giovedì,Maggio 16 2024

Aeroporto dello Stretto, Cgil: «Lo scalo reggino negli ultimi 7 anni ha perso l’81% dell’occupazione»

Per il sindacato la posizione di Occhiuto è un bene ma è necessario «passare dalle parole ai fatti»

Aeroporto dello Stretto, Cgil: «Lo scalo reggino negli ultimi 7 anni ha perso l’81% dell’occupazione»

Riceviamo e pubblichiamo da Nino Costantino segretario Filt-Cgil Calabria e Mimmo Laganà segretario Filt-Cgil Reggio Calabria

“Sacal non ha mai investito fortemente sull’aeroporto di Reggio Calabria”: con queste poche parole il Presidente della Regione Roberto Occhiuto fotografa una situazione reale che è stata sempre al centro dell’iniziativa della Filt-Cgil. Ma adesso si fermino le parole e si faccia parlare i fatti, perché il termine ultimo prospettato da Enac, Ministero e Regione era lo scorso 22 dicembre. Si faccia, una volta per tutte, chiarezza e trasparenza cominciando col dire se qualche socio pubblico ha responsabilità nel tentativo di scalata dei privati, fatto da noi denunciato esattamente un anno addietro. Quindi entro questa settimana o si concretizza la cessione a prezzo congruo delle quote dei privati alla Regione oppure si decida la revoca della concessione su Lamezia prima che la situazione precipiti. Si avvii dunque la costituzione di una nuova società che nella sua definizione futura deve tendere a rafforzare la gestione regionale a maggioranza pubblica (anche con l’ingresso della città metropolitana di Reggio, come da sempre da noi sostenuto) e con la presenza di privati del settore con il know how necessario.

In questi anni il management aziendale ha abbandonato lo scalo reggino, portando i voli al minimo storico e con i lavoratori quasi tutti in part-time e in cassa integrazione a rotazione. ITA, poi, nel piano di riduzione nazionale ha posto anche i circa 35 dipendenti reggini ex Alitalia in cassa integrazione a zero ore. Negli ultimi 7 anni l’occupazione nello scalo reggino è diminuita dell’81%. La questione centrale è il ruolo scadente che la politica ha svolto in questi anni. Da una parte alcuni a Reggio hanno fatto solo propaganda senza alcuna concreta iniziativa per attrarre più voli (che fine ha fatto e quanto è costato lo studio affidato alla famosa società olandese per abbattere le limitazioni del Tito Minniti?), altri invece, come il sindaco di Lamezia, difendono ancora coloro che hanno tentato di scalare la società interessati solo allo scalo lametino e disinteressandosi del diritto alla mobilità aerea del resto della Calabria.

Ed infine c’è il ruolo avuto da dei manager che hanno gestito solo lo status quo, incapace di affrontare le difficoltà della pandemia e poco incline al confronto con il sindacato. Un solo esempio: a Catania fra il 2019 e il 2021 la Società di gestione ha investito 26 milioni di euro e 36 milioni sono stati già approvati da Enac per il 2022, consentendogli di rafforzare la posizione di quarto scalo italiano e di affrontare il post pandemia nelle condizioni ottimali. In Calabria (non solo a Reggio) quanto è stato investito nello stesso periodo per rafforzare gli scali calabresi per renderli competitivi alla fine della pandemia?

Anche per questo la cessione delle quote dei privati alla Regione o la revoca della concessione e la successiva creazione di una nuova società è l’occasione per dare un respiro nuovo agli scali calabresi e proiettare quello reggino nella dimensione strategica che gli spetta. Non deve essere Reggio a uscire da una gestione regionale, ma, al contrario, vanno cambiati questi dirigenti che non hanno avuto visione e strategia!

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