giovedì,Maggio 16 2024

Economia, Aloisio: «Regole vessatorie solo per i ristoratori»

Il presidente di Confesercenti: «Per quale oscuro motivo i pubblici esercizi: bar, ristoranti, pizzerie, sono stati esclusi dalla possibilità di operare al chiuso nel rigoroso rispetto delle regole?»

Economia, Aloisio: «Regole vessatorie solo per i ristoratori»

Il coprifuoco e le regole del decreto del governo colpiscono, in particolare, solo una categoria: quella dei ristoratori. A porre l’accento su questa dinamica è Claudio Aloisio, presidente Confesercenti Reggio Calabria.

La categoria dei ristoratori, chiarisce il presidente: «si troverà esclusa, senza alcun apparente motivo logico, da questa “ripartenza”. Mi riferisco al settore della ristorazione che, secondo le linee guida contenute nel decreto, potrà riaprire con il servizio al tavolo soltanto all’aperto.

A prescindere dal tempo che, probabilmente, non consentirà ai gestori dei locali che hanno la fortuna di usufruire di spazi all’aperto di poter lavorare con la dovuta tranquillità e programmazione, mi chiedo per quale oscuro motivo i pubblici esercizi: bar, ristoranti, pizzerie, siano stati esclusi dalla possibilità di operare al chiuso nel rigoroso rispetto delle regole avendo posto in essere, ormai da mesi e con investimenti non indifferenti, tutte le prescrizioni richieste dallo Stato riguardanti sanificazione, distanziamento e quant’altro».

Invece è la stessa categoria di esercenti che avrebbe potuto essere un alleato nella lotta alla pandemia «supportando le forze dell’ordine nel contrasto a comportamenti inadeguati e pericolosi per la salute pubblica, come una sorta di covo di “untori” da punire in quanto fonte di contagi. Tutto ciò quando studi e numeri escludono che i pubblici esercizi possano essere direttamente o indirettamente responsabili di un qualsivoglia aumento dei picchi epidemici».

Aloisio poi traccia, ancora una volta, il desolante quadro della situazione «Gli imprenditori, già in ginocchio dopo mesi di inattività forzata, continuano ad essere un facile capro espiatorio sul quale scaricare, oltre ai costi economici della crisi, anche le inadeguatezze di uno Stato che, non riuscendo a far rispettare le norme che lui stesso emana, ricorre alla scorciatoia delle chiusure e delle limitazioni.

In questo caso, però, si è giunti al paradosso di aprire la gran parte delle normali attività escludendone solo alcune (penso anche alle palestre e le piscine che dovranno ancora aspettare o alle discoteche e il settore wedding neppure menzionati) senza fornire una motivazione che giustifichi queste scelte».

Le soluzioni però erano state proposte, ricorda Aloisio, dalla Confesercenti Nazionale, nella petizione consegnata al Governo, firmata da quasi trentamila imprese. Il documento prevedeva  «di consentire dalle 18 in poi solo il servizio ai tavoli così da evitare qualsiasi pericolo di assembramento. In alternativa si sarebbero potuti aprire i locali al chiuso permettendone l’ingresso su prenotazione solo ai vaccinati e a coloro in possesso di un certificato di guarigione o di test molecolare negativo».

Chiude la nota il presidente ribadendo: «La netta contrarietà all’attuale decreto che discrimina per l’ennesima volta alcune categorie con misure la cui efficacia nel contenimento della pandemia è tutta da provare mentre sono certi e sotto gli occhi di tutti i danni devastanti che stanno procurando al tessuto imprenditoriale del Paese».

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