sabato,Maggio 18 2024

Inibizione locali della Procura. Il rammarico di Dominijanni e Arena: «Avvertiti con una mail. Costretti a riunioni “clandestine”»

Il Procuratore generale critica le modalità di esecuzione del provvedimento e il Presidente del Tribunale va giù duro: «Il Palazzo di giustizia che non c’è è il simbolo del fallimento dello Stato»

Inibizione locali della Procura. Il rammarico di Dominijanni e Arena: «Avvertiti con una mail. Costretti a riunioni “clandestine”»

«Credo che ci sia stato un cortocircuito in tutto quello che è accaduto. È arrivato questo provvedimento, ne prendiamo atto, lo osserveremo, però, ripeto, quello che lamento è che una telefonata era sufficiente. Una nota pubblicità diceva che una telefonata allunga la vita, qui avrebbe allungato l’attività della Procura generale».

A dirlo in una conferenza stampa convocata d’urgenza questa mattina, è il Procuratore generale, Gerardo Dominijanni che – insieme al presidente del Tribunale di Reggio Calabria, Maria Grazia Arena, e all’Avvocato Generale Adriana Costabile – ha commentato, criticandolo aspramente, il provvedimento adottato dal settore Urbanistica e Pianificazione del Comune di Reggio Calabria, che per motivi di «pubblica incolumità» ha disposto anche «la cessazione dell’utilizzo dei locali, a qualsiasi titolo, con divieto di accesso e di permanenza nel fabbricato» della Procura della Repubblica.

«Abbiamo ricevuto l’altro ieri, noi, nonostante il dato fosse notorio al Comune dal 14 febbraio scorso, tramite mail, e senza neanche preavviso, un provvedimento di inibizione all’accesso agli uffici della Procura Generale e del Giudice di Pace e questo ha comportato ovviamente il blocco di tutte le attività, e questo ritengo sia una cosa particolarmente sconcertante. Non si tratta di inibire un locale privato ma un ufficio che ha competenze in materia di libertà, che tratta procedimenti in materia di ‘ndrangheta e diciamo credo che questa sia stata una mancata valutazione grave da parte degli uffici comunali».

Non le manda certo a dire il procuratore Dominijanni che già nelle scorse ore si era detto sconcertato per quanto avvenuto, Ma questa mattina, se possibile, ha rincarato la dose, considerando la coincidenza di alcuni fattori: «Io non sono sfiduciato, sono costernato e sconcertato perché c’era una interlocuzione col sindaco di Reggio Calabria, che devo ringraziare pubblicamente perché, proprio in previsione di questi problemi di staticità dell’edificio, ci ha concesso in comodato d’uso alcuni locali della Città metropolitana. Perché noi – ancora Dominijanni – sin da quando abbiamo avuto cognizione dei problemi statici dell’edificio, ci eravamo già mossi per trasferirci. Non ci è stato dato il tempo purtroppo. Noi abbiamo in corso anche dei lavori per ristrutturare dei locali presso la Corte d’Appello dove trasferirci e ci servono ancora, purtroppo, 90 giorni di tempo per attuare questo trasferimento e nel frattempo è intervenuto questo provvedimento. Questi sono i fatti».

Nel frattempo Dominijanni rassicura sul fatto che sia la Procura Generale che il presidente del Tribunale, per quanto riguarda il Giudice Pace, garantirà nei limiti in cui è possibile, l’attività giudiziaria: «Si tenga conto che ieri abbiamo fatto delle riunioni diciamo clandestine, perché non potevamo accendere ai locali, ma comunque garantiremo tutto quello che è necessario, nei limiti del possibile, per i processi e tutti i provvedimenti in materia di libertà».

In ogni caso alle otto di stamattina, confida il Procuratore, «abbiamo avuto un provvedimento di sospensione dell’ordinanza, per cui abbiamo avuto accesso ai locali e ci stiamo organizzando. Io stesso sto esponendo un piano per il trasferimento di tutto quello che è possibile trasferire. Ovviamente non so quanto durerà questa sospensione, ma già da lunedì ho già predisposto un piano operativo per rendere fruibile alcuni servizi».

L’inibizione improvvisa e le colpe

Dominijanni non vuole avviare una caccia alle streghe, ma di certo ci sono colpe e responsabilità nella situazione che si è venuta a creare. «Se ci sono colpe o responsabilità non spetta a me accertarlo, ci sono gli organi deputati. Dico che la situazione è questa, poi ognuno ne trae le proprie conclusioni. Sicuramente da parte nostra c’è stato il massimo impegno e la massima previsione di questi eventi».

Una inagibilità flash che presenta tanti paradossi e agibilità parziali. Nello stabile che ospita i due uffici giudiziari, di proprietà della Curia arcivescovile, si era già verificato in passato il distacco di estese porzioni di intonaco. Il Comune ha ordinato all’arcivescovo metropolita, monsignor Fortunato Morrone, in quanto proprietario dei locali, di provvedere alla messa in sicurezza dell’immobile, con l’esecuzione delle conseguenti opere di adeguamento e consolidamento in funzione della verifica statica operata o, in ultima soluzione, alla sua demolizione. Cosa che non è avvenuta.

«Non so per quale motivo il palazzo è inagibile e la Chiesa che sta accanto dove potrebbe cadere il palazzo non è inagibile, non sono un tecnico – ripete Dominijanni che ricorre anche alla satira – magari ci saranno delle leggi della fisica che conserveranno la Chiesa. Il provvedimento di sospensione però è un provvedimento motivato, a mio avviso anche abbastanza corretto, perché verificherà adesso in contraddittorio con la proprietà se ci sono delle situazioni, rispetto al 14 febbraio, che hanno modificato l’assetto dei luoghi e se l’assetto risponde o meno a esigenze di sicurezza. Io in previsione di questo sopralluogo che ritengo corretto e doveroso, ovviamente mi sono attivato per il trasferimento comunque, perché bisogna avere sempre un “piano B”, quindi ringrazio per il provvedimento si sospensione, ma come si dice, mi faccio un po’ i conti da me»

Arena: «Palazzo di giustizia è fallimento dello Stato»

Non meno turbata dall’accaduto è apparsa il presidente del Tribunale, Arena: «Devo dire che sono rimasta veramente rammaricata da questa interruzione ex abrupto dell’attività giurisdizionale. Sono stata costretta a fare saltare le udienze, e non sono stata minimamente avvertita di alcunché e quindi stiamo cercando di adottare dei rimedi emergenziali per assicurare al minimo il servizio giustizia».

Poi però Arena non rinuncia ad una critica piuttosto precisa: «Vi ripeto quello che ho detto tre anni fa pubblicamente nel corso di un convegno sull’edilizia giudiziaria: la madre di tutti i problemi è la mancata realizzazione del Palazzo di giustizia, simbolo del fallimento dello Stato in terra di mafia, e mi dispiace dover essere qui oggi a ribadirlo. Sono in estrema difficoltà anche nell’organizzazione concreta – ha concluso il presidente – perché devo trovare delle aule per potere celebrare le udienze e collocare il personale. È veramente una situazione, direi, kafkiana».

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