mercoledì,Maggio 15 2024

Il presidente del Tribunale tuona: «Palazzo di giustizia non completato? Sarà il fallimento dello Stato per mancanza d’interesse»

Mariagrazia Arena al convegno del Cnf: «Quel palazzo è lì da 20 anni. Mai completato. Lavoriamo in condizioni indecorose ed ho più giudici che aule. Non posso far celebrare i processi».

Il presidente del Tribunale tuona: «Palazzo di giustizia non completato? Sarà il fallimento dello Stato per mancanza d’interesse»

«A Reggio Calabria c’è un palazzo di giustizia che è lì da 20 anni. Mai completato. Mentre noi lavoriamo in condizioni indecorose. Mi ritrovo ad avere più giudici che aule e non posso celebrare i processi. Se non si risolve questo problema di edilizia giudiziaria, ciò sarà il fallimento dello Stato per mancanza d’interesse».
Sono parole durissime quelle del presidente del Tribunale di Reggio Calabria, Mariagrazia Arena, nel corso del convegno organizzato dal Consiglio nazionale forense a Reggio Calabria. Nel mirino finisce il palazzo di giustizia, un’opera mai completata e che sta perendo abbandonata all’incuria ed a tutte quelle pastoie burocratiche che ne bloccano l’apertura.

L’immagine della giustizia

«È importante capire che immagine vuole dare la giustizia di sé stessa. Ci sono studi di psicologia sociale – spiega il presidente Arena – che danno come dato assodato il fatto che il luogo, lo spazio fisico condiziona i comportamenti e gli atteggiamenti dei cittadini e delle persone. Li condiziona nel senso che l’atteggiamento della gente si conforma alla solennità del luogo oppure al degrado del luogo. Se tu passi in una strada sporca butti la caramella. Se il posto è decoroso, il tuo comportamento si conforma al luogo in cui sei». Da qui la contestualizzazione del problema: «In questo territorio qual è l’immagine che dà l’edilizia giudiziaria? Il nuovo palazzo di giustizia lì da vent’anni e mai completato. E trasmette un’immagine di incuria che non può che essere causata da due fattori: incapacità di risolvere i problemi o mancanza di vero interesse a risolvere i problemi. Allora io dico, sì, il problema dell’edilizia giudiziaria è generalizzato in tutta Italia, dove ci sono palazzi privi di condizioni di sicurezza ed insalubri. A Reggio Calabria, che è noto a tutti è un territorio dove è presente pervasivamente la criminalità organizzata, il cittadino che ha questa immagine di incuria e che dimostra un mancato interesse a completare il palazzo di giustizia, a fronte di una criminalità organizzata che manifesta plasticamente il proprio potere economico e di controllo del territorio. E allora perché mai il cittadino dovrebbe riporre fiducia ed affidamento nella giustizia? E se non ripongo fiducia ed affidamento perché mai dovrei osservare le leggi dello Stato?».

I numeri che fanno male

Il problema del palazzo di Giustizia di Reggio Calabria «va risolto a tamburo battente. I cittadini non possono capire che ci sono stati problemi procedurali, di gare d’appalto, impugnative, aggiudicazioni. La gente non sa nulla di tutte queste cose vede solo un palazzo che è lì da vent’anni e per cui c’era stato un finanziamento iniziale. Io lo vedo lì e penso che me ne andrò in pensione senza vedere nulla di finito. Nessuno è riuscito a risolvere il problema. Di questo si deve parlare a Reggio Calabria, una incompiuta storica. Era doveroso dirlo, perché lì c’è un palazzo dove sono previste 30 aule, un archivio di 4mila metri, un parcheggio grandissimo e noi siamo dovuti uscire pazzi per cercare di trasferire tutto il materiale di archivio altrove», prosegue il presidente Arena.

Più giudici che aule: rischio fallimento
L’analisi è spiegata: «Il tribunale distrettuale di Reggio Calabria vive ospite di un immobile comunale dove dobbiamo fare i salti mortali per celebrare i processi e le aule sono insufficienti. Ho più giudici di aule con il colmo che non posso celebrare udienze perché non ho gli spazi. È un problema di immagine e di quello che lo Stato vuole a Reggio Calabria, in un posto di frontiera. Lavoriamo in condizioni indecorose per i magistrati, il personale di cancelleria, gli utenti, gli avvocati. Ciò andrà ad impattare con l’ufficio del processo. Come unità di ufficio del processo ne dovrebbero mandare 92, ma noi non possiamo ospitare più di 31 persone. Come evolverà questa cosa? Si andrà avanti con digitalizzazione e smart working per queste unità, ma sono problemi così stantii che credo che la gente si sia rassegnata a vedere quella incompiuta storica. Questa occasione dovrà servire da stimolo per incentivare la soluzione più immediata possibile, altrimenti potremo metterci il sigillo al fallimento dello Stato».

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