lunedì,Aprile 29 2024

Disturbi dell’alimentazione, la Locride si tinge di lilla. L’emozione di Benedetta: «Ne sto uscendo, ma ho sofferto tanto»

Studenti in piazza per chiedere più attenzione. «Sul territorio zero strutture e pochi professionisti»

Disturbi dell’alimentazione, la Locride si tinge di lilla. L’emozione di Benedetta: «Ne sto uscendo, ma ho sofferto tanto»

La Locride si tinge di lilla per la prima manifestazione in Calabria di sensibilizzazione sui disturbi alimentari tra i più giovani. Centinaia di studenti di tutta la Locride stamane hanno sfilato in corteo per le strade di Locri verso piazza Nassiriya per un momento di dialogo aperto con esperti della materia, insegnanti, famiglie e testimonianze di chi ha superato la malattia e di chi è ancora in fase di cura. Come quelle di Francesco, Giulia, Jasmine, Anita e Benedetta, il cui racconto ha emozionato tutti. «Alle medie reputavo le mie compagne con un fisico migliore del mio – racconta Anita, 14enne di Locri – lì sono iniziate le paranoie, ho iniziato a mangiare di meno e a dimagrire sempre di più. Ma ho notato che facendomi dei complessi sul mio fisico la situazione peggiorava. Oggi sto bene e ho ripreso a mangiare in modo adeguato».

Toccante il momento in cui sul palco è salita Benedetta, 17enne di Siderno che con grande coraggio ha ricordato la sua battaglia contro l’anoressia. «Rispetto a prima sto molto meglio, però è sempre difficile andare avanti – ha detto – Ricordo di aver giurato a me stessa che lo stesso dolore che ho provato non voglio provarlo mai più. Non lo merito come persona né come essere umano. Non volevo andare in ospedale, ma la mia situazione era davvero grave. Ad oggi sono seguita da un’equipe di Catanzaro. Se io ora sto bene è soprattutto grazie a loro. Adesso sono normopeso e in salute. Del passato mi manca un po’ di spensieratezza, avere la testa libera e pensare allo studio».

A raccontare la sua esperienza è stata anche Giulia: «Ho conosciuto questa patologia a 12 anni durante il primo lockdown. Ho sofferto dell’assenza dei miei genitori per motivi di lavoro. Ero la bambina autonoma, che poteva fare tutto da sola e non chiedeva aiuto. Mi sono creata delle aspettative che dovevo raggiungere per forza. Nel vedermi crescere mi sono spaventata. Ho avuto un blocco e volevo diventare piccola fino a scomparire. E’ iniziata l’ossessione per lo sport e il mangiare sano, ma la voglia di tenere sotto controllo tutto mi ha portato al declino. Ho iniziato a smettere di mangiare, mentendo in continuazione alla mia famiglia. I miei genitori si sono accorti che qualcosa non andava. Continuavo a dimagrire. Ho iniziato un percorso con una psicoterapeuta che mi segue ancora oggi. Sopravvivevo grazie alle flebo e 6 settimane ricoverata in ospedale. Lo scorso anno mi sono svegliata una mattina e ho deciso di voler guarire. Ora sono felice di vivere e non ho più paura».

La manifestazione è un primo passo importante per avviare la creazione di una rete di sostegno fondamentale per coloro che ne hanno bisogno. In Calabria, esiste un solo centro ospedaliero convenzionato, ma è carente di personale specializzato e posti letto specifici. Questa situazione costringe i giovani della Locride a spostarsi in strutture di altre regioni, con tempi di attesa prolungati. Inoltre, nella fascia ionica reggina mancano professionisti esperti nel trattamento di questa malattia. «Lo scorso anno sono morte 4 mila persone per le conseguenze dei disturbi alimentari – ha dichiarato la dietista Stefania Moio – vogliamo che tutto questo non accada più, e che soprattutto nella Locride è necessario capire che bisogna costruire qualcosa».

Per Anna Maria Mittica, referente del progetto di educazione alla salute, «Si tratta di una tematica importante, estremamente seria che va affrontata con grande impegno e consapevolezza per allontanare i ragazzi da modelli falsi di bellezza e farli avvicinare alle loro qualità». Dello stesso avviso Susanna Fieromonte, psicoterapeuta cognitivo comportamentale. «Si parla troppo poco di un disturbo così acceso, ne soffre 1 ragazzo su 3 – ha rimarcato – L’impatto dei social è davvero grande su questo aspetto per i modelli che ci vengono imposti e per il giudizio sbagliato che i ragazzi fanno. E’ stata una giornata proficua e spero che tutto questo possa servire a tutti per aprire gli occhi su questa patologia».

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