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16 aprile 1993, a Reggio l’omicidio del vigile urbano Giuseppe Marino

Impegnato a far rispettare l'ordinanza di chiusura al traffico del corso Garibadi. Il 28 febbraio del 1985, era stato ucciso il Giuseppe Macheda in servizio nel pool antiabusivismo

16 aprile 1993, a Reggio l’omicidio del vigile urbano Giuseppe Marino

Il 16 aprile 1993, il vigile urbano Giuseppe Marino viene ucciso a Reggio Calabria nei pressi della Villa Comunale. Sta verificando il rispetto dell’ordinanza comunale che vieta il transito e la sosta di automobili e motocicli lungo il Corso Garibaldi. Sposato e padre di due bambine, Lavinia e Maria, Giuseppe Marino aveva soltanto 43 anni quando 15 colpi di una pistola da guerra calibro 9×21, sparati a ripetizione e a distanza ravvicinata, lo uccidono nell’esercizio del suo dovere.

Un volto paterno e rassicurante, paffuto e con baffi folti, era in servizio al comando della polizia municipale, oggi intitolato alla memoria sua e del collega Macheda. Un comando sottorganico in una città di 180mila abitanti che, sotto l’amministrazione Reale cerca di istituire l’isola pedonale sulla principale via cittadina. È infatti in vigore da poco l’ordinanza. Essa impone il divieto di sosta e transito lungo la strada per liberarla dal traffico e renderla fruibile dalla cittadinanza. L‘osservanza di questa ordinanza impone un vero e proprio giro di vite, fatto di controlli serrati, multe e posti di blocco, affidati proprio ai Vigili Urbani.

Un’attività di ordinaria amministrazione che invece si rivela pericolosa e fatale. Il 28 febbraio del 1985, l’agente Giuseppe Macheda è già stato trucidato a colpi di fucile per il suo lavoro nel pool antiabusivismo. Un delitto sintomatico di un contesto in cui le regole e i divieti non sono graditi, ancor meno se di ostacolo a determinati interessi o abitudini.  La cultura di violenza e della sopraffazione, di cui si nutre la criminalità organizzata, ha avuto e avrà ancora il sopravvento.

Il Diario di Libera

«Il 16 aprile del 1993 Giuseppe – si legge sul diario della memoria di Libera – era in servizio proprio sul corso Garibaldi. In pattuglia con lui c’era il collega Orazio Palamara, cinque anni più giovane di lui. A bordo della Ritmo di ordinanza, i due agenti erano arrivati in centro per vigilare sul rispetto dell’ordinanza. Bollettari alla mano, avevano elevato contravvenzioni. Avevano anche richiesto l’intervento del carro attrezzi per rimuovere di forza le auto parcheggiate lungo la strada, in spregio del divieto su cui pure, in quei giorni, si faceva un gran parlare. Erano circa le 20 di un venerdì sera, negozi ancora aperti e un gran passeggio.

L’azione del killer fu fulminea nella sua violenza inaudita: 15 colpi di una pistola da guerra calibro 9×21, sparati a ripetizione e a distanza ravvicinata, tutti andati a segno. Marino ebbe la peggio. I soccorsi arrivarono quasi immediatamente per trasportare i due agenti agli “Ospedali Riuniti”. Orazio Palamara fu sottoposto a un delicato intervento chirurgico, grazie al quale i sanitari riuscirono a salvargli la vita. Per Giuseppe, invece, non ci fu nulla da fare».

Gli inquirenti si mettono al lavoro sui bollettari dei due vigili, ricercando il movente nel lavoro svolto da Giuseppe Marino.

Nulla di concreto è mai stato accertato. Anni dopo si è autoaccusato dell’omicidio il collaboratore di giustizia Giuseppe Calabrò. Viene condannato come esecutore. Non è mai stato chiarito chi fossero gli eventuali mandanti e quale fosse il movente dell’omicidio.

La Memoria


La memoria è un atto di resistenza quotidiana che si nutre di segni come quella targa apposta all’ingresso del comando della Polizia municipale di Reggio Calabria.

È l’ottobre del 2014 quando finalmente viene completato l’iter di intitolazione, grazie all’iniziativa “Il ricordo lascia il segno”. La campagna era promossa da Libera con il coinvolgimento dei familiari Domenica Zema, vedova di Giuseppe Macheda, e Lavinia Marino, figlia di Giuseppe Marino. Anche i loro nomi sono stati letti ad alta voce al Circo Massimo a Roma in occasione dello scorso 21 marzo, Giornata della Memoria e dell’Impegno per le vittime innocenti delle mafie.

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