero completamente succube. Mio marito era tutto il mio mondo», racconta Vittoria.

«Per me era tutto normale»

«Vivevo per lui e neppure mi rendevo conto delle violenze che subivo. Per me era tutto normale. Pensavo di avere sbagliato io e dopo le botte imploravo il suo perdono affinché, visto che minacciava di lasciarmi, non mi abbandonasse. Oggi ho capito che in realtà ero innamorata solo dell’idea di famiglia che avevo sempre desiderato, che quello non era amore. Ho capito anche che non ero io la fallita, come lui pensava e diceva. Oggi so che l’unico amore autentico della mia vita sono i miei figli», racconta ancora la donna.

Il passo di parlare e poi quello di chiedere aiuto

Non ha dubbi, dunque, che sia stata la figlia a salvarla ad aprire quel prezioso varco di luce e consapevolezza dal quale passare per uscire dal tunnel della violenza e confidarsi con un’amica, rivolgersi al centro antiviolenza Angela Morabito Piccola Opera Papa Giovanni di Reggio Calabria e qui, con il sostegno di altre donne, ricominciare. Confidarsi, capire di avere bisogno di aiuto e sapere a chi chiederlo e poi farlo. Passi difficili ma decisivi.

«Sono profondamente grata alla mia cara amica che mi ha indicato questo centro. Sono stata accolta da donne meravigliose che mi hanno ascoltato e supportato in ogni momento. Le mie prime parole erano sempre interrotte dal pianto. Non riuscivo a smettere. Non riuscivo a evitarlo quando incontravo le altre donne. Al momento di raccontare la mia storia, mi sentivo sopraffatta. Ricordavo gli insulti e le botte. Una volta neppure la mia gravidanza lo aveva fermato. In un’altra occasione, con il mio collo tra le sue mani, ero talmente disperata e devastata da aver pregato di morire. Quel tempo duro e difficilissimo oggi è passato e mi sento forte. So di esserlo ma neppure di questo, allora, avevo consapevolezza. Mi sono sempre sentita fragile e debole. Oggi non è più così. Anche questo, come l’aver compreso quanto conti il bene mio e quello dei miei figli, è un traguardo che ho conseguito grazie al centro e all’aiuto che ho ricevuto», racconta ancora Vittoria.

«Si può uscire. Io ce l’ho fatta»

Oggi lei testimonia con determinazione che uscire dalla violenza è possibile, anche se a volte molto difficile. E così racconta le sue paure di un tempo affinché diventino il coraggio di altre donne oggi.

«Mai più cedere al silenzio e al senso di colpa, piuttosto parlare e chiedere aiuto, raccontare e confidarsi, senza paura. Non devono vincere loro ma soprattutto noi dobbiamo capire che possiamo e dobbiamo ricominciare. Anche quando una voce risuona dentro e ci ripete che non ce le faremo mai. Invece ce la possiamo fare e quel momento si supera. Io ce l’ho fatta e posso testimoniare che si esce, si respira e si torna a vivere. Quando vedo i miei figli sorridere, sento che il tempo di quel terrore è ormai definitivamente lontano e che questo è il tempo della tranquillità, di quelle risate prima soffocate dalla paura, della pace finalmente conquistata. Oggi posso finalmente dire, ai miei figli soprattutto, che mi sento libera, che sono libera, che siamo liberi», conclude Vittoria.

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