Gerace, importanti ritrovamenti emergono dal sottosuolo della basilica concattedrale
I lavori all'interno di una delle maggiori costruzioni normanne della Calabria hanno portato alla luce un nuovo ambiente, rarissimi reperti e resti di persone inumate. L'archeologo Lico: «Mai visto qualcosa di simile»
di Tonino Raco – «In Calabria non esistono tipologie murarie di questo tipo riferibili ad età bizantina. Io faccio l’archeologo da un po’ di anni enon ho mai trovato un muro che, dal piano di calpestio, si eleva in alto per quattro metri circa». È questo il commento dell’archeologo Fabio Lico, in merito ai primi straordinari risultati emersi dagli scavi effettuati nella basilica concattedrale di Santa Maria Assunta, nel borgo di Gerace. Risultati che hanno permesso di retrodatare la storia di una delle maggiori costruzione normanne della Calabria.
Sotto la pavimentazione di quella che è una struttura databile verso la fine dell’undicesimo secolo, sono infatti emerse strutture murarie di età alto-medievale. «I normanni hanno avuto rispetto di questa struttura quando hanno costruito la chiesa, non hanno mai avuto la volontà di distruggerla e di conseguenza l’hanno lasciata in elevato» prosegue il giovane archeologo che ha seguito le attività di scavo.
«In particolare – spiega – si ritrovano quelli che sono gli apprestamenti tipici di una chiesa. Quindi abbiamo delle sepolture, abbiamo lasciato a vista una sepoltura con addirittura due persone inumate, ci sono delle strutture relative a dei gradini, delle panche realizzate in muratura e abbiamo anche un muro di tramezzo che ci indica, grosso modo, come si rapportava la chiesa preesistente rispetto all’ambiente che oggi noi conosciamo come cripta».
Le nuove importanti scoperte sono state rese possibili da un finanziamento che era stato assegnato dal Ministero della Cultura per la verifica del rischio sismico e che ha permesso, dopo una serie di indagini diagnostiche, di realizzare appunto una nuova campagna di scavi archeologici.
Un attività che, spiegano gli esperti, è solo ad una fase iniziale e che ha già permesso di scoprire nuovi ambienti ma anche rarissimi e significativi reperti, come sottolinea il direttore dell’Ufficio Beni Culturali della diocesi di Locri-Gerace Giuseppe Mantella: «Non soltanto le murature, non soltanto i frammenti ceramici ma soprattutto due capitelli a stampella, con le loro croci, ci raccontano una storia di straordinaria importanza dal punto di vista delle maestranze che lavoravano già nel nono, decimo, undicesimo secolo nella cattedrale e nella città di Gerace».
I risultati di queste importanti scoperte sono stati presentati nella sala dell’arazzo della “Cittadella Vescovile di Gerace” alla presenza di Sua Eccellenza monsignor Francesco Oliva, vescovo di Locri Gerace, Maria Mallemace, direttore del segretariato del MiC Calabria, Paolo Praticò, dirigente generale Dipartimento SEAC Calabria, Rita Cicero, funzionario architetto SABAP per la Città Metropolitana di Reggio Calabria e Vibo Valentia, Alfredo Ruga, funzionario archeologo SABAP per la Città Metropolitana di Reggio Calabria e Vibo Valentia e Giuseppe Mantella, direttore Ufficio Beni Culturali ed Edilizia di Culto della Diocesi di Locri-Gerace.
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