lunedì,Maggio 6 2024

Il saluto di Luciano Geradis: «Vado via sapendo che tanto è stato fatto e la strada è quella giusta»

Il presidente della Corte d'appello di Reggio lascia il tribunale dopo 43 anni: «Mia moglie è stata il mio esempio. Ora continuerò la sua opera»

Il saluto di Luciano Geradis: «Vado via sapendo che tanto è stato fatto e la strada è quella giusta»

«È giusto che arrivi il momento del ricambio perché altrimenti poi le istituzioni finiscono per identificarsi con le persone e questo non è mai bello. Lascio con la commozione di chi ha fatto tanti anni qui dentro. Io ho fatto 43 anni e mezzo di magistratura».

Un addio commosso che è sembrato quasi un arrivederci quello lasciato, dopo oltre 43 anni di servizio, compiuti i 70 anni, da Luciano Gerardis. Ha iniziato come pretore a Caulonia, poi nella Pretura della frazione reggina di Gallina, quindi giudice del Tribunale di Reggio Calabria, poi presidente di sezione fino a presidente, prima di essere nominato, nel 2016, presidente della Corte d’appello di Reggio.

Il saluto

«Mi conforta molto essere stato sempre coerente con i miei valori – ha detto Gerardis ai giornalisti – e poi ho interpretato il mio ruolo, soprattutto, negli ultimi 14 anni, prima come presidente di tribunale poi come presidente di Corte d’Appello mantenendo sempre e tenendo sempre un rapporto stretto con la società civile. Mi sembra che questo sia parte del nostro ruolo, il nostro compito, soprattutto in una terra complicata come la nostra in cui il cittadino deve essere coinvolto e informato dei suoi diritti che spesso scambia per favori degli altri e poi deve avere l’opportunità di esercitarli.

Credo che da questo punto di vista c’è stato sicuramente un cambiamento nel rapporto tra l’istituzione giudiziaria e la cittadinanza. Se penso a 14 anni fa c’era uno iato molto forte, diciamo che il palazzo di giustizia veniva in genere visto con molta diffidenza adesso mi sembra che ci sia molta più attenzione. Abbiamo tutti lavorato a contatto con le scuole, con le associazioni di volontariato a contatto proprio con la gente e credo che questi anni siano serviti anche a questo. Certo c’è ancora molto da fare e bisogna proseguire su una strada che abbiamo tutti quanti assieme aperto».

Quello di Gerardis è un grazie collettivo a tutti coloro che hanno vissuto e reso vivo il palazzo di giustizia, dai colleghi agli avvocati senza dimenticare gli uffici. Ha ricordato le battaglie intraprese per dare forza al personale sempre carente o, ad esempio, per vedere realizzare il palazzo di giustizia. Ma è nel ricordo di sua moglie, diventata per lui esempio, che la commozione ha preso il sopravvento lasciando spazio al Gerardis uomo e non solo magistrato.

Il ricordo della moglie

«Dopo 43 anni e mezzo penso di dovere moltissimo mia moglie per tutto quello che lei ha rappresentato e anche perché lei ha rappresentato per me un modello assoluto. Lo faccio spogliandomi dalla veste di marito perché lei ha svolto il proprio ruolo enorme con grandissima umiltà. Ha gestito processi di criminalità di grandissima rilevanza in silenzio, ha presieduto sentenze in due grandissimi procedimenti contemporaneamente. Lei era una persona che ho preso come esempio in questo fortemente impegnata nell’assistenza alle persone più fragili e in tutto quello che era chiamata fare nel lavoro. Se devo lasciare un messaggio sincero e proprio ispirandomi a questo modello, un modello di magistrato sempre disponibile che si è assunto carichi di lavoro straordinario, lavorava dalla mattina alla sera, sabato e domenica ed ha sempre avuto un fortissimo senso del servizio».

Ed è a questo modello che Gerardis intende mantenere fede tornando ad esercitare una cittadinanza attiva che lo verdirà riprendere le battaglie intraprese dalla moglie a tutela dei diritti dei malati per mantenere vivo il suo impegno.

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