Santo Versace: «Reggio per me è la città più bella del mondo»

«Reggio Calabria per me è la città più bella del mondo. Ti svegli e di fronte hai un’isola con una storia incredibile come ce l’ha Reggio e la Calabria». Una dichiarazione d’amore totale quella che Santo Versace ha rilasciato dai microfoni di Radio 2. Ospite di “Non è un paese per giovani”, il programma condotto da Massimo Cervelli e Tommaso Labate, il fratello di Gianni, il noto stilista, assassinato nel 1997 a Miami, ha ripercorso la sua vita, parte della quale raccontata nel suo ultimo libro “Fratelli, una famiglia italiana” edito da Rizzoli, annunciando nuovi progetti in cantiere della fondazione Versace, guidata dalla moglie Francesca De Stefano.

«Mia madre nel 1930 scelse di fare la sarta e a 20 anni decise di aprire una sartoria a Reggio senza mai smettere di lavorare – ha detto – era un genio anche lei e ha fatto in tempo a vedere la prima sfilata di mio fratello Gianni, prima di morire a 58 anni». Lo spirito imprenditoriale nacque dall’idea di espandere il marchio. «Ho fatto il giro del mondo in 12 giorni. Sono partito nel 1982 inaugurando una boutique a Sidney – ha raccontato – e poi al rientro anche Los Angeles, New York e Parigi. Venendo dal sud ci guardavano come si guardavano i calabresi e i siciliani. La moda e il design hanno cambiato l’immagine dell’Italia nel mondo. Per noi è stata una galoppata incredibile. Questo libro racconta tre parti della mia vita: la prima vissuta a Reggio, la seconda a Milano mentre l’ultima riguarda la fondazione Versace, guidata da mia moglie Francesca, reggina anche lei. Sono entrato in una fase della vita che mi piace particolarmente – ha detto – una fase in cui ho deciso di dedicarmi alla mia fondazione e ai progetti che questa sostiene. La Fondazione Santo Versace, guidata da me ma soprattutto da mia moglie, sta facendo e farà cose straordinarie».

Il primo appuntamento sarà il prossimo 12 febbraio al teatro La Scala di Milano. «Faremo un concerto con gli strumenti realizzati dal legname delle barche dei migranti. Con Francesca abbiamo battezzato due bambine, una nigeriana e l’altra della Costa D’avorio, quest’ultima nata sui barconi. Come ci siamo conosciuti? Sua nonna era cliente di mia madre e sua madre cliente di Gianni. Lei voleva avere una cioccolateria e parlò con mia zia Nora, che viveva a Reggio. Le disse di parlare con me e venne a trovarmi. In quell’occasione ci siamo conosciuti, sebbene già conoscessi gran parte della sua famiglia. Fu colpo di fulmine, dopo qualche mese stavamo già insieme».

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