domenica,Dicembre 8 2024

“Atto quarto”, un intermediario gestiva i rapporti tra le cosche Libri-De Stefano-Tegano

Un collegamento continuo tra le famiglie ha consentito all’articolazione criminale di sopravvivere e controllare il territorio

“Atto quarto”, un intermediario gestiva i rapporti tra le cosche Libri-De Stefano-Tegano

Reati di associazione mafiosa, estorsione, tentato omicidio, detenzione illegale di armi, detenzione e spaccio di sostanze stupefacenti. Nella fase preliminare delle indagini dell’operazione “Atto Quarto” ad emergere è «l’esistenza della struttura associativa. E la perdurante operatività delle storiche cosche De Stefano-Tegano imperante sul territorio riferibile alla zona di Archi almeno dagli anni ’70». Questi gli anni in cui «avveniva li primo riconoscimento giudiziale circa l’esistenza di tale articolazione di ‘ndrangheta».

Le cosche nel territorio

È una presenza continua e pervasiva quella descritta nelle carte dalle quali scaturisce un quadro preciso. Ad essere descritta, infatti, è la «perdurante operatività delle cosche». E, in particolare, ad essere evidenziato è il ruolo che in molti hanno avuto negli anni per mantenere vivi e continui i rapporti tra le consorterie. 

Il collegamento

Tra gli appartenenti alla cosca De Stefano-Tegano, per il gip «si annovera senza dubbio Davide Bilardi». L’uomo «svolgeva la funzione di collegamento tra le famiglie mafiose di Archi e le altre articolazioni di ‘ndrangheta, gestendone i rapporti. Il suo ruolo era così penetrante da essere addirittura definito un “fratello” da due dei suoi esponenti di maggior spicco, Totò Libri e Edoardo Mangiola. Infatti viene evidenziato come «Bilardi organizzava incontri tra i più autorevoli rappresentanti delle articolazioni mafiose l’appuntamento tra Carmine De Stefano, Edoardo Mangiola e Libri».

Sono tante le conversazioni raccolte e riportate. In diversi passaggi emerge anche «l’ulteriore ruolo di trait d’union tra le due articolazioni svolto dal Bilardi, reso evidente dalle parole del Libri allorquando affermava di voler incontrare l’indagato periodicamente per essere aggiornato sulle dinamiche interne alle cosche De Stefano e Tegano.

[LIBRI: Eh non abbiamo preso appuntamento BILARDI: Gli ho detto io digli a Totò quando vuole che ci vediamo. MANGIOLA: Ah si … (inc.)… vabbè … (inc.)… LIBRI: Ma non c’è bisogno che ci vediamo compare, io ti voglio vedere per salutarti. BILARDI: Ma io pure. LIBRI: Per tenermi aggiornato su tutto].

Nel prosieguo della conversazione, inoltre, Bilardi palesava la crucialità della sua posizione all’interno della cosca, lasciandosi andare ad un resoconto sulle fibrillazioni che all’epoca si registravano il seno alla cosca cosche De Stefano e Tegano, che soltanto un intraneo poteva conoscere così nel dettaglio. Si trattava delle tensioni che avrebbero portato alla frattura tra Molinetti e Carmine De Stefano, registrata nel corso dell’operazione “Malefix”».

Appare chiara la volontà e la costante pervasività delle ‘ndrine di mantenere il controllo su Reggio Calabria. Per gli inquirenti è evidente la loro capacità di riorganizzarsi sul territorio. Da quest’ultima operazione, come confermato dal procuratore capo della Repubblica di Reggio Calabria, Giovanni Bombardieri, si percepisce come «nonostante le indagini e gli arresti precedenti, continuano ad infiltrarsi pericolosamente nell’economia e a gestire affari addirittura dal carcere. Un potere esercitato facendo leva su imprenditori compiacenti. Imprenditori vittime di intimidazioni e ricatti che, di fatto cedendo al pagamento delle somme estorte e poi andando oltre, diventano complici del malaffare».

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