‘Ndrangheta stragista, Lombardo: «A Reggio il 33% dei votanti è condizionato dalla mafia»

«A me il tempo non interessa. È come se fosse avvenuto oggi. Facciamo solo più difficoltà a fare ricostruzioni storiche». Il procuratore Lombardo durante la requisitoria in corso in Corte d’appello a Reggio Calabria dove sta giungendo al termine il processo ‘Ndrangheta stragista ha evidenziato la necessità di dare una chiave di lettura a tutte le sentenze, le intercettazioni, le rivelazioni dei pentiti per ricostruire quel periodo delle stragi che hanno portato ancora oggi a una commistione tra ‘ndrangheta, politica e massoneria.

Non a caso tra gli eventi storici da ricostruire con fatica colloca il presunto «summit sulla Piana di Gioia Tauro tra Piromalli, Craxi e Berlusconi». Non è velata l’ironia che il procuratore usa nel parlare di fortuna, quando presenta alla Corte anni di sentenze che hanno messo per iscritto i «rapporti tra Cosa nostra e ‘ndrangheta e gli interessi politici». Lombardo spiega come «la strategia stragista serviva a soddisfare una serie di esigenze. E non lo dice l’uomo di strada, lo dice l’ex parlamentare di Forza Italia Pittelli, che commentando una sentenza ha esordito dicendo “Berlusconi è fottuto”.

E il suo interlocutore risponde evidenziando che tanto ha 80 anni, ma lui risponde “ma dell’Utri ne ha di meno”». E parlando ancora di fortuna, Lombardo ha continuato a leggere in aula l’intercettazione: «“Pittelli lo dice che dell’Ultri contattò i Piromalli per la costituzione di Forza Italia. Non lo dice l’uomo della strada ma un parlamentare”». Lombardo ha esaminato diverse sentenze e dati che hanno cristallizzato come «a Reggio Calabria il 33% dei votanti è condizionato dalla ‘ndrangheta».

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