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A Milano la prima dell’Orchestra del Mare, Santo Versace e Francesca De Stefano: «Emozionati di sostenere il progetto Metamorfosi»

Violini e violoncelli plasmati da persone detenute nel carcere Opera, dando nuova vita al legno delle imbarcazioni dei migranti approdate a Lampedusa. Un'energia circolare che alimenta speranza e innesca nuove trasformazioni

A Milano la prima dell’Orchestra del Mare, Santo Versace e Francesca De Stefano: «Emozionati di sostenere il progetto Metamorfosi»

In occasione della prima dell’Orchestra del Mare al teatro alla Scala di Milano, c’è stato qualcosa di profondamente speciale nel gesto, nel suono e nell’atmosfera. Dentro il teatro anche la voce del mare, con il suo fluire perpetuo di storie. Anche il dolore e le speranze dei migranti che ogni istante lo attraversano e l’anelito di libertà e cambiamento che anima il tempo ristretto di chi vive sognando la libertà.

Sullo sfondo de “I dormienti”, istallazione dell’artista Mimmo Paladino evocativa del dramma del naufragi in cui i migranti perdono la vita. Quindi è la musica ad articolare un racconto profondo, suggestivo ed emozionante. Un racconto affidato all’accademia dell’Annnunciata diretta dal maestro Riccardo Doni. Ad accompagnarla da Sergej Aleksandrovič e Gilles Apap e Krylov al violino, Mario Brunello e Giovanni Sollima al violoncello. Ma sono proprio questi strumenti ad essere portatoti di tante storie da condividere.

Una memoria viva e condivisa

I sapienti musicisti suonano violini e violoncelli realizzati nel laboratorio di liuteria del carcere di Opera di Milano. La materia prima è il legno delle imbarcazioni approdate al molo Favaloro di Lampedusa. Strumenti suonati, per l’occasione, dall’Orchestra del mare, a sua volta un progetto itinerante che girerà per il mondo, rendendo la viva a condivisa la memoria di un dramma infinito al quale dare voce.

Intanto in occasione di questa prima, per l’Orchestra del Mare e tutto ciò che essa rappresenta, il teatro alla Scala di Milano è stato l’approdo sicuro. Una serata benefica di grande emozione. L’iniziativa è stata sostenuta da enti e fondazioni tra le quali anche la fondazione Santo Versace. L’ente filantropico ha lo scopo di sostenere e aiutare le persone che vivono in condizioni di fragilità e di disuguaglianza sociale. Esso è stato fondato dai reggini Santo Versace e dalla moglie Francesca De Stefano Versace, rispettivamente presidente e vicepresidente della fondazione.

La fondazione Santo Versace, infatti, tra i suoi progetti sostiene anche quello nell’ambito del quale è stata promossa la prima dell’Orchestra del Mare al teatro alla Scala di Milano. Si tratta del progetto denominato appunto Metamorfosi, ideato dalla Fondazione Casa dello Spirito e delle Arti, presieduta da Arnoldo Mosca Mondadori.

Da relitto a strumento musicale

Note suonate con strumenti frutto di un’opera di recupero e trasformazione: i relitti delle imbarcazioni in legno arrivate a Lampedusa. Imbarcazioni giunte trasportando migranti, storie e sogni. Quel legno plasmato da persone portatrici di altre storie di dolore, di riscatto e di speranza, ossia i detenuti. Ne sono nati degli strumenti che musicisti hanno imbracciato per intessere altre nuove storie ed emozioni.

Un filo che dal molo Favaloro di Lampedusa arriva a Milano, passando anche per Reggio Calabria, città di origine di Santo Versace, già deputato, imprenditore nel settore della moda, fratello di Donatella e del grande Gianni. Scomparso tragicamente nel 1997 a Miami, Gianni Versace con il suo tocco innovativo e originale, pregno della Magna Grecia dove tutto aveva avuto inizio, ha segnato indelebilmente la storia della moda mondiale. A Gianni e alla sua famiglia, alla radici reggine della sua storia personale e familiare, Santo Versace, ha dedicato lo scorso anno i libro “Fratelli – Una famiglia italiana”.

La fondazione Santo Versace

«Ci emoziona sostenere Metamorfosi. Siamo rimasti commossi – spiegano Santo Versace e Francesca De Stefano Versace – dalla dedizione e dall’amore profusi per la sua realizzazione. Aiutare gli altri è per noi una regola di vita. È importante, oggi più che mai, diffondere maggiore attenzione e consapevolezza verso la realtà di chi vive in condizioni di fragilità, come chi sconta una pena in carcere. Questo progetto esprime tanti valori nei quali crediamo tra i quali quello del riscatto anche dopo la commissione di un reato. Le storie dei detenuti devono avere voce e alla loro intenzione di cambiare vite deve corrispondere una concreta opportunità di farlo.

Il progetto Metamorfosi è uno straordinario esempio di amore circolare: il legno recuperato dalle imbarcazioni dei migranti si vede restituire dignità e viene trasformato dai detenuti in strumenti musicali. Il progetto – proseguono Santo Versace e Francesca De Stefano Versace – promuove il recupero di materiali che altrimenti diverrebbero scarti e che invece diventano memoria viva di popoli in fuga da guerre e violenze. Memoria di persone che troppo spesso non sopravvivono alla ricerca di speranza e di futuro verso la quale tutti saremmo spinti.

Nel solco dell’articolo 27 della nostra Costituzione e del principio rieducativo della pena, inoltre il progetto promuove fattivamente il reinserimento sociale delle persone detenute. L’apprendimento di lavori manuali come quelli proposti da Metamorfosi favorisce concretamente l’inclusione sociale e lavorativa. Insegnare alle persone detenute un lavoro grazie al quale costruirsi un futuro, una volta uscite dal carcere, contribuisce ad abbattere la recidiva. Soprattutto è un modo per ridare loro dignità e una seconda opportunità».

L’amore circolare che si moltiplica

«È per questo che, con la nostra Fondazione, all’interno dell’istituto penitenziario di Taranto sosteniamo anche la cooperativa sociale Officina Creativa fondata da Luciana Delle Donne. Il social brand Made in Carcere dà lavoro alle donne in stato di detenzione grazie a laboratori sartoriali che impiegano tessuti di recupero». Così concludono Santo Versace e Francesca De Stefano Versace, rispettivamente presidente e vicepresidente della fondazione Santo Versace.

Quel filo di speranza raggiunge anche altre persone. Legando le loro storie e i loro talenti, nascono nuove opere e inedite progettualità. ll progetto di lavorazione del legno delle barche dei migranti coinvolge anche i laboratori di liuteria del carcere di Secondigliano. E anche i laboratori di falegnameria nelle Case di Reclusione di Monza e Rebibbia. Qui vengono realizzati pure oggetti di carattere sacro come i rosari.

A Roma il percorso coinvolge anche il Centro Astalli e la Fabbrica di San Pietro. Le parti che compongono i rosari, prodotte in carcere, sono assemblate e confezionate da due donne rifugiate accolte presso il Centro. Dunque la prima dell’Orchestra del Mare alla Scala di Milano rientra un una visione ampia di inclusione e opportunità di rinascita.

La memoria del legno di Paolo Rumiz

«La vecchia barca venuta dal mare si carica anche Giuda sulle spalle e fa questa promessa: “Non sarò più sarcofago, ma culla. Nella sua terza vita il mio legno sonoro non si limiti a distillarvi una… “furtiva lacrima” ma rompa finalmente i catenacci che tengono in prigione il vostro cuore”. E così sia».

È stato anche lo scrittore viaggiatore triestino, Paolo Rumiz, a dare voce al legno, quasi intonando una preghiera. Voce alla memoria che ogni sua insenatura custodisce, ai segni che il tempo, la natura e la storia hanno lasciato su di esso.


La storia del legno oggi è, infatti, anche quella dei relitti delle imbarcazioni sulle quali, nel nostro Mediterraneo, viaggiano i migranti con il loro dolore, la loro paura, la loro speranza. Ecco quel legno reca, tra le sue insenature, anche le storie di coloro sono sopravvissuti al mare, dopo essere già sopravvissuti alle guerre, alle violenze, alle carestie. E soprattutto di coloro che non sopravvissuti.

La vita che si trasforma per restare vita

Il legno diventa nell’ispirazione di Paolo Rumiz, tra le mani dei detenuti e tra quelle dei musicisti, metafora potente della vita che ricomincia in altro luogo, in altro modo, ostinatamente. Sempre. Ricomincia seminando speranza. Come ricominciano le famiglie che riescono, spesso miracolosamente a toccare terra, queste imbarcazioni giunte al molo Favaloro di Lampedusa trovano un inedito approdo nel carcere Opera Milano. Qui vengono destrutturate affinché il legno e tutte le sue storie possano avere vita nuova, una seconda esistenza.


Esattamente come quelle delle persone detenute che esplorando quel legno, vivono il dramma che esso inevitabilmente ancora trasuda. In quello stesso momento, trasformando quel legno con l’arte della liuteria e in altra arte per chi suonerà e ascolterà, non solo salvano e danno nuova vita a un materiale altrimenti di scarto, ma trasformano anche loro stessi. Da qui il nome del progetto Metamorfosi. Inevitabilmente e vicendevolmente si trasformano e cambiano, tutte le persone, gli oggetti e le energie che vengono in contatto, si intrecciano e si incontrano. Un’energia circolare che può essere irradiata ed estesa senza limiti.

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