venerdì,Maggio 24 2024

Reggio, “Interno 51” è la nuova silloge di Eleonora Scrivo

Il linguaggio pulito e realista fa respirare immagini che sono luoghi, a volte, molto scomodi nei quali, tuttavia, è necessario sostare

Reggio, “Interno 51” è la nuova silloge di Eleonora Scrivo

Il linguaggio pulito e realista fa respirare immagini che sono luoghi, a volte, molto scomodi nei quali, tuttavia, è necessario sostare
Dopo “(R)umori sinistri” e la raccolta di racconti con Tiziana Calabrò, “La cura provvisoria dei tratti fragili”. Torna con la silloge “Interno 51” la poesia di Eleonora Scrivo, con la prefazione curata da Anna Segre.

Versi in cui c’è un mondo di storie, di amore e di attese, di consapevolezza, anche, dell’inconsistenza reale di quello che sarà (“come riusciamo a coniugare futuri di specie, mentre ogni materia sentimentale è ridotta in frammenti?”).

Ma la poetessa (che è operatrice sociale e sa cosa significa lottare) non solleva le braccia in segno di resa davanti a queste visioni, anzi (“Non avrei mai tessuto nessuna trama di poesia se non avessi creduto…che l’umanità e le sua offese siano l’unica metrica da rispettare e la sola ispirazione cui ubbidire”). Raccontate, esteriorizzate rappresentano un minimo di sollievo.

Torna nei versi il legame con il Blu (“capolavoro di Chagall”) che sembra respirare il mare di Reggio, già scelto come colore guida da Scrivo nel reading letterario “Strega comanda colore”, scritto con Cinzia Messina e Tiziana Calabrò.

E c’è il sentiero al femminile tracciato come linea di discendenza nei versi che dell’estrema prova del lutto materno ( “E di aprile, manchi di più”) portano alla costante cura di essere madre, e che, uscendo da dinamiche familiari, portano alla condivisione con altre donne dello stesso sentire, alla presenza e al sostegno reciproco (“Certe sere, prima di chiudere il giorno, la porta, gli occhi, ho bisogno di contare le sorelle, di sapere il loro animo”).

Versi come tante grosse macchie che sono l’umana presa di coscienza della coesistenza col dolore (“perché anche se sai da dove nasce non è che allora finisce”).
Scrivo racconta di vita aspra a volte, infangata di impotenza, preziosa e malinconica allo stesso tempo e ci restituisce un grande dono: pezzi di specchi da rimettere insieme per togliere il maleficio e riconoscerci fragili e veri dentro le sue parole allineate.

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