Grandi eventi tra musica e cultura, nella Locride sprazzi di rinascita?

Senza una sanità efficiente, senza strade adeguate e con all’orizzonte lo spettro di due anni di isolamento dal resto del mondo per la chiusura di una galleria. Eppure per qualche ora il popolo della Locride è riuscito a mettere da parte problemi e preoccupazioni quotidiane godendo di una serata entrata di diritto nella storia di questo pezzo di Calabria. Il concerto della band originale dei mitici Blues Brothers ha confermato, qualora ce ne fosse bisogno, che puntare sulla qualità paga sempre. E il livello musicale toccato sul lungomare di Siderno l’altra sera è stato altissimo, per la gioia di un pubblico trasversale accorso da ogni parte dell’area metropolitana. Un’esplosione di musica vera, suonata da artisti formidabili, spesso richiesti anche nelle band di altri mostri sacri come Paul Mc Cartney e altre stelle mondiali, ma anche di incredula gioia nel poter assistere dal vivo ad un simile evento.

Rifuggendo dalla retorica e dai proclami salvifici, è giusto tuttavia chiedersi in quale misura le manifestazioni culturali riescano a intervenire nelle situazioni di precarietà sociale (miseria, ignoranza, emarginazione) creando nuove consapevolezze e l’apertura di nuove possibilità per chi non ne ha avute. Il Jova Beach Party dello scorso anno ne è un esempio. Per questo alla Locride per risollevarsi servirebbero più eventi così. Ad una condizione: che si punti sulla qualità mettendo da parte inutili campanilismi. Perché il concerto dei Blues Brothers è stato “a” Siderno, non “di” Siderno; il Borgo Incantato è stato “a” Gerace, non “di” Gerace; l’Opera Festival è “a” Locri, non “di” Locri; Summer Festival e “Rumori Mediterranei” saranno “a” Roccella, non “di” Roccella. Proviamo a ragionare così, se ci riusciamo.