mercoledì,Maggio 1 2024

Scopelliti e la trattativa con la cosca De Stefano svelata da Paolo Romeo. Così la massomafia condizionava la politica 

Romeo rivela la trattativa dell’ex golden-boy della politica calabrese con il clan più potente della ‘ndrangheta. I rapporti con Fiume e Sarra e la designazione per le regionali del 2010

Scopelliti e la trattativa con la cosca De Stefano svelata da Paolo Romeo. Così la massomafia condizionava la politica 

«Romeo pertanto lasciava credere a Oreste Amodeo che Scopelliti fosse un uomo indipendente, e non un servo, poiché non aveva preso i voti della ‘ndrangheta. Quando in realtà ciò era solo quello che il Romeo voleva fare apparire, poiché i legami di Scopelliti con la criminalità erano stati pure oggetto di una trattativa tra i De Stefano e Scopelliti, del cui contenuto in termini esatti non è dato sapere ma che pure vi era stata, come riferito da Paolo Romeo a Cutrupi Nicola».

Sono parole molto pesanti quelle che il Tribunale presieduto dalla dottoressa Silvia Capone utilizza per descrivere ciò che avvenne negli anni in cui Giuseppe Scopelliti ottenne i primi grandi risultati elettorali. Una trattativa con la cosca De Stefano. Di questo si parla nella sentenza “Gotha”. A dirlo, secondo i giudici, non è il collaboratore di giustizia Fiume, ma direttamente Paolo Romeo. 

Il collaboratore

È una conversazione a svelarlo. Il 27 novembre 2003, Romeo parla nel suo studio con Nicola Cutrupi. I due trattano le dichiarazioni di Nino Fiume, pentitosi poco tempo prima. Romeo dice a Cutrupi: «Li ha rovinati Nicola». Cutrupi chiede cosa Fiume abbia detto. «Nell’incipit della parte della conversazione di interesse – scrivono i giudici – Paolo Romeo illustrava gli effetti gravi che le dichiarazioni del collaboratore implicavano nei confronti degli interessati, che il Romeo in tale espressione non identificava.

Si apprezza la prudenza del Romeo che non fa esplicito riferimento a coloro che riteneva rovinati, sul presupposto che i fatti narrati dal collaboratore erano illeciti ed attingevano soggetti a lui noti. La prudenza del Romeo, che all’epoca era sempre processato in Olimpia e che pertanto temeva di essere intercettato, veniva bruscamente, ma sempre in maniera criptica, evidenziata al Cutrupi. Il quale faceva subito domande dirette sulla portata delle dichiarazioni del collaboratore sul conto del Romeo. Così implicitamente ammettendo che il Romeo aveva ragione di temere delle dichiarazione dell’ex sicario della famiglia dei De Stefano, al punto che il Romeo rimproverava al Cutrupi la distrazione dicendogli che ancora stava dormendo.  

Le intercettazioni

Soddisfaceva comunque la domanda del Cutrupi in termini per lui non compromettenti. Riportando quella che era stata la definizione sul suo conto: «Allenatore in panchina mi ha detto». 

U: Romeo U1: Cutrupi

U         Allenatore in panchina mi ha detto

U1       Eh! Allenatore ti dice

U         Allenatore in panchina

U1       Eh!

U         Non c’è niente di nuovo

U1       Che dice? Dimmi che cazzo dice senza <<VVS>>

U         Parla di tutto

U1       Di tutto

U         Scopelliti

U1       Di Scopelliti parla tanto?

U         No, dice che <<2P>> 

U1       Ah lo dice

Secondo il Tribunale nella parte incomprensibile si fa riferimento al sostegno elettorale ottenuto dai De Stefano. Romeo confessa a Cutrupi di aver ottenuto i verbali di Fiume tramite conoscenze in Procura o nelle forze dell’ordine pagandoli 100 euro. Il passaggio successivo è quello cruciale. 

U         Ora… ora succede un bordello

U1       Un casino succede

U         <<PP>> [Da minuti 3:30.297 a minuti 3:31.653 (Tono di voce bassissimo)] 

            [Da minuti 3:31.654 a minuti 3:32.966 non conversano]

U         Le trattative con Scopelliti

            [Da minuti 3:34.607 a minuti 3:35.820 non conversano]

Le dichiarazioni

«Romeo – scrive il Tribunale – sulla scorta delle dichiarazioni rese dal Fiume ipotizzava gravi conseguenze nei confronti di Scopelliti a causa delle dichiarazioni che Fiume aveva reso sul consenso elettorale datogli. Tuttavia il Fiume ha sempre riferito di consenso elettorale. Ma non già di trattative, per cui è il Romeo che, questa volta contravvenendo alle stesse regole prudenziali prima richiamate al Cutrupi, finiva per dire più del collaboratore, definendo i rapporti di Scopelliti con i De Stefano “trattative”».

La trattativa

Una trattativa che non era stata condotta alla presenza di Fiume, escluso, per volontà di Giuseppe De Stefano «dall’incontro che lo stesso ebbe con Scopelliti. Ed al quale aveva invece preso parte l’avvocato Fabio Cutrupi, figlio del Nicola Cutrupi coinvolto nella presente conversazione (era quell’incontro all’esito del quale Giuseppe De Stefano, al cognato Fiume che gliene faceva richiesta, definiva lo Scopelliti come “sceccu tiratu i capizza”, cioè un soggetto manovrabile).

Romeo pertanto era a conoscenza di una trattativa tra Giuseppe Scopelliti ed i De Stefano. E ciò giustifica l’incipit della conversazione, e la previsione della rovina sia per i De Stefano, che con evidenza anche per Scopelliti, che le dichiarazioni del Fiume avrebbero comportato per Scopelliti (I ruvinau…ora succede un bordellu…le trattative con Scopelliti)».

I rapporti con Fiume

«Fiume ha affermato di aver dato sostegno elettorale a Giuseppe Scopelliti durante la campagna elettorale quando fu candidato di Alleanza Nazionale come Consigliere Regionale ed ebbe 12.000 consensi. Fiume conobbe Giuseppe Scopelliti sin da quando entrambi erano ragazzini, in quanto frequentavano la medesima comitiva della “Reggio bene”». Le ambizioni politiche di Giuseppe Scopelliti emergono dunque nelle motivazioni di un processo, Gotha, che ha tracciato la geografia criminale della città di Reggio Calabria degli ultimi 30 anni.

Gli inizi

E i giudici lo descrivono fin dall’inizio quel «sogno» da raggiungere a tutti i costi. «Scopelliti aveva iniziato la sua avventura politica ancor prima della frequentazione con il Fiume. In quanto era attivo nelle fila del Fronte della Gioventù e del Movimento Sociale Italiano». Un’ambizione quella di Scopelliti «di raccogliere il consenso elettorale delle comitive della movida di Reggio Calabria, che potevano implicare il coinvolgimento di un numero di 500 elettori.

Fiume non si tirò indietro alla richiesta di appoggio elettorale. Pur rappresentando che per via del suo legame con Giorgia De Stefano, e quindi del suo imparentamento con la famiglia De Stefano, non poteva esporsi. Era stato necessario per il Fiume precisare che il suo appoggio elettorale a Scopelliti doveva rimanere occulto. In quanto si era verificato uno scontro in Alleanza Nazionale, nelle cui liste era stato candidato anche Alberto Sarra, appartenente ad una corrente opposta a quella di Scopelliti. Si registrava pertanto l’intervento di persone della massoneria».

Un quadro già chiaro fin dalle prime battute. Si trattava della campagna elettorale per le elezioni regionali, in cui la destra raccolse 120.000 consensi. Con candidato a Presidente della Giunta regionale il magistrato Chiaravalloti. All’esito, Scopelliti si affermò come Consigliere Regionale, con deleghe alla Formazione, avendo ricevuto 12.000 consensi, mentre Alberto Sarra avrà 7.500 voti. 

Il sostegno elettorale

Un appoggio, quello delle cosche reggine, che nelle carte emerge in modo netto. «In realtà i De Stefano, pur non esponendosi, approvavano l’appoggio elettorale che Fiume avrebbe dato a Scopelliti. Pescando voti in un bacino elettorale che corrispondeva in fatto a quello dei De Stefano.

Il mancato esplicito sostegno dei De Stefano a Scopelliti peraltro era imputabile alla strategia che praticavano gli appartenenti alle famiglie criminali, che apparentemente davano il loro appoggio a tutti. Per poi scegliere il candidato su cui far confluire tutti i voti solo negli ultimi giorni in base alle indicazioni dell’allora Crimine Pasquale Condello. Così facendo, di fatto, i De Stefano sarebbero stati pronti a presentare il conto ai candidati risultati vincenti, a prescindere dall’area politica di appartenenza».

Le intercettazioni

E ore di intercettazioni rendono chiare le intenzioni criminali dietro l’appoggio politico. «Il tal senso, il collaboratore ha evocato la pretesa di Carmine De Stefano a che Scopelliti assumesse sua moglie alla Regione, persino minacciandolo di un attentato (DICH. FIUME -. Sì. Però poi il discorso che lui risultò… e Carmine De Stefano dice: “Tu sei sempre mio cognato, ora Scopelliti deve assumere mia moglie alla Regione” e io questo a Scopelliti non gliel’avrei mai chiesto. E poi l’ha minacciato, dice: “Adesso gli mettiamo una bomba” gli volevano accendere… bruciare la macchina, mi sono esposto troppo con Scopelliti io”)».

Sostegno occulto

Se da un lato era necessario occultare, però, per i giudici «l’appoggio di Fiume alla campagna elettorale di Scopelliti avveniva in maniera palese in quanto lo stesso lo accompagnava fisicamente nei suoi giri per raccogliere voti. Scopelliti successivamente ha disconosciuto l’appoggio elettorale avuto da Fiume, negando persino di averlo invitato al suo matrimonio, circostanza smentita dal fatto che il collaboratore deteneva ancora l’invito ricevuto.

Dopo la sua elezione a consigliere regionale il Fiume manteneva con Scopelliti Giuseppe un rapporto di rispetto e amicizia per un certo periodo di tempo. Successivamente il Fiume riceveva l’ordine da Giuseppe De Stefano di stare lontano dalla politica, al punto da non poterlo più neanche salutare.

Al contempo Giorgio De Stefano l’avvocato continuava a sostenere che Giuseppe Scopelliti era un soggetto ambiguo, con una doppia personalità e poco affidabile pertanto. I suoi rapporti con Giuseppe Scopelliti pertanto cessavano, mentre paradossalmente Giuseppe De Stefano invece lo incontrava personalmente».

Spartizione del potere

Una spartizione del potere che ha portato Fiume a capire che «alla fine la ‘ndrangheta, attraverso la massoneria e soggetti riservati, finiva per pilotare il consenso elettorale in favore di persone che, collocate all’interno delle istituzioni, esercitavano il controllo anche sugli amministratori estranei e onesti per assicurare il perseguimento degli interessi della criminalità organizzata.

In tal senso gli era stato consentito di sostenere la candidatura di Scopelliti alle regionali del 2001, senza che i De Stefano si opponessero, salvo escluderlo dai rapporti con il politico una volta che lo stesso risultò eletto. Aveva capito dell’esistenza di rapporti tra i vertici della consorteria e soggetti appartenenti ai servizi segreti, con cui si giungeva a compromessi per pilotare, dietro il pagamento di compensi, la cattura di latitanti, ma anche di accordi finalizzati a dare copertura a soggetti dei servizi».

I rapporti con Sarra

E con il passare degli anni non cambia il progetto di Scopelliti che nella politica ha continuato a investire. E nel 2007 la situazione non cambia. Infatti «delle intercettazioni emergono le dialettiche relazionali che hanno caratterizzato i rapporti Sarra – Scopelliti sulla questione non meno importante della formazione della Giunta Comunale del 2007, in relazione alla quale, proprio data l’importanza, sorgeranno più problematiche».

Dalle carte emerge come a ridosso della formazione della Giunta siano state captate numerosissime conversazioni telefoniche che testimoniano «le criticità sorte in ordine alla spartizione degli incarichi tra Sarra e Scopelliti».

Le elezioni del 2007

Una prima conversazione in tal senso è avvenuta tra Sarra Alberto e Gatto Paolo ed era il Sarra che «dava disposizioni a Gatto Paolo di non prendere alcuna decisione definitiva alla riunione del gruppo di Alleanza Nazionale, che era stata indetta per quel giorno da Scopelliti Giuseppe, il quale aveva l’intenzione di riconfermare nei precedenti incarichi assessoriali.

Quindi quelli conferiti nel 2002, tanto Zito Pasquale Orazio, quanto la Minasi, mentre c’era una forte pressione nei confronti della persona di Sidari Vincenzo (Sarra: Non andate a nessuna decisione definitiva, perché sennò lui vuole votare e vorrebbe mandare… ora, poi parliamo meglio, vorrebbe mandare… va beh Zito e Minasi riconfermati, e c’è una forte pressione per Sidari.).

Ancora Sarra nel parlare con Gatto Paolo riferiva quello che lui stesso aveva chiesto a Scopelliti, cioè il conferimento di una delega di assessore al Gatto, richiesta che tuttavia aveva incontrato le perplessità del sindaco, il quale era interessato ad ottenere una Giunta di un certo profilo».

I rapporti

Ma i rapporti non sono sempre stati lineari e Sarra, nel corso dell’incontro con Scopelliti «gli contestava che gli accordi preelettorali dovevano essere rispettati, ma riconosceva il complicarsi della situazione alla luce dei risultati elettorali specie con riferimento alla posizione di Germanò Francesco (Sarra: Lui vuole che in quota Alberto [#] oltre il discorso che poi ti dirò che c’è un’altra questione di… di Germanò, cose… poi te lo racconto di persona come abbiamo [#]. In ogni caso…).

Peraltro Germanò non era stato candidato alle elezioni del 2007, per cui il conferimento di un incarico allo stesso era frutto di un puro accordo preelettorale, secondo il quale Germanò avrebbe dovuto essere nominato assessore esterno “in quota Sarra”, in quanto Germanò era sempre stato espressione di Sarra, ed indirettamente, anche di Romeo».

«Operazione spregiudicata»

Per i giudici l’operazione che aveva fatto Sarra era «politicamente spregiudicata. In altri termini il Sarra aveva creato la lista del CDC, di fatto poi “svuotandola”, cioè pilotando i voti in favore dei candidati di AN, partito al quale professava la sua appartenenza. I candidati della lista CDC erano stati pertanto uno strumento per raccogliere più voti per Scopelliti, ma senza che Sarra, da un punto di vista politico, avesse alcuna vocazione per tale sua creatura, al punto che, finite le elezioni, nelle trattative per le spartizioni per le cariche, Sarra era pronto ad abbandonare la lista CDC (lasciamo da parte il CDC), ormai non più utile».

Il progetto

Un progetto che, almeno nelle intenzioni, doveva continuare. Infatti «i propositi di accordo andavano oltre quello che era il contesto dell’epoca, in quanto sia Sarra che Scopelliti avevano appurato che l’asse creato aveva funzionato più volte, e cioè nel 2002 e nel 2007, assicurandogli un’affermazione elettorale schiacciante, al punto da consentire la proiezione del sistema per il futuro, in cui i due ambivano a ricoprire ruoli ancora più importanti, come quello del presidente della Giunta Regionale, o come quello di deputati alla Camera».

Sarra: Gli ho detto “guarda Peppino”, gli ho detto “allora, siccome” gli ho detto “aspet’[#]… frena un attimo e vediamo cosa dobbiamo fare da grandi no?”; Gatto: Uh, uh; Sarra: Gli ho detto “invece di fare uno, più uno, più uno, spetta a me e cose, allora, vediamo cosa dobbiamo fare”. Gli ho detto “tu che cosa vuoi fare? Vuoi andare alle europee?”

Poi, dice, “si”… dice “se tu sei d’accordo”. Gli ho detto “ma c’è anche la Presidenza della Giunta Regionale?” dice “ma là sarebbe meglio che vai… tu” dice “ma comunque o io o tu”, gli ho detto “va bene, allora, decidiamo che là e… alla Camera va [#]” dice “sì alla Camera” dice “tu vai sicuramente” dice “ma ci sarebbe posto per tutti e due perché”, dice, “se ci candidiamo io e te ne prendiamo almeno tre alla Camera e uno al Senato, quindi” dice “Dima, Sarra, Scopelliti” dice, “e poi vediamo a chi [#]”.

Le elezioni del 2010

«La candidatura di Scopelliti a quella carica elettorale – scrive il Tribunale – non era affatto scontata, ed anche in questa occasione sarà Paolo Romeo ad adoperarsi affinchè la designazione di Scopelliti alla carica di governatore della Regione Calabria trovasse anche a livelli centrali della politica approvazione e sostegno».

Dall’istruttoria sono emersi contatti diretti tra Scopelliti e Romeo, «nel corso dei quali i due avevano certamente discusso di strategie politiche (Romeo: Si si, ma io ho accennato fugacemente, perché ci siamo visti in questi giorni..;  D: Ma lui ha problemi di questi.. no, di questi stupidaggini perché a me mi riconfermano che è lui il candidato; Romeo: Si no.. non ha problemi; D: Gli rompono le scatole quelli ; Romeo: Ma uno cerca, cerca di alzare il prezzo di conquistarsi spazio..; D: Eh e credo che in quelle ore insomma lui avesse un po’ di tensione da questo punto di vista.; Romeo: Si si; D: Vabbè dico tanto poi ci vediamo che io ero tranquilla che volevo più gli parlassi tu.. tu non hai parlato diciamo no?

Romeo: io  glielo ho accennato lui sa già ; D: Eh; Romeo: Gli ho accennato in questi giorni in cui ci siamo visti qua in questi quattro giorni …Eh gli ho detto che ….ci saremmo dovuti vedere per parlarne un pochettino più approfonditamente; D: Ma è serio lui? Com’è?; Romeo: No, no è serio quando fa..). Quindi vi è traccia – ribadiscono i giudici – di una relazionalità diretta tra Giuseppe Scopelliti e Paolo Romeo, ed il Romeo perorava la causa di Scopelliti, parlando di manovre per allargare la base degli accordi politici preelettorali. Romeo concordava con la Intrieri un ulteriore incontro con un altro soggetto, che veniva identificato “nell’amico nostro di Cosenza che è su Vibo”».

Il successo di Scopelliti

Di fronte all’ipotesi di un largo successo di Scopelliti, però, come era accaduto in passato, «il successo personale dell’uomo veniva visto come un pericolo dal Romeo, il quale, una volta creato l’amministratore aveva la necessità di mantenerne il condizionamento, che era direttamente proporzionale alla percezione, da parte dello Scopelliti, della provenienza del proprio potere dal bacino elettorale convogliato da Romeo tramite Alberto Sarra.

Tale percezione, cioè del rischio che Scopelliti, rassicurato dall’autonomia del consenso elettorale ricevuto rispetto ai voti procurati dal Romeo tramite il Sarra presso la ‘ndrangheta, potesse governare senza riconoscere alcun tributo al sistema facente capo a Romeo ed a Giorgio De Stefano, induceva il primo ad auspicare che il risultato di elettorale di Scopelliti, che dava per scontato come positivo, non fosse in termini di vantaggio molto marcato nei confronti degli altri candidati, così da ridimensionare il suo potere personale, ed il secondo ad ipotizzare che il sostegno elettorale dei De Stefano, e pertanto di una parte della criminalità organizzata, potesse essere dirottato sul candidato Loiero».  

Secondo il Tribunale, «Gli uomini da preferire pertanto nella formazione delle liste e nella selezione dei candidati erano quelli che avrebbero più facilmente ottenuto il consenso della ‘ndrangheta, e che, indeboliti dal condizionamento genetico della loro elezione, avrebbero amministrato in termini tali da non poter declinare le richieste di favori di chi della candidatura era stato l’artefice, e che apparteneva allo stesso contesto mafioso, sia pure con ruolo verticistico e non militare, di cui gli stessi amministratori finivano per essere espressione.

Sarra, Scopelliti, lo stesso Seby Vecchio sono l’emblema di tale prototipo di uomo politico ed amministratore, in quanto in grado di riscuotere il consenso di un importante bacino elettorale, corrispondente a quello della criminalità organizzata, e quindi disposti ed avvezzi ad amministrare con il metodo dell’abuso».

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