martedì,Maggio 7 2024

Reggio, Pia Ferrari “torna” al liceo Classico Campanella: nel 1908 fu la prima ragazza a diplomarsi

Lo storico e scrittore reggino Fabio Cuzzola racconta la sua storia in occasione dell'eccezionale apertura notturna della scuola alla cittadinanza

Reggio, Pia Ferrari “torna” al liceo Classico Campanella: nel 1908 fu la prima ragazza a diplomarsi

«Tra le pagine della ricca pubblicazione “Reggio Calabria Bella e Gentile” leggo il nome di Pia Ferrari. La prima ragazza ad essersi diplomata al liceo Classico Tommaso Campanella di Reggio Calabria nel giugno del 1908, pochi mesi prima del devastante terremoto. Mi si apre un mondo. Una finestra su una vivacità giovanile presente all’epoca di cui anche lei giovane donna, in mondo maschilista, era un’anima fervente».

Il docente e scrittore Fabio Cuzzola continua a coltivare la sua passione per la storia e per le storie durante le sue letture incontra Pia Ferrari, pioniera in un mondo maschile anche nel campo dell’istruzione. Con ogni probabilità la prima a diplomarsi a Reggio Calabria, Pia Ferrari consegue il titolo di scuola superiore al liceo Ginnasio Statale Tommaso Campanella, oggi liceo Classico. Il, ginnasio fu la seconda scuola superiore istituita in città nel 1889, dopo l’istituto tecnico commerciale Piria istituito nel 1875. Questo secondo il censimento del Sistema informativo unificato delle Sovrintendenze Archivistiche. 

Il primo diploma

Con il racconto di Fabio Cuzzola Pia Ferrari “è tornata” nel suo liceo in occasione dell’eccezionale apertura notturna della scuola alla cittadinanza. Essa è stata scandita da iniziative dedicate alla storia dell’antico istituto e anche alla celebrazione del trentesimo anno dalla prima pubblicazione del giornale d’istituto “Classico…ma non troppo”.

La prima e, dopo di lei, tante altre

1919 – Classe 3 (quinto superiore dell’epoca) del liceo Ginnasio statale Campanella con sei studentesse

Per ricostruire la storia di Pia Ferrari, Fabio Cuzzola ha condotto ricerche anche sugli storici giornali di istituto, oltre che in Archivio di Stato, nell’Annuario della scuola e in altre pubblicazioni sulla storia della Città di Reggio di Gaetano Cingari e di Oreste Dito. Secondo quest’ultimo, Fabio Cuzzola ricorda, «gli studi classici erano troppo impegnativi per l’organismo femminile». Pia Ferrari ha dimostrato l’infondatezza di questo assunto. «Dopo di lei tante altre giovani donne si sono iscritte e diplomate al liceo classico e non solo. È stato un crescendo», sottolinea ancora lo storico Fabio Cuzzola.  

«Pagella del primo quadrimestre: Latino 6 per un verso di Saffo darei indietro tutta la letteratura latina…tranne Catullo, Greco 8, Filosofia 8, Storia 8, Italiano 7 e chi lo digerisce il programma di seconda liceo: Tasso, l’Arcadia e il Manierismo». Così Pia Ferrari “si racconta” tramite Fabio Cuzzola.

Insieme ai suoi compagni di studio del calibro di Peppino Pannuti, dirigente socialista e fondatore della Camera del Lavoro e primo consigliere comunale del partito socialista massimalista, che poi diverrà suo marito, di Gaetano Sardiello, padre costituente, Antonio Priolo il primo sindaco di Reggio Calabria dopo la Liberazione dal Fascismo, Pia Ferrari attraversò la sua giovinezza in una Reggio dove c’era una certa vivacità giovanile. Il racconto, per il quale Fabio Cuzzola sceglie la prima persona, prosegue nella Reggio dell’epoca, quella della Palazzata (la via Marina) e dello Straduni (il corso Garibaldi).

«L’unica fanciulla»

«Che meraviglia vedere lo Stretto da qui passeggiando sotto la Palazzata di fronte al mare, cantilenando i versi di Ibico e Nosside; prima mi toccava studiare facendomi spazio tra la nebbia in Val Padana. Qui sono a casa, anche se non è casa mia. A scuola mi guardano tutti, logico sono l’unica fanciulla, ma nessuno ha il coraggio di farsi avanti e parlare. Fortuna che in classe sono capitata con Sardiello, mi ha accolto subito. Mentre gli altri si lanciavano occhiate d’intesa e facevano risatine, Gaetano, così si chiama, mi ha fatto spazio nel suo banco lasciandomi una bel calamaio pieno d’inchiostro, blu!! Che sorpresa! Da noi è obbligatorio scrivere in nero.

Dopo un paio di giorni, nei quali mi ha fatto “entrare nelle secrete cose” della scuola, mi ha invitato a passeggio con sua sorella; con noi c’era pure il nostro compagno di classe Pannuti; viene da un paese qui vicino, Bagaladi, fuma lunghi sigari, è gentile, indossa, fuori dalla scuola, una strana cravatta rossa. Devo dire che non mi aspettavo a Reggio tanta passione, tanto vigore tra la gioventù». Così prosegue Pia Ferrari che, per voce di Fabio Cuzzola, pone poi l’accento su quella gioventù di cui anche lei è espressione attiva.

Il fermento giovanile

«Eleganti, pieni di idee, goliardi e anche un po’ guasconi, ma mai sopra le righe, sempre galanti con le donne. Dal Corso Garibaldi, che tutti chiamano ‘u straduni, siamo saliti fino al castello per vedere una partita di quel gioco che viene dalla lontana Inghilterra; nel fossato, uomini dai lunghi baffi in elegante abito bianco giocano al tennis». I ricordi della città che Pia Ferrari ha conosciuto diventano una finestra su stili e costumi dell’epoca e non solo. Richiamano anche il fermento che attraversava il mondo studentesco con le battaglie per migliorare le condizioni a scuola e l’impegno culturale profuso anche attraverso i primi giornali scolastici.

«E poi che storie, questi miei compagni si sono messi in testa di fondare un giornale scolastico, s’intitolerà: Ibico, letteratura e politica, più letteratura che politica perché qualche anno fa a un altro giornale del nostro Campanella, L’Azione è andata male, sequestrato dai carabinieri reali su ordine del prefetto! Uhh cosa avranno mai scritto questi studenti reggini.

Devo stare attenta a questi due! Li hanno bocciati in quarta ginnasio agli esami di riparazione per aver protestato contro il signor preside, chiedendogli una sessione suppletiva per gli studenti che risiedevano fuori città! Ohhh sono mica pazzi sti due? (…) Ho messo su una petizione con gli altri per fare aprire la biblioteca pubblica anche alla sera, così si potrà studiare con la luce elettrica e qualche stufa.

Domenica tutti in gita a Messina; in mezzo alle acque dove s’incontrano e si scontrano lo Jonio e il Tirreno, ci sarà il battesimo del gruppo che abbiamo formato; si chiamerà “i latinetti”! Ragazzi a modo, studentelli di appena diciassette anni, pronti a mordere l’ultimo anno di liceo, zazzere, sogni e cravatte alla moda».

Il richiamo delle origini e l’eco della memoria

Proprio nel tempio che dispensa ancora oggi lingue antiche (il latino che ha generato l’Italiano e il Greco che ha conquistato anche una dimensione moderna), quale il liceo classico, naturale è il richiamo delle origini. Quella della nostra storia e della Magna Grecia che ci ha cullati. Infine il monito a custodire e a tramandare la memoria.

«Così sembriamo usciti fuori dalla bhoème francese, ma anch’io come loro mi sento figlia del Dio dello Stretto, figli di Athena e Paolo di Tarso che appena sbarcato qui tutti ascoltarono e capirono perché qui si parlava ancora greco! Non lo dimentico, non lo dimenticate».

Così conclude Pia Ferrari che per una serata “è tornata” nel liceo dove ha cominciato a scardinare stereotipi e pregiudizi oltre un secolo fa. Qui ha iniziato, anche lei giovane donna, a fare quella stessa storia che ha lungo le ha negato cittadinanza. La voce di Fabio Cuzzola ha rotto questo silenzio, colmando l’ennesima lacuna della storia femminile e quindi della storia. Un testimone è stato consegnato. La storia di Pia Ferrari inizia e diventare memoria collettiva.

Articoli correlati

top