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‘Ndrangheta, il pentito Imperiale: «Ecco come le tonnellate di coca arrivavano a Gioia Tauro»

Il trafficante, tra i più influenti sul mercato globale, svela agli investigatori i suoi rapporti con i clan calabresi

‘Ndrangheta, il pentito Imperiale: «Ecco come le tonnellate di coca arrivavano a Gioia Tauro»

di Vincenzo Imperitura – La Colombia e gli Emirati Arabi, l’Italia e la Costa D’Avorio e in mezzo l’Olanda, il Marocco e le piazze di spaccio di mezza Europa. Più globalizzato della Coca Cola, il mercato del narcotraffico si muove (anche) su direttrici inaspettate, costruito su reti intricate tirate dai grandi broker al servizio del crimine organizzato capaci di mettere in piedi traffici di tonnellate di cocaina in arrivo dal centro e dal sud America e dirottati ovunque nel mondo, Australia compresa.

Un mondo nel quale un posto di riguardo se lo era ritagliato Raffaele Imperiale, quarantacinquenne di Castellamare di Stabia accusato dalle distrettuali antimafia di mezzo Paese, di essere uno dei trafficanti di cocaina più influenti sul mercato globale.

Arrestato a Dubai dove si era rifugiato – come capita sempre più spesso ai pezzi grossi del narcotraffico – per gestire al meglio il flusso di denaro derivante dai movimenti di cocaina, ha cominciato a collaborare con la giustizia, iniziando a svelare il sistema che gli garantiva un’entrata fissa di 300mila euro al mese.

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